L’Emilia-Romagna si conferma la regione italiana con la più alta incidenza di residenti stranieri/e (12,9%). Il 21,7% del totale delle nascite registrate in regione è da coppie straniere, ma la tendenza è in calo.
Si è tenuta ieri mattina, 4 novembre 2025, presso la Regione Emilia-Romagna la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione Idos/Confronti, in contemporanea con le presentazioni in tutte le regioni e province autonome d’Italia. Organizzata da Africa e Mediterraneo e coop. Lai-momo, focal point regionali del Dossier, ha visto i saluti istituzionali di Luca Rizzo Nervo, Delegato politiche migratorie Gabinetto del Presidente della Regione Emilia-Romagna, e Nicola Pedrazzi, redattore della rivista Confronti. Sono poi state presentate da Valerio Vanelli, (Università di Bologna) le caratteristiche e dinamiche demografiche per l’Emilia-Romagna, mentre Pietro Pinto, della Redazione Dossier Statistico Immigrazione, ha esposto i dati nazionali.

Dati regionali
Secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2024 la popolazione straniera residente in Emilia-Romagna ha raggiunto le 579.414 unità, segnando un incremento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Questo dato conferma il consolidarsi di una tendenza alla crescita già osservata negli anni precedenti, dopo il calo significativo del 2,3% registrato nel 2021, imputabile in gran parte agli effetti della pandemia di Covid-19.
Cittadini e cittadine stranieri/e rappresentano attualmente il 12,9% della popolazione totale della regione. Questa percentuale si conferma la più elevata tra le regioni italiane, superando sia la media del Nord-Est (11,3%) che quella nazionale (9,2%), anch’esse comunque in crescita. La distribuzione della popolazione straniera in regione, tuttavia, non è uniforme, ma presenta differenze significative tra province e aree geografiche. Piacenza e Parma restano le province con l’incidenza più alta di stranieri sui residenti, con il 15,2% e 15,4%, seguite da Modena con il 13,9%, mentre le altre province si posizionano al di sotto della media regionale: Reggio Emilia e Bologna registrano un’incidenza rispettivamente del 12,4% e 12,6%, seguite da Ravenna (12,3%), Ferrara (11,6%), Forlì-Cesena (11,3%) e Rimini (11,2%), che chiude la classifica. Da notare, rispetto allo scorso anno, un incremento dell’incidenza di oltre mezzo punto percentuale nella provincia di Ferrara.
Una popolazione giovane: l’età media è di 37 anni, contro i 48 degli italiani. Anche la presenza di minori è significativa: tra i residenti stranieri sono quasi un quinto (19,9%), percentuale notevolmente più alta rispetto al 14,0% riscontrato tra gli italiani. Gli ultra64enni, invece, costituiscono solo il 6,8% della popolazione straniera, a fronte del 27,6% tra gli italiani. Nonostante ciò, anche la popolazione straniera mostra segni di progressivo invecchiamento: dal 2008 a oggi la quota di residenti con almeno 50 anni è passata dal 10,9% al 24,6%.
Comunque, nel 2024 il 21,7% (6.072 bambini/e) del totale delle nascite registrate in regione è nato da coppie straniere, un valore nettamente superiore alla media nazionale. Nonostante l’alta incidenza, il numero di nascite da coppie straniere è in costante diminuzione. Nel 2024 sono state 6.072, meno delle oltre 6.246 dell’anno precedente e delle più di 7.100 del 2021.
Nelle scuole della regione, in media gli studenti stranieri costituiscono il 18,9%, dato in crescita rispetto al 18,4% dell’anno scolastico precedente, e superiore di oltre sette punti percentuali alla media nazionale, che si attesta all’11,6%.
I primi tre Paesi di cittadinanza dei residenti stranieri in Emilia-Romagna sono: la Romania, che si conferma in assoluto la cittadinanza più rappresentata con 95.570 residenti, pari al 17,0% degli stranieri in regione (contro il 20,4% osservato a livello nazionale), il Marocco, con una quota del 10,2%, che, nonostante una leggera flessione negli ultimi anni, mantiene una presenza comunque superiore al 7,8% nazionale, l’Albania, con il 10,2% (7,9% a livello nazionale), anch’essa in leggero calo rispetto agli anni precedenti. Altre collettività straniere che si distinguono per numerosità sono quella ucraina, che continua la sua crescita, dovuta in gran parte agli eventi bellici, raggiungendo il 6,7% (media nazionale del 5,2%), la cinese, con il 5,2% (inferiore al 5,9% nazionale); la pakistana, che raggiunge il 5,0%, un dato notevolmente più alto rispetto alla media italiana del 3,0%.
