L’impatto dei processi di digitalizzazione propone uno scenario fertile per poter superare molti dei problemi strutturali che hanno penalizzato l’Africa durante le fasi dell’industrializzazione e della globalizzazione, come ad esempio quelli logistici e doganali. Sebbene in Africa siano presenti forme di divario digitale, molte di queste sono secondarie rispetto alle opportunità di crescita prospettate da realtà estesa, e-commerce, cripto e NFT.
Africa e Mediterraneo, con il dossier 99 del 2023, curato da Piergiorgio Degli Esposti, sociologo dell’Università di Bologna, vuole esplorare come la digitalizzazione, nel contesto africano, impatti in primo luogo sulla percezione della realtà, analizzando, secondo la chiave di lettura della realtà estesa, le varie forme in cui il reale si può arricchire dalle opportunità offerte dal digitale nelle sue varie forme, come realtà aumentata, mondi virtuali e metaverso, e come gli stessi offrano opportunità di innovazione in particolare per artisti, creatori di contenuti e mondo della moda. Queste infatti al momento rappresentano le principali aree in cui l’Africa può proporre eccellenze.
I sistemi di pagamento digitali, le criptovalute e gli NFT presentano possibilità di implementazione per infrastrutture leggere, liquide e distribuite che possono innescare logiche di valorizzazione dei contesti locali, ma anche la diffusione dell’e-commerce nel continente africano presenta direzioni interessanti da esplorare.
Pubblichiamo qui la call for papers, in scadenza il 30 giugno per l’invio delle proposte.
Parole chiave : digitale, dossier 99, Rivista Africa e Mediterraneo
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Il progetto studentesco LEDS for Africa dell’Università degli Studi di Padova si appresta alla prima missione per l’installazione di impianti fotovoltaici nel villaggio rurale di Ponta Cabral, in Guinea Bissau.
L’iniziativa nasce nel 2018 dalla sinergia tra l’associazione LEDS, fondata da studenti di Ingegneria dell’Energia, e il missionario Padre Michael, direttore della missione francescana di Quinhamel.
Dopo quattro anni di lavoro, dedicati alle progettazioni e a un sopralluogo, è in partenza a gennaio 2023 la prima spedizione, con lo scopo di installare i primi impianti fotovoltaici, grazie ai quali si doteranno di illuminazione ed energia più di 30 famiglie.
Nel complesso il progetto aspira a conseguire l’installazione di 100 impianti fotovoltaici domestici autonomi, un sistema di pompaggio solare e un impianto in corrente alternata che andranno ad apportare significativi miglioramenti alla vita di circa 100 famiglie.
L’energia elettrica è un servizio essenziale per gli abitanti del villaggio, con immediati benefici dal punto di vista sanitario e di accesso all’istruzione.
Il progetto, conformato ai criteri ispiratori della sostenibilità ambientale e sociale, va nella direzione di molti degli obiettivi globali delineati nell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, a partire dal SDG7, atto a garantire l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna per tutti.
I privati possono sostenere l’iniziativa partecipando a una campagna di crowdfunding inaugurata sul portale Eppela e vengono coinvolti sotto forma di aggiornamenti sull’avanzamento dei lavori e di reward pensati quali ringraziamenti ad hoc per il supporto ricevuto.
Affiancano LEDS for Africa nel proprio operato importanti realtà accademiche quali il Centro Studi Levi Cases, il Dipartimento di Ingegneria Industriale UNIPD e l’IEEE – Institute of Electrical and Electronics Engineers.
CONTATTI
Studenti referenti:
Lara Gloder, lara.gloder@studenti.unipd.it 3404597643
Amedeo Ceccato, amedeo.ceccato@studenti.unipd.it 3466771378
Facebook e Instagram:
@leds4africa
Linkedin:
leds-4-africa
Email: leds.forafrica@gmail.com e leds4africa@ledspadova.eu
Siti web:
https://www.leds4africa.ledspadova.eu/
https://www.dii.unipd.it/didattica/ progetti/leds-africa
Pagina campagna crowdfunding:
https://www.eppela.com/projects/9066
Parole chiave : energia elettrica, fotovoltaici, Guinea Bissau, LEDS for Africa, ONU
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Ecco alcuni dati emersi durante la presentazione regionale del Dossier Statistico Immigrazione IDOS/Confronti organizzata in Salaborsa a Bologna dall’associazione Africa e Mediterraneo, cooperativa Lai-momo e Abantu in contemporanea con regioni e provincie autonome di tutta Italia.
I dati regionali sono stati presentati da Valerio Vanelli: Al 1° gennaio 2022 le persone con cittadinanza straniera residenti in Emilia-Romagna sono 566.687 (12,8% della popolazione complessiva), in leggero incremento rispetto alla stessa data dell’anno precedente (+4.400; +0,8%). In Italia sono quasi 5,2 milioni (8,8%). L’Emilia-Romagna è da diversi anni la regione italiana con la più alta incidenza, seguita dalla Lombardia.
Se si considerano i soli cittadini di paesi non Ue, l’incidenza sul totale della popolazione residente in Emilia-Romagna risulta pari al 10,0% (in Italia 6,4%).
Si conferma prevalenza di donne, che in Emilia-Romagna sono la maggioranza dal 2009 (in Italia dal 2008). Al 1° gennaio 2022 sono il 52,2% del totale dei residenti stranieri in regione (in Italia 51,3%).
