20 luglio 2010

18/9/2010- The Drum cafe 2010 Peace Arts a Nairobi

foto drum cafeEvento: The Drum cafe 2010 Peace Arts.

Dove: Nairobi, Kenya.

Quando: Dal 18 al 26 settembre 2010.

Informazioni: The Drum Cafe and Talking drums of Africa, network di artisti professionisti che unisce la creatività e le performance artistiche agli scambi sociali, organizza il prossimo settembre una manifestazione in diverse località del Kenya dedicata al mondo dell’arte e della cultura. Per sette giorni è possibile partecipare a festival, workshop, conferenze e presentazioni di spettacoli musicali, di cinema, di danza e di teatro e non solo. La manifestazione ha lo scopo di promuovere l’arte e la storia del Kenya e dell’Africa orientale e di creare uno scambio culturale a livello internazionale. Info.

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19 luglio 2010

Il primo week end senza mondiale e senza Sudafrica

E’ finito da alcuni giorni il mondiale e la magica euforia che lo ha accompagnato, approfittiamone per fare un po’ di valutazioni. Cominciamo dalle critiche, che vengono soprattutto dalla società civile sudafricana e dai suoi intellettuali e sono rivolte alle classi dirigenti politiche e sportive che hanno partecipato e soprattutto beneficiato dell’organizzazione.

Sono disponibili sulla rete delle slide redatte da Patrick Bond del Centre for Civil Society dell’Universtiy of Kwazulu Natal (cliccare il post “World Cup Watch. A political economy of the 2010 World Cup”) che sintetizzano le proteste di questi ultimi anni in 6 “cartellini rossi” per la FIFA, quindi contro le élite della Coppa del mondo:

1. Priorità dubbie, con spese eccessive (e ci si riferisce agli elefanti bianchi sudafricani: nuovi stadi a Durban, Città del Capo, Port Elizabeth, Nelspruit, Polokwane, Soccer city a Johannesburg, nessuno dei quali sarà più riempito dopo la fine del mondiale, al costo totale di 3 miliardi di dollari USA) e un’impronta ecologica devastante della fase preparatoria e dell’intera manifestazione.

2. Profitti per la FIFA, con corruzione politica (si citano inchieste di vari giornali e il libro Fourl: the secret world of FIFA di Andrei Jennings) e persino misteriosi omicidi e sparizioni di politici e imprenditori coinvolte negli affari legati alla costruzione degli stadi.

3. Debito e importazioni, crisi economica (le spese per la preparazione del mondiale e per la costruzione degli stadi, che ammontano in totale a 4,1 miliardi di dollari USA, hanno causato una enorme spesa per importazione e un aumento nel debito estero dell’85 %; un investimento di cui non è garantito il ritorno; in più, la FIFA non paga tasse quindi non c’è ricaduta sulle finanze sudafricane dai suoi profitti), aumento dei prezzi degli immobili in un meccanismo di bolla immobiliare.

4. Errori, e promesse tradite: Un parlamentare dell’ANC, Shiaan-Bin Huang ha importato (da un’impresa cinese che tra l’altro paga lavoratori adolescenti 3 dollari al giorno) 2,3 milioni di leopardi “Zakumi”, il gadget ufficiale della manifestazione. Ai venditori informali è stato proibito di vendere gadget. Le prenotazioni di camere d’albergo sono state di molto inferiori alle previsioni della FIFA. Alcuni ospedali selezionati sono stati svuotati a metà per l’occasione, spostando in lungo degenti e sospendendo alcune attività di cura ordinarie. Le associazioni calcistiche hanno deplorato l’approccio top-down che non ha portato benefici al calcio “di base”.