Nonostante la debole crescita economica in Emilia-Romagna, l’occupazione complessiva, stando ai dati dell’indagine Istat sulle forze di lavoro, ha comunque registrato un lieve incremento, passando da 2.023.200 a 2.032.600 occupati. In questo quadro la componente straniera ha mostrato una dinamica particolarmente positiva: gli occupati sono saliti da 256.400 a 268.400, con un aumento dell’incidenza sul totale regionale dal 12,7% al 13,2%. Si tratta di un valore nettamente superiore alla media nazionale (10,5%), confermando la centralità della presenza straniera nel mercato del lavoro emiliano-romagnolo.
Per quanto riguarda l’area metropolitana di Bologna, i comuni con la maggiore presenza straniera sono: Galliera (19,3), Vergato (17,9), Crevalcore (16,6), Bologna (15,7), Baricella (15,7), San Pietro in Casale (15,2), Monterenzio (14,3), Lizzano in Belvedere (14,2), Malalbergo (14,0), Casalfiumanese (13,9),
Il capitolo regionale del Dossier descrive anche alcune azioni messe in campo in regione contro lo sfruttamento lavorativo, ad esempio il progetto “Common Ground” che, al 30 giugno 2025, ha raggiunto oltre 6.800 persone con attività di informazione e contatto sul territorio e preso in carico più di 700 persone, mentre oltre 300 sono state inserite in percorsi formativi o di inserimento e più di 200 hanno migliorato le proprie condizioni lavorative o formative.

Nota di sintesi dei dati SAI-Bolognacares!
L’assessora del Comune di Bologna Matilde Madrid ha esposto i dati relativi al sistema di accoglienza dell’area metropolitana, che dal 2015 sono raccolti in infografiche aggiornate e informazioni relative al progetto SAI, nel sito dedicato www.bolognacares.it. I dati pubblicati nel sito, grazie alla collaborazione della Prefettura di Bologna, comprendono nella dimensione territoriale quantitativa anche i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) in capo alla Prefettura di Bologna.
Attualmente il sistema SAI metropolitano a titolarità Comune di Bologna, con il coordinamento di Asp Città di Bologna, dispone di 2.224 posti in 340 strutture (compreso il progetto del Circondario Imolese). Il SAI ha accolto nel 2024 per la categoria Ordinari 1.738 persone, per la categoria DS/DM 126, e per la categoria MSNA 681 minori. Nel 2024, per gli adulti e le persone in nucleo famigliare accolti nel progetto Ordinari, le nazionalità di provenienza sono 55: la maggiormente rappresentata è la Nigeria (318 persone), seguita dall’Ucraina (297), la Tunisia (125), il Pakistan (110), l’Afghanistan (94), la Somalia (70) e il Mali (55). Oltre il 61% delle persone accolte nella categoria Ordinari è in nucleo famigliare o monoparentale, complessivamente il 63,6% delle persone accolte ha meno di 30 anni, il 30% meno di 18 anni. Per i MSNA, la nazionalità maggiormente rappresentata nel 2024 è la Tunisia (252 persone), seguita dall’Egitto (101 persone) e dal Gambia (95 persone).
A fine settembre 2025 erano in accoglienza nel progetto SAI 123 persone provenienti dalla Palestina, attualmente 24 sono in altre forme di accoglienza ed in attesa di fare ingresso nel progetto.