L’età media delle persone con cittadinanza straniera nella nostra regione è 35,7 anni mentre per gli italiani è 47,8 anni. Anche per la popolazione straniera, però, aumenta soprattutto la popolazione adulta e anziana: fra gli stranieri residenti, quelli di almeno 50 anni nel 2008 erano il 10,0%, oggi sono il 23,1%; quelli di meno di 30 anni erano il 45,5%, oggi sono il 36,3%.
I minori stranieri residenti in Emilia-Romagna sono oltre 120mila, oltre un quinto (20,8%) del totale degli stranieri, così come in Italia (20,3%).
Anche nell’area metropolitana di Bologna i minori sono oltre un quinto del totale dei cittadini stranieri residenti (20,1%), mentre nel comune capoluogo sono il 18,8%.
I minori stranieri costituiscono il 17,4% del totale dei minori residenti in Emilia-Romagna.
I bambini stranieri nati nel 2020 (ultimo dato disponibile Istat) in Emilia-Romagna sono stati 7.312, quasi un quarto (24,5%) del totale dei nati nell’anno (in Italia 14,8%, nell’area metropolitana di Bologna 22,4%, nel comune capoluogo 23,9%). In realtà, anche le nascite di bambini stranieri in Emilia-Romagna sono in flessione da oltre un decennio.
Fra i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna il 17% circa è nato in Italia. Se si considerano i soli minorenni, circa tre quarti sono nati in Italia, e in particolare lo è la quasi totalità dei residenti con meno di 6 anni. Infatti, nell’a.s. 2020/21 il 68,8% degli alunni stranieri è nato in Italia.
Ecco i primi quattro Paesi di cittadinanza dei residenti stranieri in Emilia-Romagna: Romania (17,5%), Marocco (10,9%), Albania (10,3%), Ucraina (5,9%).
In Italia i paesi sono: Romania (20,8%), Albania (8,4%), Marocco (8,3%), Cina (6,4%).
Alcuni dati per l’area metropolitana di Bologna, presentati da Maria Adele Mimmi capo area welfare del comune di Bologna.
Nell’area metropolitana di Bologna le prime nazionalità sono: Romania (22,5%), Marocco (9,9%), Pakistan (6,8%), Albania (6,4%).
Nel comune di Bologna sono: Romania, Bangladesh, Filippine, Pakistan.
I primi comuni dell’area metropolitana di Bologna per presenza straniera sono: Galliera 17,9 Crevalcore 15,9 Bologna 15,8 Vergato 15,4.
Ogni anno a Bologna arrivano 14.000 persone immigrate da fuori, di cui 10.000 dall’Italia e 4.000 dall’estero, ed è solo grazie a questo flusso migratorio la città mantiene la dinamicità demografica, perché i nati non sono sufficienti.
A Bologna i posti per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo sono 3137. Nel progetto SAI dell’Area metropolitana di Bologna sono coinvolti 41 comuni, 13 enti del terzo settore come gestori, l’AUSL e ASP-Città di Bologna, per un totale di 2110 posti finanziati su 40.000 circa del SAI a livello italiano.
L’emergenza Ucraina ha portato 3916 richieste di protezione temporanea nell’area metropolitana di cui 1695 solo per la città di Bologna.
Andrea Facchini (Regione E-R) ha annunciato che la regione proprio ieri ha approvato in Assemblea Legislativa il nuovo Piano Triennale per l’Inclusione dei cittadini di origine straniera. Ha poi spiegato il progetto Common ground per l’attuazione di interventi rivolti all’integrazione sociale, sanitaria, abitativa e lavorativa di cittadini di paesi terzi vittime e potenziali vittime di sfruttamento lavorativo, in corso di realizzazione assieme alle Regioni Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia.
L’incontro è stato aperto dall’assessore del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo “Voglio sottolineare l’adozione della direttiva 55 per le persone arrivate dall’Ucraina, che ha consentito la regolarizzazione in pochi mesi : essa è giusta ma per essere inclusiva fino in fondo dovrebbe essere applicata a tutti, altrimenti rischia di essere discriminatoria. La mia delega è alle “Nuove cittadinanze”, non all’“Immigrazione” ed è questa la nostra direzione, anche per questo abbiamo messo lo jus scholae nello statuto del Comune.
Vari interventi si sono succeduti, tra cui la spiegazione da parte di Marie Paul N’guessan, dell’associazione Universo dello SPAD – Sportello antidiscriminazione del Comune di Bologna, ora allargato con lo SPAD mobile per andare nei quartieri con 12 giornate informative.
Parole chiave : dossier 2022, Dossier statistico immigrazione, Regione Emilia-Romagna
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Africa e Mediterraneo anche quest’anno organizza la presentazione regionale per l’Emilia-Romagna dell’edizione 2022 del Dossier Statistico Immigrazione, che si terrà giovedì 27 ottobre 2022, h 11-13 presso la Sala Conferenze di Biblioteca Salaborsa, Piazza del Nettuno 3 a Bologna, in contemporanea con la presentazione nazionale di Roma e tutte le regioni e province autonome d’Italia.
Come ogni anno, l’ingresso è libero, fino a esaurimento posti, e a ciascun partecipante sarà distribuita una copia cartacea gratuita del Dossier Statistico Immigrazione 2022.