5. Sospensione delle libertà democratiche: Si cita l’operazione della polizia di Durban che ha letteralmente “rimosso” i bambini di strada, trasportandoli in periferia, affinché non fossero visibili ai turisti. Tutte le forme di protesta e le manifestazioni sono state dichiarate illegali fino al 15 luglio 2010. Agli ambulanti è stato proibito di vendere nelle zone vicine agli stadi, nelle strade e nei parchi se non con un permesso speciale rilasciato dalla FIFA. La SA Broadcasting corporation ha rifiutato di mandare in onda un documentario critico sulla FIFA: Fahrenheit 2010: Warming up for the world cup in South Africa. Il Comitato organizzativo locale della 2010 FIFA World cup non ha reso noti i documenti sulle gare d’appalto (richiesti ripetutamente dal giornale Mail & Guardian), dichiarando di essere un ente privato e di non dovere sottostare ai principi di trasparenza. Alla fine ha ottenuto la copia delle 17 garanzie che il Governo ha dovuto dare alla FIFA per ottenere di ospitare il Mondiale: condizioni abbastanza vessatorie per i cittadini e i giornalisti sudafricani in termini di libertà costituzionali, nell’accettazione di quella che è stata definita una vergognosa e umiliante colonizzazione.

6. Proteste affrontate con la repressione: Le slide si concludono con i link a diversi rap di denuncia e con le immagini delle diverse manifestazioni di protesta organizzate negli anni precedenti al Mondiale.
Le slide sono dedicate alla memoria di Dennis Brutus (1924-2009), importante poeta, attivista ed economista politico dello sport, compagno di prigionia di Mandela a Robben Island; critico delle corporazioni sportive, organizzatore del boicottaggio del Sudafrica bianco alle olimpiadi degli anni 60 e fortemente critico nei confronti delle modalità di organizzazione del Mondiale sudafricano.

Anche la rivista Social Text ha pubblicato un insieme di post di analisi critica della manifestazione.

Insomma, il bilancio sembra negativo, soprattutto per i Sudafricani che non si accontentano dell’inebriante vertigine della febbre del calcio e dell’orgoglio patriottico di avere ospitato per prima tra le nazioni africane un mondiale.
Però, bisogna rilevare che per il pubblico e i media globali la Coppa del Mondo dal punto di vista organizzativo è stato un successo. L’immagine del Sudafrica che circolava era caratterizzata da grande criminalità, conflittualità etnica, problemi di xenofobia, e disorganizzazione, ci si aspettavano solo omicidi e stadi non finiti, in base alla “soft bigotry of low expectations”, una definizione coniata da un collaboratore di George Bush e ripresa dall’economista Dambisa Moyo per descrivere la sfiducia nei confronti dell’Africa. Invece…

Invece per un mese il mondo ha sentito parlare di Città del Capo, Pretoria, Johannesburg, Nelspruit, il tutto costantemente collegato a quel sogno universale che è il calcio. Collegato al divertimento, allo sport, allo spettacolo. Ha seguito i servizi di approfondimento sulla realtà sudafricana realizzati dalle troupe televisive di tutto il mondo che si sono date appuntamento lì. Certo, i formati del servizio giornalistico televisivo e dell’articolo di quotidiano costringono a sintesi, retorica e anche superficialità, e le Vuvuzelas sono state l’argomento principale… Ma sono convinta che i giornalisti non abbiano applicato parametri diversi quando hanno trattato il “colore locale” in margine ai mondiali ospitati dalla Germania o dall’Italia.

Insomma, forse qualcosa di buono da questo South Africa 2010 possiamo prenderlo ed è la straordinaria potenza simbolica di questo successo organizzativo nel controbilanciare la sfiducia e il razzismo nei confronti dell’Africa. E’ un meccanismo semplice, anzi semplicistico, come semplicistico è il pensiero razzista. Chi sa approfondire sa che dietro questo emozionante spettacolo ci sono difficoltà che persistono, ingiustizie e corruzione. Chi spera in un’Africa diversa avrebbe preferito che fosse colta l’occasione di sperimentare percorsi e modalità alternativi (ma già candidarsi per una gara come l’organizzazione del Mondiale vuol dire accettare le condizioni di un meccanismo globalizzato che difficilmente si lascia cambiare).

Ma contro il pensiero razzista, e contro il razzismo inconscio, il pensiero razionale basato sui fatti non funziona. Funzionano le emozioni, gli eventi simbolici, come l’elezione di Obama. Quindi, consapevoli del lato B, prendiamoci il lato A, e godiamocelo come momento storico da poter mettere sul piatto della bilancia come contrappeso al pregiudizio, al pessimismo, all’ignoranza.