A seguire Marwa Mahmood, Assessora alle Politiche educative del Comune di Reggio Emilia, ha sottolineato la necessità di superare i deficit che ancora permangono nella scuola per adeguarsi alla presenza di alunni e alunne di origine straniera, grazie a una maggiore apertura alla complessità intesa come ricchezza. Il sindaco di Portomaggiore (FE) Dario Bernardi ha raccontato il progetto innovativo di contrasto al caporalato nel settore agricolo in particolare per le persone di nazionalità pakistana messo in campo negli ultimi due anni. L’importanza della sicurezza per ogni lavoratore e lavoratrice a prescindere dalla nazionalità è stata sottolineata da Carmela Lavinia, della Segreteria Regionale CISL E.R., mentre Isabella Pavolucci, Segretaria Confederale CGIL E.R., ha concluso offrendo un dato molto significativo sulla condizione reddituale: se in Regione il 20,9% di lavoratori e lavoratrici ha un reddito inferiore a 10.000€, questa percentuale sale al 29,6% se si considerano le persone migranti uomini e al 39,8% se si considerano le persone migranti donne.
Ha moderato l’incontro Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo. Come avviene per tutte le regioni d’Italia, anche per l’E.R. il Capitolo regionale del Dossier è redatto da una redazione regionale di ricercator* volontar*, di cui fanno parte Andrea Facchini (Regione E.R.), Valerio Vanelli (Unibo), Pietro Pinto (Comitato scientifico IDOS) e Sandra Federici (Africa e Mediterraneo).
Parole chiave : Bologna, Centro Studi Idos, Confronti, Dossier 2025, Luca Rizzo Nervo, Regione Emilia-Romagna
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Il Comune di Bologna-Ufficio Cooperazione e Diritti Umani, in collaborazione con la Società Cooperativa Lai-momo organizza un incontro di confronto sull’applicazione dell’approccio basato sui diritti umani nell’ambito dell’inclusione e dell’accoglienza dei migranti. L’incontro è promosso nel quadro del progetto AMITIE CODE, progetto di educazione allo sviluppo e ai diritti umani, cofinanziato dalla Commissione Europea, che coinvolge 14 partner da 6 paesi europei, coordinato dal Comune di Bologna.
L’incontro è aperto a tutti e rivolto principalmente alle associazioni di migranti ed ai soggetti (associazioni, cooperative, sindacati ed enti pubblici) che si occupano di accoglienza, inclusione e contrasto alle discriminazioni. Obiettivo finale della giornata sarà di condividere i contenuti dei due corsi di formazione rivolti rispettivamente a insegnanti ed enti locali, previsti dal progetto, e di raccogliere in merito le osservazioni e i contributi dei partecipanti.
Il programma prevede gli interventi di vari attori locali, permettendo di avvicinare i partecipanti al tema dei diritti umani in Italia e del loro intreccio con i temi delle migrazioni, ai servizi e progetti di accoglienza rivolti ai migranti sul territorio e ai progetti di formazione sui diritti umani rivolti alla pubblica amministrazione e agli insegnanti. I partecipanti saranno poi divisi in quattro tavoli tematici al fine di approfondire alcuni aspetti attraverso il metodo del world café.
L’incontro si terrà sabato 7 maggio dalle 15 alle 17 presso il Centro Interculturale Massimo Zonarelli a Bologna. Il programma dell’incontro è disponibile qui.
Parole chiave : accoglienza, AMITIE code, Comune di Bologna, Cooperativa Lai-momo, Diritti umani, Federazione internazionale Diritti umani e musei
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Il sistema italiano anti tratta, operativo dal 2000 e coordinato e co-finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità, è oggi a rischio. Il Governo, infatti, ha avviato una politica di disinvestimento, in termini di risorse finanziarie e umane, sui servizi attivati nel corso degli anni per proteggere e aiutare le vittime di tratta a uscire dal buio della violenza e dei soprusi subiti. Questo nonostante gli ottimi risultati in termini di vite umane salvate dallo sfruttamento (in questi anni quasi 30.000 donne e uomini) e di fronte ad autorevoli rappresentanti di istituzioni internazionali (OSCE, ONU e Consiglio d’Europa) che continuano a inviare report in cui si raccomanda al Governo italiano di porre in atto misure per mantenere alto il livello di efficacia degli strumenti contro lo sfruttamento e la tratta di esseri umani.