Dopo un saluto dell’assessore Luca Rizzo Nervo, la prima parte della presentazione sarà dedicata a un focus per la stampa con la presentazione dei dati regionali e cittadini a cura di Valerio Vanelli (Università di Bologna) e Maria Adele Mimmi (Capo Area Welfare del Comune di Bologna). Seguiranno gli approfondimenti da parte di Pietro Pinto, della Redazione del Dossier Statistico, Maurizio Braglia (Regione Emilia-Romagna, Settore Politiche Sociali d’Inclusione e Pari Opportunità) e Marie-Paule N’Guessan (Progetto SPAD del Comune di Bologna). Concluderanno l’incontro Daniele Massa (Diaconia Valdese), Alda Germani (CGIL E.-R.), Fatima Mochrik (CISL E.-R.) e Paula Benea (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Coordinerà i lavori Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo.
Con il supporto di una ricca gamma di dati statistici aggiornati, che ogni anno IDOS raccoglie da una pluralità di fonti ufficiali ed elabora in maniera rigorosa e originale, il Dossier Statistico Immigrazione analizza ad ampio raggio tutte le dimensioni fondamentali dell’immigrazione in Italia.
Nell’edizione 2022, in particolare, vengono trasversalmente analizzati, con il contributo di vari esperti, gli effetti sociali, economici e occupazionali della crisi pandemica e della guerra in Ucraina sul quadro migratorio italiano e sulle condizioni di vita dei migranti che vivono nel Paese.
Parole chiave : 2022, Dossier statistico immigrazione, Idos, Immigrazione, pandemia, Ucraina
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Nei territori di confine, toccati in particolar modo dai flussi migratori che confluiscono verso l’Europa, inserire il tema dell’integrazione dei nuovi arrivati nel dibattito pubblico può rivelarsi una vera sfida.
Partendo da questa considerazione, il progetto CLARINET ha accompagnato 8 amministrazioni pubbliche nell’ideazione e realizzazione di una campagna di comunicazione locale ad hoc, in grado di affrontare le problematiche reali legate al contesto locale e di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini.
Dopo le formazioni ai dipendenti pubblici e le residenze artistiche sul territorio, l’implementazione delle campagne di comunicazione di CLARINET sono il tassello finale dei percorsi di empowerment delle amministrazioni pubbliche partner. Le campagne sono state sviluppate a partire dalle opere create dagli artisti in residenza in ogni territorio, e per quello sono tutte caratterizzate da una grande originalità e da una forte componente creativa.
Si può citare ad esempio la municipalità di Traiskirchen in Austria, dove è stata ideata una video istallazione per condividere con i visitatori la storia di Nemat, rifugiato afghano accolto nel campo di accoglienza del comune, e di suo figlio Hikmat. A Cipro, invece, la campagna ha messo in luce le vicende di alcuni migranti accolti nella comunità, scegliendo di mostrare i volti dietro i numeri e le statistiche attraverso grandi ritratti dipinti e arricchiti di elementi in 3D esposti sulla piazza principale del paese. Il comune di Črnomelj in Slovenia ha scelto di rivolgersi prioritariamente ai cittadini più giovani, attraverso laboratori e spettacoli per bambini condotti dagli artisti in residenza.
Tutte le campagne di comunicazione del progetto CLARINET sono descritte sul sito del progetto, nella sezione dedicata ai territori coinvolti.
Parole chiave : Arte contemporanea, Clarinet, migrazione
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Ecco alcuni dati emersi durante la presentazione regionale del Dossier Statistico Immigrazione organizzata in Palazzo d’Accursio e in diretta Facebook dall’associazione Africa e Mediterraneo.
Al 31 dicembre 2020, secondo i dati Istat, i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna sono 537.556, in flessione di poche decine di unità rispetto all’anno precedente. Costituiscono il 12,1% della popolazione complessiva. Si tratta del dato più alto fra le venti regioni italiane. Tale incidenza risulta in leggero incremento rispetto all’anno precedente perché la popolazione italiana, e con essa quella complessiva, risulta in più marcato decremento, per effetto di un’ulteriore contrazione delle nascite e per il drammatico incremento dei decessi, quale effetto diretto e indiretto della pandemia da Covid-19. Se si calcola l’incidenza dei soli cittadini non UE, si perviene a un tasso del 9,3%.
Si conferma la più alta incidenza dei residenti stranieri nei territori nord-occidentali della regione: nella provincia di Piacenza si registra un tasso del 14,6%, seguita da Parma attestata al 14,3%. Al terzo posto, con un’incidenza del 13,0%, si colloca Modena, seguita da Reggio Emilia (12,2%), poi, sotto la media regionale, Bologna all’11,7%, Ravenna all’11,3%, Forlì-Cesena all’11,0%, Rimini al 10,7% e infine Ferrara al 9,5%. Sempre amplissimo lo spettro delle cittadinanze: oltre 170 paesi diversi, con al primo posto la comunità rumena (come in Italia) che raccoglie il 17,6% del totale dei cittadini stranieri residenti, seguiti dai cittadini del Marocco (11,1%) e poi gli albanesi (10,5%), seguiti a loro volta da ucraini (5,9%) e cinesi (5,3%).
Una presenza stabile, come conferma l’aumento dell’incidenza degli alunni stranieri (in grande maggioranza nati in Italia) iscritti nelle scuole dell’ER nell’a.s. 2019/2020, pari al 17,1% del totale (nell’a.s. 2018/2019 erano il 16,4% e l’anno precedente il 16,1%). I bambini stranieri nati nel corso del 2020 in ER sono stati un quarto del totale dei nati nell’anno (in Italia il 15,0%).