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14 luglio 2010

Il lupo perde il pelo… Waka Waka copiata da una canzone africana

Ho letto un articolo interessante, sul blog Scribbles from the den del giornalista camerunese Dibussi Tande, che racconta le varie ruberie perpetrate da cantanti occidentali nei confronti di autori africani.

La copertina del disco tratta dal blog di Dibussi Tamba

La copertina del disco tratta dal blog di Dibussi Tamba

Parte fondamentale dell’articolo, il racconto della “presa in prestito” fatta proprio in relazione all’inno dei mondiali Waka Waka, diffuso e universalmente conosciuto come opera di Shakira.

Invece il ritornello è stato completamente copiato dall’interpretazione della canzone militare camerunese “Zangaléwa” (“Zamina mina”) fatta dal gruppo “Golden Sounds”, che dopo il successo della canzone cambiò il proprio nome in “Zangaléwa”. Un brano conosciuto da generazioni di camerunensi e tranquillamente copiato dalla cantante e dalla sua casa di produzione senza nessuna citazione, credendo chissà come che nessuno se ne accorgesse. Subito la rete si è ribellata, in particolare i camerunesi che conoscevano benissimo il pezzo, inondando i blog di proteste e di riferimenti al brano disponibile su internet.

La Sony ha poi accettato, si dice anche su pressione della FIFA che voleva evitare ogni pubblicità negativa al Mondiale, di riconoscere che “The song was written by Shakira, the world-famous singer from Latin America…The chorus is similar to that of a popular Cameroon song made famous by Golden Voices in particular” ma soprattutto di negoziare un riconoscimento economico ai membri del gruppo ormai sciolto.

Guardate il video qui sotto e arrivate al minuto 7,30. Lì comincia il ritornello ed è uguale all’inno dei mondiali. Anzi, è più bello.

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09 luglio 2010

6/7/2010- Utopia 2010. Arte contemporanea a Capo Verde

utopia-2010Evento: Utopia 2010. Arte contemporanea a Capo Verde.

Dove: Palazzo della Cultura di Praha, Capo Verde.

Quando: Dal 6 al 11 luglio 2010.

Informazioni: Il Palazzo della Cultura di Praha, capitale della Repubblica di Capo Verde, ospita dal 6 all’11 di luglio un programma di esposizione, dibattiti e videoproiezioni organizzati dal giovane artista Cesar Schofield Cardoso, una promessa dell’arte dell’arcipelago capoverdiano.

Punto focale della rassegna la videoinstallazione Utopia 2010, creata da Cardoso con il sostegno della Fundaçao Amilcar Cabral, diretta da Samira Pereira e dedicata alla conservazione e promozione dell’eroe dell’indipendenza capoverdiana. Già nel 2009 la fondazione Cabral aveva ospitato una prima edizione di Utopia.

Cardoso lavora sul tema dell’identità capoverdiana, e in questa occasione, organizzata anche per commemorare il 35° anniversario dell’Indipendenza nazionale, ha voluto confrontare il passato (clandestinità e lotta, indipendenza, democrazia), con il presente e il futuro. Info.

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09 luglio 2010

“La carità che uccide” l’economista Dambisa Moyo a Bologna

Nouvelle image2Sono stata mercoledì 7 luglio alla Libreria Coop Ambasciatori di Bologna alla presentazione del libro La carità che uccide, dell’economista zambiana Dambisa Moyo, nell’ambito della rassegna Molteplicittà.

La Moyo è un’ottima oratrice, molto “americana” nello stile e nel modo di pensare, nel senso che ha una grande capacità di semplificare la realtà, a volte tralasciandone un po’ troppo la complessità. Minuta ed elegante, ha affascinato la platea presentando brillantemente il suo pensiero, indubbiamente molto azzeccato e difficile da confutare: siccome in Africa negli ultimi 60 anni sono stati inviati 1 trilione di dollari di aiuti e il risultato è che lo sviluppo economico è stato negativo e la povertà è aumentata, se ne deve dedurre che l’aiuto è nocivo per l’Africa.