Nel numero 72-73 di Africa e Mediterraneo, l’articolo di Andrea Morniroli e Maddalena Pinto, La mediazione linguistico-culturale nei servizi di prossimità e nel lavoro di strada, aveva segnalato l’importanza della mediazione nel lavoro a tutela delle vittime di tratta: […] lo stare con le persone nei loro luoghi; abituarsi e adeguarsi ai loro linguaggi per garantire una comunicazione più orizzontale; calibrare gli interventi sul tentativo di garantire e tutelare diritti e opportunità, piuttosto che “sul far del bene”; riconoscere l’altro come soggetto attivo e partecipante piuttosto che come destinatario passivo degli interventi. Questo per contribuire all’inclusione sociale e arginare il diffondersi delle logiche securitarie che in questi anni hanno provocato nel nostro Paese un arretramento profondo e culturale sul tema dei diritti.
Ora, la Piattaforma nazionale anti tratta ha lanciato una petizione per raccogliere firme e spingere le istituzioni italiane ad attivarsi per non far morire il sistema nazionale di tutela e protezione delle vittime di tratta. E’ possibile firmare qui.
Parole chiave : Andrea Morniroli, Consiglio d'Europa, il sistema italiano anti tratta, la Piattaforma Anti tratta, Maddalena Pinto, ONU, OSCE
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17 settembre 2013
Africa e Mediterraneo n.79 – Donne nella migrazione – Call for papers
Scadenza per l’invio delle proposte (400 parole massimo): 4 ottobre
Scadenza per l’invio degli articoli: 1 novembre
La migrazione in Italia e in Europa è ormai un fenomeno consolidato e trasversale all’intera società. Tuttavia la questione migratoria è stata, spesso, principalmente letta attraverso una lente maschile, trascurando la dimensione femminile o relegandola a un ruolo subalterno: le donne migranti entravano nella discussione accademica in quanto mogli, madri, figlie di uomini migranti.
In Italia al 31.12.2011 le donne immigrate erano il 49,5% del totale disoggiornanti non UE (Dossier statistico Caritas/Migrantes, 2012) e a livello europeo esse rappresentavano il 48,71% (Eurostat) del totale dei flussi migratori del 2011. Queste donne sono lavoratrici, studentesse, professioniste che fruiscono di servizi, intessono relazioni e negoziano quotidianamente il loro ruolo di genere in bilico tra vecchie e nuove identità.
Questo dossier della rivista Africa e Mediterraneo intende approfondire le tante sfaccettature che presenta il mondo delle donne nella migrazione. Il dossier si prefigge di combinare ricerca teorico/scientifica, dati relativi alle dinamiche migratorie ed esperienze “dal basso” svolte nei luoghi in cui si vive quotidianamente l’immigrazione, per cercare di fornire una panoramica il più esaustiva possibile di un argomento quanto mai complesso.
Alcuni esempi di temi di particolare interesse:
– L’immigrazione nella riflessione sulla relazione di genere
– Prospettiva storica dell’immigrazione femminile in Italia e/o Europa
– Imprenditoria femminile
– Sfruttamento della prostituzione e tratta
– Immigrazione, genere, violenza domestica e matrimoni forzati
– Innovazione sociale, immigrazione e genere
– Sindrome Italia
– Donne e lavoro di cura
– Donne e immigrazione in Europa
– Ricongiungimenti familiari
– Migrazioni forzate e genere
Gli articoli e le proposte potranno essere inviate nelle seguenti lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo all’indirizzo di redazione m.bignami@africaemediterraneo.it .
Women and migration – Call for papers
Deadline for the submission of abstracts (max. 400 words): 4th of October
Deadline for the submission of articles: 1st of November
In Italy and Europe, migration is now a well-known phenomenon. It crosses all aspects of society. However, analysis of migration issues have often neglected the feminine dimension conferring a subordinate role: migrant women entered the academic debate as wives, mothers, daughters of migrant men.
In Italy, migrant women were the 49.5% of total non-EU residents (Statistical Dossier Caritas /Migrantes, 2012) by 31.12.2011. At European level, migrant women accounted for 48.71% (Eurostat) of the total migration flux of 2011. These women are workers, students, professionals who use services, create relationships and negotiate their gender role between old and new identities.
Africa e Mediterraneo is seeking for papers that analyze ithe complexity of women in migration. The dossier aims to combine theoretical research, scientific data on the dynamics of migration and experiences on the field, to try to provide an overview as comprehensive as possible.