Se gli occupati stranieri calano a livello nazionale del 6,4%, in ER rimangono stabili (circa 259.800) con una minima crescita dal 12,8% al 13,1% sul totale degli occupati in regione, confermando un valore ben al di sopra della media nazionale (10,2%). Ma le donne straniere occupate, come per l’intero Paese, diminuiscono in modo significativo da 122.867 a 115.952, passando dal 47,4% degli stranieri che lavorano al 44,6%. Essere straniera ed essere donna si conferma come una doppia penalizzazione.
La resilienza mostrata dai cittadini stranieri a livello nazionale, con l’aumento delle imprese a loro conduzione, si conferma per la nostra regione: secondo i dati Infocamere e Unioncamere, in regione le imprese condotte da cittadini stranieri sono 55.999, il 12,5% del totale, con un incremento del 2,5% rispetto al 2019, mentre le imprese italiane sono diminuite (-1,0%). Sul versante delle rimesse, dopo anni di stazionarietà, i dati della Banca d’Italia indicano un aumento del flusso di denaro inviato dall’ER nei paesi di origine dei migranti: da 568 a 706 milioni di euro, con un aumento del 24,3% rispetto al 2019.
A Bologna, hanno introdotto la presentazione in Palazzo d’Accursio i saluti istituzionali di Luca Rizzo Nervo, neo-assessore al welfare, fragilità e nuove cittadinanze del Comune di Bologna, Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e Giuseppina Bagnato, Pastora della chiesa metodista di Bologna.
Il redattore del Dossier Pietro Pinto ha presentato alcuni dati salienti a livello nazionale, cosa che è avvenuta in contemporanea in tutte le regioni e provincie autonome italiane, mentre Valerio Vanelli, ricercatore dell’Istituto Cattaneo per l’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, ha proposto un focus sulla situazione regionale, che abbiamo sopra sommariamente descritto.
Maria Adele Mimmi, Capo Area Welfare del Comune di Bologna, ha presentato i dati relativi al sistema di accoglienza di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale nell’Area Metropolitana bolognese e Circondario imolese, i cui posti ammontano al 30 settembre 2021 a 2.046, di cui 1.361 nell’ambito del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), ma ha anche offerto un quadro della complessità dei servizi di integrazione lavorativa e sociale attivati.
Andrea Facchini della regione Emilia-Romagna ha esposto alcuni risultati (riportati anche nel Capitolo Regionale del Dossier) che emergono dalla recente ricerca sulla mediazione interculturale realizzata dalla Regione, che ha coinvolto oltre 240 mediatori, e dalla quale emerge il nuovo “identikit” del mediatore, che risulta essere prevalentemente donna, di cittadinanza italiana (per lo più acquisita), ultraquarantenne, in Italia da almeno 15 anni, con un titolo di studio medio alto e che parla almeno 3 lingue. Lavorativamente parlando, è impiegata part-time in una cooperativa, agisce come mediatrice su più ambiti di intervento e sta modificando il suo intervento nel solco dei cambiamenti tecnologici in corso.
Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo, ha moderato i lavori di presentazione di questo Dossier, uno strumento imprescindibile per comprendere la società, una lettura corale (vi collaborano oltre 100 autori/rici e organizzazioni) delle migrazioni nell’anno della pandemia, a 20 anni dagli attentati terroristici dell’11 settembre, data che ha contribuito a cambiare la nostra percezione delle migrazioni e ha influito molto sulle politiche relative ai flussi migratori.
INFO: s.federici@africaemediterraneo.it
Tel: 3492225101
Parole chiave : Centro di ricerca IDOS, Confronti, Dossier Statistico Immigrazione 2021, Regione Emilia-Romagna, stranieri
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Posti limitati in presenza per giovedì 28 ottobre 2021 in Palazzo d’Accursio alla presentazione del Dossier Statistico, che quest’anno registra per la prima volta da 20 anni un calo nella presenza di migranti.
Giovedì 28 ottobre, alle h 11, si terrà in Palazzo d’Accursio la presentazione regionale per l’Emilia-Romagna del Dossier Statistico Immigrazione, con dati nazionali, regionali e relativi all’Area metropolitana di Bologna.
L’anno durissimo della pandemia ha inciso anche sulle tendenze della presenza migratoria in Italia. Il nostro paese, in declino demografico da almeno sei anni, nel 2020 ha registrato un calo totale di quasi 200mila abitanti, ma per la prima volta, da 20 anni a questa parte, ha avuto anche un notevole calo della popolazione straniera, che è diminuita di 26.422 unità.
Gli effetti del Covid-19 hanno reso molto più precarie le condizioni sociali, economiche e lavorative di molta popolazione che vive in Italia, colpendo in maniera particolarmente dura le categorie già fragili ed emarginate, tra cui gli immigrati. Nel 2020, gli stranieri in condizioni di povertà assoluta sono arrivati a 1,5 milioni, il 29,3% dei 5 milioni complessivi che risiedono in Italia, ma sono rimasti maggiormente esclusi per vincoli giuridici da moltissime forme di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà. Nonostante questo, hanno continuato a pagare tasse, ad avviare nuove imprese e hanno mandato nei paesi di origine più rimesse (6,7 miliardi di euro nel 2020) rispetto al 2019.