Possible topics:
– Migration in the discussion on gender
– The history of women’s migration in Italy and/or in Europe
– Entrepreneurship and migrant women
– Trafficking of human beings for sexual exploitation
– Migration, gender, domestic violence and forced marriage
– Social innovation, migration and gender
– Children left behind
– Female domestic worker and the chain of care
– Women and migration
– Family reunions
– Forced migration and gender
Abstracts and articles can be submitted in Italia, English, French and Spanish to the following address: m.bignami@africaemediterraneo.it .
Parole chiave : Donne, donne e lavoro, Donne Migranti, genere, Immigrazione, immigrazione femminile, imprenditoria femminile, innovazione sociale, Lavoro, lavoro femminile, Migrazione femminile, relazione di genere, Sindrome Italia
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Oggi, 6 febbraio 2013, ricorre il 10° anno della “Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili”.
La mutilazione genitale femminile (FGM) è una pratica che riguarda ben 140 milioni di donne nel mondo.
Spesso queste pratiche vengono giustificate dal contesto culturale, che favorisce questa vera e propria violenza fisica e morale, inferta anche in tenera età.
Le donne soggette a tale trattamento vivono soprattutto nei paesi dell’Africa Subsahariana, ma non bisogna pensare al FGM come a qualcosa di lontano o che non ci riguardi.
Come si evince molto chiaramente dal Dossier sulle Mutilazioni Genitali Femminili della Fondazione Albero per la Vita Onlus, nel nostro Paese, sulle 110 mila donne provenienti dai Paesi africani dove la pratica è molto diffusa, ben 35 mila donne hanno subito la mutilazione, molte delle quali in età inferiore ai 10 anni e ben 93 mila sono a forte rischio.
(Immagine di Blatant World)
Parole chiave : 6 febbraio, Africa, Africa subsahariana, Donne Migranti, Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili
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10 gennaio 2013
Centro Frantz Fanon sfrattato!
ll Centro Frantz Fanon, una delle strutture più conosciute per quanto riguarda l’etno-psichiatria in Italia, rischia di chiudere i battenti.
Sin dalla sua fondazione, a Torino nel 1996, è sempre stato un punto di riferimento per chiunque si occupasse di temi come salute, cultura e migrazioni, soprattutto avendo sviluppato nel tempo molteplici interventi clinici nel campo della salute mentale dei migranti, seguendo e curando oltre 1600 pazienti, alcuni dei quali affetti da gravi patologie.
Il Centro, da più di dieci anni ospite di una Asl torinese, ha da poche settimane appreso che dal 15 gennaio 2013 cesserà il contratto d’affitto fra l’ASL e il proprietario dei locali dove attualmente il Centro opera e che dovrà dunque trovare una nuova sistemazione.
Nonostante manchino soltanto pochi giorni, nonostante la cifra irrisoria dell’affitto e nonostante le ripetute richieste da parte del Centro, nessuno dell’ASL si è fatto vivo e non si sa ancora nulla riguardo al futuro della struttura.
Sul sito dell’Associazione Frantz Fanon potete scaricare l’appello integrale e leggere tutti i dettagli della notizia.
Segnaliamo inoltre il n.64 “Medicina e migrazione” della nostra Rivista che, tra le altre cose, si è occupato proprio di etno-psichiatria.
Immagine allegata (“The Healers: Frantz Fanon,” 2009, Rudy Shepherd) di START Gallery
Parole chiave : Africa e Mediterraneo, appello, ASL, Associazione Frantz Fanon, Centro Fanon, Centro Frantz Fanon, Fanon, Medicina e migrazione, Torino
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Presentazione dell’articolo “Proposte per l’evoluzione del sistema d’asilo alla luce dell’esperienza Nord Africa”, pubblicato sul numero 77 (2012) di Africa e Mediterraneo a firma di Nadan Petrovic, responsabile dell’unità SID (Sistema di interventi decentrati) dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).
L’articolo di Nadan Petrovic mette in luce come l’Italia dal 1989 ad oggi, tra i paesi industrializzati, sia diventata a tutti gli effetti una delle mete preferenziali per l’arrivo di richiedenti asilo, esaminando i provvedimenti istituzionali che sono stati attuati per ottimizzare la gestione di questo fenomeno e le possibilità di integrazione per i rifugiati.
Petrovic passa in rassegna le ricadute sulle politiche di accoglienza ed integrazione degli stranieri nonché le iniziative legislative ed organizzative, assolutamente necessarie alla luce del nuovo contesto, a livello del terzo settore e degli enti locali.
L’articolo passa poi ad esaminare nello specifico come lo Stato abbia deciso di affrontare la situazione nel caso dell’Emergenza Nord Africa (ENA). Emerge come i servizi di accoglienza abbiano presentato varie criticità ma ci sia stata anche l’introduzione di innovazioni in relazione alla capacità del sistema di garantire piena autonomia ai titolari di protezione internazionale. Nelle esperienze relative all’ENA possono dunque essere individuati nuovi spunti per riflettere sull’organizzazione e la governance territoriale e nazionale degli interventi.
Viene così ad emergere la necessità di collegare più efficacemente i nove CARA (strutture che garantiscono l’accoglienza ai richiedenti protezione internazionale) alla rete SPRAR di seconda accoglienza, le proposte avanzate per conseguire questo obiettivo rientrano nell’ottica di un maggiore impegno da parte dei gestori nel verificare l’effettiva condizione dei migranti e di una maggiore collaborazione tra strutture operanti sul territorio regionale, assicurando in questo modo anche un effettivo controllo sull’erogazione di servizi che presentano maggior peso economico.
Per quanto riguarda l’integrazione in quanto tale, viene auspicata la possibilità di interventi volti a favorire un miglior inserimento socio-lavorativo attraverso percorsi di formazione e forme di job-matching.
Infine emerge la necessità di una maggiore governance globale degli interventi, in modo da garantire un migliore coordinamento e rendere così efficienti i singoli atti intrapresi dagli attori coinvolti, evitando sovrapposizioni.
L’Emergenza Nord Africa ha dunque contribuito al concretizzarsi di misure necessarie ad un miglioramento del sistema d’asilo in Italia, ma la strada da percorrere non è ancora finita: in questo testo Petrovic ci mostra quali possibilità si siano aperte ed espone interessanti proposte metodologiche.
Per acquistare on line il N. 77 di Africa e Mediterraneo, conoscere o acquistare i numeri precedenti, sottoscrivere un abbonamento vai al sito di Lai-momo, l’editore.
Parole chiave : asilo, CARA, Emergenza Nord Africa, OIM, protezione internazionale, richiedenti asilo, SPRAR
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18 dicembre: a Reggio Emilia è stato presentato il Dossier immigrazione 2012 a un pubblico composto da molti stranieri: presidenti di associazioni, imprenditori, operatori del sociale. Organizzatore l’assessore comunale alla Coesione e sicurezza sociale Franco Corradini. Il coordinatore del Dossier Franco Pittau ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare ogni anno, anche se i fenomeni di cui si parla sembrano sempre gli stessi. Ha invitato i presenti a diventare trasmettitore capaci di captare la realtà ed essere moltiplicatori del messaggio. E’ una pena – ha detto – è inaccettabile che tanta gente sull’immigrazione sia informata male, perché se si è informati male, si agisce male.
Ha mostrato un confronto di dati tra il 1990, quando gli immigrati erano 500.000, e oggi che sono 5 milioni. Nel Nord c’era il 30% degli immigrati presenti in Italia, ora vi si concentra il 60%. Sono le terre della Lega e questo ci mostra che il discorso ideale e politico portato avanti in quei territori è andato contro la realtà storica. Certo, ha ammesso Pittau, il discorso pubblico sull’immigrazione è cambiato nell’ultimo anno. Per fortuna.
L’Italia ha il 15% della quota di stranieri presenti in Europa, ma questo dato è influenzato anche dal fatto che in Italia le leggi sulla cittadinanza sono restrittive: gli stranieri restano stranieri. Il Dossier non ha tenuto conto dei dati del Censimento nazionale 2011 perché molti cittadini stranieri non si sono fatti raggiungere. Quando sono stati raccolti i dati non c’era ancora la norma che portava da 6 mesi a 1 anno il periodo di disoccupazione consentito prima di perdere il titolo di soggiorno. C’era paura e diffidenza e quando andavano i rilevatori gli stranieri non si facevano trovare.