Africa e Mediterraneo organizza come ogni anno la presentazione ufficiale per l’Emilia-Romagna, in contemporanea con tutti i focal point regionali e con l’evento nazionale a Roma, di nuovo in presenza ma con posti limitati e con il doveroso rispetto delle normative relative al Green Pass e all’emergenza sanitaria.
Dopo i saluti istituzionali, tra i quali un intervento di Elly Schlein, vicepresidente della Regione e Giuseppina Bagnato, pastora della chiesa valdese di Bologna, il redattore del Dossier Pietro Pinto presenterà i dati nazionali, mentre Valerio Vanelli, ricercatore dell’Istituto Cattaneo per l’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, Maria Adele Mimmi, Capo Area Welfare del Comune di Bologna, e Andrea Facchini della regione Emilia-Romagna presenteranno gli approfondimenti territoriali. Coordinerà i lavori Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo.
La presentazione (con consegna gratuita di una copia del dossier) è limitata a 36 partecipanti iscritti all’indirizzo f.daddato@africaemediterraneo.it, mentre sarà possibile seguire la presentazione sulla pagina facebook di Africa e Mediterraneo e sul sito www.laimomo.it
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INTRODUZIONI
Un rappresentante del Comune di Bologna
Elly Schlein, Vice presidente Regione Emilia-Romagna Giuseppina Bagnato, Pastora della Chiesa metodista di Bologna e Modena
INTERVENTI
Pietro Pinto, Redazione Dossier Statistico Immigrazione I dati nazionali
Valerio Vanelli, Ricercatore Istituto Cattaneo per l’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio Cittadini stranieri in Emilia-Romagna: residenti e dinamiche demografiche
Maria Adele Mimmi, Capo Area Welfare e Promozione del Benessere della Comunità del Comune di Bologna I dati dell’accoglienza a Bologna
Andrea Facchini, Regione Emilia-Romagna, Servizio Politiche per l’integrazione sociale La mediazione linguistico-culturale
COORDINA I LAVORI
Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo
Sarà possibile seguire la presentazione sulla pagina facebook di Africa e Mediterraneo e sul sito www.laimomo.it
Parole chiave : Dossier Statistico Immigrazione 2021, Elly Schlein, pandemia
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Il 5 ottobre si è chiusa la International School on Migration 2021 con l’ultimo modulo, svolto in presenza a Lampedusa. Quest’isola di frontiera, sfondo degli incontri/scontri che stanno ridefinendo il destino dei popoli del Mediterraneo, è capofila del progetto europeo Snapshots from the Borders, nell’ambito del quale è stata organizzata la School. Con essa condivide l’obiettivo di migliorare la comprensione dei fenomeni migratori e le complessità dell’integrazione, identificata oggi come uno dei pilastri delle politiche di sviluppo sostenibile. Lampedusa ha ospitato una tre giorni di attività educative focalizzate sull’approfondimento del ruolo del settore privato proprio nella transizione giusta. A precedere i seminari la giornata di commemorazione del naufragio del 3 ottobre 2013 nel quale persero la vita 368 persone in viaggio dall’Africa verso l’Europa. Alla commemorazione, che ha incluso anche un momento di riflessione alla Porta d’Europa e la deposizione di una corona di fiori nel luogo del naufragio, hanno partecipato Vito Fiorino, il pescatore che per primo ha dato l’allarme la notte del naufragio e ha salvato 48 persone, ora attivo nelle attività di sensibilizzazione, e Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa, che ha presentato il Percorso della Pace istituito tra i diversi luoghi dell’isola.
A seguire, il 4 e il 5 ottobre le sessioni educative hanno coinvolto docenti di economia e moda e rappresentanti del settore privato per approfondire le strategie di sviluppo sostenibile e giustizia sociale attuate da questa fetta del mondo produttivo. Il Prof. Piergiuseppe Morone ha moderato l’incontro del 4 che ha ospitato i saluti di Gian Luca Galletti – vice presidente di Emil Banca e già Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare –, una presentazione di Marco Frey – Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e presidente della fondazione Global Compact Italia e dell’organizzazione Cittadinanzaattiva – e un tavolo di discussione con Simone Cipriani – fondatore di Ethical Fashion Initiative –, Sofia Arena – compliance specialist di Fendi –, Byron e Dexter Pearts – co-fondatori di Goodee – e Roberta Marsi – Head of Corporate PR and General Services presso DHL Express Italia. Le presentazioni hanno evidenziato il ruolo fondamentale del settore produttivo nel processo di decoupling con il quale le aziende abbandonano lo sfruttamento intensivo delle risorse e attuano metodi innovativi di produzione che combinano modello circolare ed economia verde. Gli ospiti hanno presentato il contributo delle proprie aziende alla creazione di capitale sociale e culturale non solo nel Nord del mondo ma anche, e soprattutto, nel Sud, nell’ottica di un piano d’azione diffuso e integrato che non lasci indietro nessuno. Queste aziende si impegnano ad attuare il cambio di passo necessario a combinare crescita economica, ambientalismo, e sostegno alle categorie fragili in quadro internazionale che, come sottolineato da Frey, presenta ancora notevoli criticità. Questi temi sono tornati nell’ultima sessione del 5 ottobre a cui ha partecipato Alessandra Vaccari – Professore Associato di Storia e Teoria della Moda presso l’Università IUAV di Venezia – e moderata da Sandra Federici, organizzatrice della School e direttrice di Africa e Mediterraneo. Come emerso anche durante la tavola rotonda, la moda è un settore chiave della transizione giusta e il banco di prova critico di strategie efficaci di responsabilità sociale e inclusività. In seguito, Andrea Marchesini Reggiani, Presidente della cooperativa Lai-momo, fondatore del laboratorio Cartiera e membro del Comitato di Esperti per il supporto al G20 Ambiente, ha proposto una riflessione riassuntiva sul percorso fatto, spiegando che è stata proprio l’esperienza di Cartiera, in cui l’integrazione lavorativa dei migranti si è unita all’applicazione dei principi dell’economia circolare grazie al recupero dei materiali dismessi dalle case di moda, a far nascere l’esigenza di dedicare la scuola agli aspetti sociali della transizione ecologica. Subito dopo, il Prof. Morone ha presentato un breve approfondimento sulla valutazione d’impatto ambientale e una sua applicazione concreta ad alcune specifiche attività di Cartiera. A conclusione, un saluto di Laura D’Aprile, Direttrice Generale per l’Economia circolare del Ministero italiano della Transizione ecologica, e di Totò Martello, Sindaco di Lampedusa..