Non sono numeri ma persone in cerca di futuro, questa frase che ispira il titolo del Dossier 2012, ha chiarito Pittau, l’aveva detta Papa Benedetto XIV il 15 gennaio 2012, giornata della migrazione. Non sono numeri ma i numeri ci aiutano a cogliere il segno, la direzione che sta prendendo la società italiana. Dal 2000 in poi gli stranieri sono aumentati di 350.000 unità all’anno. Solo nel 2011 c’è stato un lieve calo. E non dimentichiamo che di questi stranieri, quasi 80.000 sono nati in Italia.
Andrea Stuppini della Regione Emilia Romagna e collaboratore del Dossier ha proposto una riflessione sulla circolarità dell’immigrazione e sulla necessità di mantenere la mente aperta ai vari aspetti di questo fenomeno. Ha citato un articolo del Guardian che a dicembre 2011 ha trattato il tema della crisi dell’Europa mediterranea: tanti ragazzi spagnoli sono emigrati in Argentina, tanti Portoghesi in Brasile e Angola, i Greci sono andati in Australia dove hanno ritrovato gli eredi dei Greci emigrati generazioni fa. L’Economist in primavera 2012 ha dedicato la copertina a “La più grande migrazione della storia”. Quale? La migrazione interna alla Cina dove negli ultimi 30 anni circa 80 milioni di giovani si sono spostati dalle province rurali a quelle industriali (http://www.ilpost.it/2012/03/07/migrazione-cina/). Dunque, ha detto Stuppini, quando parliamo di migrazione, teniamo conto di questa lezione: il mondo va in questa direzione e i processi si evolvono molto rapidamente. Prendiamo il caso dell’Irlanda che da paese di emigrazione è diventato “tigre celtica” con una bolla edilizia e grandi incentivi fiscali agli investimenti, e ha poi vissuto una grave crisi che ha portato a perdere il 25% degli immigrati. Ora i paesi con la maggiore percentuale di stranieri sono quelli del Golfo Persico.
Stuppini ha concluso auspicando che la nuova legislatura che inizia in primavera sia una legislatura di riforma, e che in particolare venga riformata la legge del 92 sulla cittadinanza, visto anche che nella maggior parte dei paesi europei si applica la regola dei 5 anni di residenza. In Olanda ad esempio i naturalizzati sono più degli stranieri, mentre il censimento 2011 nel Regno Unito ha certificato che il bianco inglese a Londra è superato dal gruppo composto dai cittadini stranieri assieme ai naturalizzati.
Gianmarco Marzocchini, Delegato Caritas per l’Emilia Romagna ha portato la testimonianza del Centro d’ascolto. Ha detto che l’80% delle persone che si rivolgono al centro di ascolto sono straniere, spesso irregolari con cui è molto difficile impostare un progetto, perché sono persone problematiche. Ci sono famiglie che con la crisi si sono smembrate, mogli e figli sono rientrati al paese di origine e gli uomini rimasti in Italia sono ora “persone sospese”: soli, con poca rete, magari disoccupati, cadono facilmente nell’alcool, nella droga e nel disagio psichico. Marzocchini ha poi accennato al tema delle ragazze pakistane che si rivolgono al Centro d’ascolto per gravissimi contrasti con le famiglie, che vogliono imporre loro stili di vita tradizionali e matrimoni combinati, che loro non accettano più, essendo cresciute qui, e chiedono di essere aiutate e protette. Il Delegato regionale Caritas ha poi concluso con un riferimento all’emergenza Nordafrica, con 20.000 persone ancora in attesa, e ha fatto notare che Lampedusa “è ancora piena” e che bisogna sempre tenere presente che “è un mondo che continua a spingere”.
Parole chiave : Andrea Stuppini, Censimento nazionale 2011, Centro d'ascolto Caritas, Dossier statistico immigrazione Caritas / Migrantes, Franco Corradini, Franco Pittau, gianmarco marzocchini, Reggio Emilia
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Andare al mercato ed essere in grado di chiedere “Un chilo di zucchine, per favore!”.Salire sull’autobus e rivolgersi all’autista per avere conferma di aver preso quello giusto, senza dover trascorrere un tragitto intero in compagnia del dubbio di aver sbagliato. Poter presentarsi al colloquio con i docenti della scuola di tuo figlio e riuscire a capire, a comunicare, a esprimere un pensiero.
Non sentirsi limitati.
Non sentirsi inadeguati.
Non sentirsi incapaci.
Tutto questo è ciò che può provare un cittadino straniero che si trova in Italia per le più svariate ragioni (studio, lavoro, famiglia..) e che ha acquisito anche solo un minimo di competenze linguistiche, per potersi muovere in senso

Fathi Hassan, Glance towards the unknown, 44.5x30.5 cm, 1985 dalla mostra "Contenitori di sogni", 2000
lato sul territorio.
La normativa vigente che regola la permanenza sul territorio italiano sembra avere una connotazione discriminatoria, poiché impone ai cittadini stranieri di raggiungere determinati livelli di conoscenza della lingua italiana per poter avere i titoli di soggiorno. Evitando di entrare nel merito di questioni prettamente giuridico/legali, atteniamoci a un dato di fatto che può trasformare una presunta discriminazione in un’opportunità di integrazione: mettere nel proprio bagaglio gli strumenti linguistici per poter comprendere, comunicare, interagire è unarisorsa fondamentale per poter vivere la quotidianità della vita.
Da qui, dunque, l’importanza di offrire l’opportunità per apprendere la lingua italiana, attraverso corsi diversificati in base al target, agli obiettivi, al background di scolarizzazione, alle esigenze pratiche.
E così anche per l’anno 2012-2013 i Comuni del Distretto socio-sanitario Pianura Est hanno deciso di promuovere un piano distrettuale per la diffusione della conoscenza della lingua italiana.
Grazie alla stretta collaborazione di diversi soggetti è prevista anche per questa edizione la realizzazione di corsi di lingua italiana rivolti a cittadini stranieri adulti in tutti i Comuni del Distretto.
I corsi sono promossi da:
- i 15 Comuni del Distretto socio-sanitario Pianura Est nell’ambito del Piano di Zona distrettuale per la salute ed il benessere sociale;
- il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la Regione Emilia-Romagna e la Provincia di Bologna nell’ambito del Piano territoriale provinciale di interventi finalizzati alla diffusione della lingua italiana per cittadini extracomunitari;
- i Centri Territoriali Permanenti di Budrio e San Giovanni in Persiceto;
- l’Ancescao – Coordinameto Provinciale Centri Sociali.
La cooperativa Lai-momo, anche in questa occasione, coordinerà la rete, organizzerà e realizzerà la maggior parte dei corsi e fornirà le sue competenze in ambito di comunicazione per diffondere al massimo le informazioni relative al Piano.
Parole chiave : Bologna, corsi, Immigrazione, Integrazione, italiano, L2, lai, momo, Pianura Est
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11 ottobre 2012
Migrazioni, salute e crisi. Il XII Congresso SIMM
Dal 10 al 13 ottobre, presso l’Auditorium dell’Università della Tuscia di Viterbo, si terrà il XII Congresso organizzato dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni sul tema dell’assistenza sanitaria agli immigrati.
La SIMM, che conta 426 iscritti attivi e un comitato tecnico-scientifico di più di 300 esperti nel settore sanitario, medico, sociale e legale, svolge un’importante azione formativa nell’ambito della tutela della salute del migrante, attraverso la valorizzazione dei Gruppi di Lavoro come forma di approfondimento e scambio tra i soci liberamente riuniti.
La dimensione partecipativa valorizzata dalla SIMM fa da sfondo al XII congresso sul tema della coesione sociale per una salute senza esclusioni. Il programma prevederà cinque sessioni dedicate rispettivamente alla “salute dei lavoratori”, alla “salute dei detenuti e dei trattenuti nei CIE”, alla “salute mentale”, ai “giovani immigrati di II generazione” ed alle “reti locali”.
Consulta il programma completo del XII congresso SIMM
Africa e Mediterraneo si è occupata del rapporto tra medicina e migrazione con un dossier di approfondimento nel numero 64/2008 della rivista. Il numero 64 è in vendita sul sito dell’editore Lai-momo.