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Lampedusa hosts the final module of the School on the role of private companies in the just transition
The last module of the International School on Migration 2021 took place in Lampedusa on 5 October. This frontier island, the backdrop of the encounters and clashes that are shaping the destiny of Mediterranean populations, is principal partner of the European project Snapshots from the Borders, within which the School was organized. The project shares the School’s goal of improving the knowledge of migration phenomena and the complexities of integration, which is today identified as one of the pillars of sustainable development policies. Lampedusa hosted three days of educational initiatives on the role of the private sector in the just transition. Preceding the seminars, there was the Day of Remembrance of the October 3rd shipwreck, when 368 persons lost their lives as they crossed the Mediterranean to reach Europe from Africa. The event, that included a moment of reflection at Porta d’Europa and the deposition of a wreath of flowers in the site of the shipwreck, saw the participation of Vito Fiorino, the fisherman who was the first person to alert the authorities on the night of the tragedy and who saved 48 migrants, now an activist, and Totò Martello, the Mayor of Lampedusa and Linosa, who introduced the Pathway to Peace that connects several sites on the island.
The seminars of 4 and 5 October involved economists, fashion scholars, and representatives of private companies to discuss the social justice and sustainable development strategies that are being implemented by this sector. Professor Piergiuseppe Morone moderated the first session that included remarks by Gian Luca Galletti – Vice President of Emil Banca and Italy’s former Minister of the Environment –, a presentation by Marco Frey – Full Professor of Economics and Company Management at Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna of Pisa and Chairman of Global Compact Italia and Cittadinanzaattiva – and a roundtable with Simone Cipriani – founder of the Ethical Fashion Initiative –, Sofia Arena – compliance specialist at Fendi –, Byron and Dexter Pearts – co-founders of Goodee – and Roberta Marsi – Head of Corporate PR and General Services, DHL Express Italia. The session highlighted the essential role of the private sector in the decoupling process with which companies are shifting from an intensive exploitation of resources towards innovative models that combine the green and circular models. Our guests illustrated how their respective companies are contributing to producing social and cultural capital not only in the Northern hemisphere, but increasingly in the South, in the framework of integration that aims at leaving no one behind. These companies have committed to enact the change of pace needed to combine economic growth, environmentalism, and support of vulnerable communities in an international context that, as underlined by Fray, still presents several criticalities. These themes also animated the 5 October session that featured a talk by Alessandra Vaccari – Associate Professor of Fashion History and Theory at IUAV University, Venice – and was moderated by Sandra Federici, organizer of the School and director of Africa e Mediterraneo. Continuing the conversation began at the roundtable, this session confirmed the key role of the fashion industry in the just transition. Andrea Marchesini Reggiani – Chairman of the Lai-momo cooperative, founder of the Cartiera laboratory and member of the Committee of Experts for the Support the G20 Environment in Italy – took the floor to comment on the accomplishments of this edition of the School, explaining how the experience at Cartiera, where the work integration of migrants includes learning to apply circular economy principles to use deadstock from fashion houses, inspired the themes of this year’s edition of the School. Prof. Morone commented on impact evaluation and its application at Cartiera. Finally, Laura D’Aprile – Directorate General for the Circular Economy of the Italian Ministry for the Ecological Transition – and Totò Martello – Mayor of Lampedusa – offered some concluding remarks.
Parole chiave : circular economy, Green Deal, International School on Migration 2021, justtransition
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Il terzo modulo della International School on Migration 2021, tenutosi a distanza il 24 settembre, ha lasciato spazio alle autorità locali che hanno discusso delle strategie regionali e municipali per attuare la transizione verde. Come già evidenziato nel corso del primo modulo dalla dott.ssa Marta Foresti, questo processo richiede il coinvolgimento diretto e continuo delle città, molte delle quali stanno sviluppando azioni dal basso di resilienza sociale e lotta al cambiamento climatico. Si tratta di soluzioni efficaci che, per la prima volta, integrano ambientalismo e giustizia sociale. Le sfide tuttavia non mancano; il coinvolgimento locale è disomogeneo e le competenze messe in campo spesso inadeguate. C’è dunque bisogno di migliore coordinamento, finanziamenti adeguati e formazione.
Luigi di Marco, analista di politiche presso AsviS, ha moderato la sessione mattutina dedicata al ruolo delle municipalità nel processo di inclusione e coesione sociale. La prima ospite è stata Gemma Pinyol-Gimenéz, responsabile per le politiche sulla migrazione e la diversità di InStrategies, il think tank spagnolo che crea innovazione sociale inclusiva. Pinyol-Gimenéz ha parlato dell’importanza di adottare un approccio interculturale alla questione dell’integrazione dei migranti nelle contesti urbani. Tale approccio garantisce che siano rispettati i principi di uguaglianza, rispetto delle differenze e pari opportunità e allo stesso tempo attuati gli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile. La nostra ospite ha descritto l’interculturalità come un principio innovativo che mette in atto azioni intersezionali per farsi carico di esigenze reali come quella di costruire comunità più solide e solidali. A seguire è intervenuto Matthew Bach, coordinatore per la giusta transizione dell’ICLEI. Bach ha presentato le iniziative della sua associazione in materia di giustizia ambientale, iniziative che si allineano con quelle attuate da InStrategies con cui ICLEI condivide la missione di fare in modo che le politiche municipali integrino i principi della giustizia sociale, dell’inclusione e dell’uguaglianza. Bach ha posto l’attenzione su alcuni comuni europei virtuosi che attuano iniziative in grado di unire sostenibilità ambientale e sociale e fatte su misura per i territori. Ma resta ancora molto da fare per diffondere, a livello urbano, una cultura condivisa di ambientalismo socialmente solidale.
La sessione pomeridiana è stata moderata da Anna Lisa Boni, Segretario Generale di EUROCITIES, la rete di 200 comuni europei che promuove la diplomazia cittadina e politiche di benessere diffuso e inclusivo. La sessione ha ulteriormente approfondito i temi emersi nella mattinata con gli interventi di Fátima Fernández – Segretario di UCLG Barcelona, la più vasta organizzazione di autorità governative locali e regionali – Norbert Ciperle – consigliere comunale a TraiskirchenCONTROLLARE NOME in Austria – e Cristian Vasile – responsabile per gli affari esteri presso la municipalità di Constanza in Romania. Gli ospiti hanno descritto le strategie attuate dalle rispettive autorità cittadine per rispettare gli obiettivi dell’Agenda 2030. Il messaggio emerso da questo modulo è chiaro: i governi locali hanno il polso del territorio e la visione migliore per creare opportunità di crescita collettiva basate sui valori della cooperazione, della solidarietà, della difesa dei diritti umani e dell’armonia sociale che siano, allo stesso tempo, in linea con le esigenze ambientali del nostro momento storico. È dunque necessario migliorare la coordinazione e lo scambio con le istituzioni nazionali e internazionali affinché il percorso di sviluppo sostenibile avvenga nel nome dell’integrazione e della resilienza sociale.
La sessione finale del modulo è stata dedicata al terzo appuntamento del programma di formazione sulla Valutazione di Impatto Sociale curato da Ashoka Italia.
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People-centred sustainable development: the ISoM examines the role of local authorities in the green transition
The third module of the International School on Migration 2021, held remotely on September 24, gave the floor to local authorities to better understand how they put the green transition into action. As already evidenced by Dr. Marta Foresti in Module 1, cities are the at forefront of this process and are indeed developing bottom up solutions to improve social resilience and combat climate change. These solutions are an example of a successful intersection of justice and environmentalism. However, they face a number of challenges, showing different levels of commitment and skills that highlight a need for better coordination, funding and training.
The morning session was moderated by Luigi di Marco, policy analyst at AsviS Secretariat, and delved into the role of municipalities in fostering migrant inclusion and social cohesion. The first speaker was Gemma Pinyol-Gimenéz, Head of Migration Policies and Diversity at InStrategies, the Spanish think tank creating inclusive social innovation. She made a strong case for adopting an intercultural approach to migrant integration at the municipal level, which ensures equality, positive interaction, and respect for diversity, while fitting into the sustainable development goals agenda. For Pinyol-Gimenéz, interculturalism is innovative and addresses real, on-the-ground needs for intersectional actions that preserve differences while building community. The second presentation was given by Matthew Bach, who coordinates work for the just transition at ICLEI. Bach introduced ICLEI’s work on urban environmental justice, which aligns with that of InStrategies in that it also promotes justice, inclusion, diversity and equity at city level. He provided a number of examples of municipalities across Europe that have put in place site-specific initiatives to harmonize social and environmental sustainability. But more work needs to be done.
The afternoon session was moderated by Anna Lisa Boni, the Secretary General of EUROCITIES, which gathers 200 cities across Europe with the mission of maximizing well-being for all. It followed up on the theme of the morning with presentations by Fátima Fernández – UCLG World Secretariat Barcelona, Spain, the world’s largest organization of local and regional authorities – Norbert Ciperle – city councilor of Traiskirchen Municipality, Austria – and Cristian Vasile – Foreign Affairs Officer of Constanta Municipality, Romania. The speakers illustrated how their respective municipalities carry out the specifications of the 2030 Agenda. The message is clear that coordination and exchange should be improved so that local governments can bring a new perspective based on cooperation, human rights, solidarity, and peace to the sustainable development agenda.
Finally, the participants joined Ashoka for the third project work session on Social Impact Assessment.
Parole chiave : circular economy, Green Deal, International School on Migration 2021
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21 settembre 2021
Le sfide della crescita inclusiva all’International School on Migration
Il secondo modulo della International School on Migration 2021, tenutosi a distanza venerdì 17 settembre, ha affrontato il tema della trasformazione del lavoro e delle competenze in chiave inclusiva.
Francesco Quatraro – professore ordinario di economia dall’Università di Torino – ha aperto i lavori con una lezione sulle sfide dell’inclusione sociale nella crescita verde. La transizione richiede infatti l’elaborazione di soluzioni puntuali basate contemporaneamente su fattori locali e globali che tengano conto di una vera e propria rivoluzione e anche contrazione temporanea del sistema lavoro. Le misure di welfare devono dunque essere al cuore della transizione ecologica per garantire ai soggetti più esposti al cambiamento i mezzi per avere una vita dignitosa. Tra questi, i migranti e rifugiati occupano un posto di primo piano, essendo doppiamente spiazzati – non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche da quello socio-culturale. Alessia Lefebure, secondo ospite della sessione mattutina e preside di Agrocampus Ouest – l’Istituto Agrario Francese –, ha posto l’accento proprio sulla necessità di facilitare l’integrazione socio-economica di questi soggetti – prevista dall’SDG 4 (promuovere pari opportunità e istruzione equa per tutti) – e sulle scarse misure ad oggi implementate nel Nord del mondo per rispettare gli obiettivi della Convenzione di Lisbona che stabilisce il diritto all’istruzione e alla formazione professionale per tutti. Nel quadro di una transizione trainata da innovazione tecnologica e competenze altamente specialistiche, Lefebure ha insistito sulla necessità di introdurre un modello che tuteli i diritti dei meno competenti, in cui quindi il lavoro qualificato non sia una barriera alla conquista del benessere diffuso. Ha concluso il suo intervento con un bel video [https://www.youtube.com/watch?v=2_uZ8AZfPTU ] che ben raccoglie il messaggio della transizione giusta.
La sessione pomeridiana ha invece approfondito il tema del giorno con un focus sull’economia circolare, le energie rinnovabili e il cambiamento climatico. Ne hanno parlato, con la moderazione di Toloue Miandar della Bologna Business School, Alessandra Bonoli, professoressa ordinaria di Ingegneria Meccanica all’Università di Bologna, Bezawit Eshetu, rappresentante per l’Etiopia presso l’African Circular Economy Network e Circular Economy Pioneer presso la Ellen MacArthur Foundation, Maria Alessandra Ancona, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale all’Università di Bologna e Salvatore Pascale, ricercatore presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia all’Università di Bologna. Il Green Deal Europeo e le iniziative africane hanno messo in evidenza un quadro complesso di pratiche diffuse che stanno già intervenendo sulla configurazione del mondo del lavoro, pur con difficoltà legate, nel caso africano, alla mancanza di una leadership centralizzata e del know-how necessario ad implementarle e coordinarle a livello continentale.
Sabato 18 si è poi tenuta la seconda sessione del programma di formazione sulla Valutazione di Impatto Sociale a cura di Ashoka Italia.
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The challenges of inclusive growth at the International School on Migration
The second module of the International School on Migration 2021, held remotely on Friday 17 September, focused on the theme of an inclusive job transformation.
Francesco Quatraro – Full Professor of Economics at Turin University – opened the morning session with a talk on the challenges of social inclusion and green growth. The transition requires developing precise solutions based, at the same time, on local and global factors that implement a real revolution while also causing a temporary contraction of the job market. Welfare policies should, therefore, be at the heart of the green transition as a measure to ensure that the persons risking the worst effects of this change have the means for a dignified living. These include migrants and refugees who are geographically and socio-culturally displaced. Alessia Lefebure, the second guest and Dean of Agrocampus Ouest – the French Institute for agricultural sciences –, drew attention to the importance of fostering the social and economic integration of these people – the topic of SDG 4 (ensure inclusive and equitable quality education for all) – and on the limited measures that have been taken in the Northern hemisphere to implement the objectives of the Lisbon Convention, which guarantees fair education and training to all students. In the framework of a transition driven by technological innovation and highly-skilled competences, Lefebure emphasized the need to introduce a paradigm that protects the right of under-skilled or unskilled laborers, where qualification is not a barrier to reach widespread wellbeing. The speaker concluded her presentation with a video [https://www.youtube.com/watch?v=2_uZ8AZfPTU ] that captures the ethical message of a just transition.
The afternoon session focused on the circular economy, renewable energy implementation, and climate change. Toloue Miandar of Bologna Business School moderated the panel that included Alessandra Bonoli – Full Professor of Raw Materials Engineering at Bologna University – Bezawit Eshetu – Ethiopia’s Country Representative at the African Circular Economy Network and Circular Economy Pioneer at the Ellen MacArthur Foundation – Maria Alessandra Ancona – Junior Assistant Professor of Energy Systems and Power Generation at Bologna University – and Salvatore Pascale, Junior Assistant Professor at the Department of Physics and Astronomy, Bologna University. The examples of the European Green Deal and African initiatives evidenced a complex framework of widespread practices that are already changing the industry and its labour dynamics, although with difficulties due, in the African case, to the lack of centralized leadership and the know-how needed to implement and coordinate them at the continental level.
Saturday 18 Ashoka Italia hosted the second session of the training programme on Social Impact Assessment.