Ha precisato che quando parla di aiuto si riferisce alla cooperazione governativa, escludendo l’aiuto umanitario e l’aiuto delle charity e delle ONG. Forse costretta dai tempi limitati di una presentazione, ha liquidato la complessa attività della cooperazione non governativa (anche nei campi della democratizzazione, dell’advocacy, dei diritti umani) nella definizione “l’aiuto che ognuno di voi può fare mandando 20 euro a una associazione o a un missionario in un Paese africano”.

Tra le cause di questo fallimento, definite da studi e statistiche, enumera la corruzione di tanti governi, il fatto che l’aiuto uccide l’imprenditoria, l’irresponsabilità dei governi africani che non devono rendere conto alle loro popolazioni del loro operato perché possono contare sull’aiuto economico e politico degli ex colonizzatori.

Insomma il mercato, il commercio, l’impresa possono essere stimolati in Africa solo se cessano gli aiuti, se si punta sul commercio, sul microcredito, sulle rimesse degli immigrati, e solo se gli Africani, governi e popolazioni, si rimboccano le maniche e imparano a fare da soli. Ha sintetizzato la filosofia dell’aiuto attraverso una definizione di George Bush, “the soft bigotry of low expectations” che indica la sfiducia nei confronti delle capacità degli Africani e dei neri, per cui se un nero è capace di avere successo e svolgere bene un lavoro ci si meraviglia.

Il suo punto di vista è strettamente economico, e tiene pochissimo in conto la cooperazione della Unione europea con i Paesi di Africa Caraibi Pacifico e altri paesi in via di sviluppo.

Ad esempio io ho fatto una domanda sui discussi Economic Partnership Agreement, che dovrebbero togliere i trattamenti preferenziali per l’esportazione in Europa dai Paesi ACP, e costringere i produttori di quest’area a combattere contro le multinazionali in un mercato totalmente libero, ma lei non ha praticamente risposto. Si è riferita all’accordo Everything but Arms dicendo che è fallito perché i Paesi occidentali si sono concentrati in base ai loro interessi su pochi Paesi e su pochi prodotti. Ma ho avuto la sensazione che non fosse molto informata sul dibattito EPA.

Comunque il suo libro ha venduto moltissimo, perché evidentemente risponde al forte bisogno di criticare l’inefficienza degli aiuti e la corruzione dei governi africani e, come mi ha detto dopo la fine dell’incontro l’attivista colombiano Manuel Rozental presente tra il pubblico, il fatto che lei, economista, di un paese come lo Zambia, poco più che trentenne e così minuta, dica queste cose chiaramente in faccia ai potenti del mondo, è semplicemente perfetto.

[Dambisa Moyo alla Libreria Coop. Ambasciatori di Bologna, foto di Michele Floresta]

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01 luglio 2010

Teatrino dei media

Nouvelle imageIeri cercando notizie su un festival in Benin ho trovato questa immagine, realizzata dall’Associazione dei fumettisti beninesi Bénin-Dessin, in occasione della Giornata internazionale della libertà di stampa.

E’ una rappresentazione del panorama mediatico beninese, un paese dell’Africa occidentale abbastanza stabile e democratico.

La metto qui sul blog, senza tanti commenti, perché mi ha ricordato immediatamente qualcos’altro, soprattutto per l’allegria e l’impegno delle tre marionette nel suonare qualcosa di allegro, celebrativo e rassicurante…

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01 luglio 2010

African Stories: video-biografie di giovani africani

email.view.related.phpVideocommunity e Officina Parini hanno presentato lo scorso maggio, attraverso la manifestazione Off- Circoscrizione 8, il film African Times Stories, diretto da Corrado Iannelli e scritto con Michela Borio.

African Time Stories è un film di 40 minuti che racconta le storie di tre giovani ragazzi africani immigrati in Italia. L’obiettivo è quindi quello di dare voce ad alcuni personaggi che hanno partecipato nel 2009 al documentario “African Time, voci africane a Torino”.

“African Time” ci ha raccontato i cambiamenti avvenuti a partire dagli anni ottanta in Italia con l’arrivo dei primi immigrati sino ad arrivare ad affrontare le tematiche relative alle seconde generazioni.

African Time Stories dà voce quindi a queste nuove generazioni di giovani.

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01 luglio 2010

10/7/2010- Zanzibar International Film Festival

housewonders-3x6Evento: Zanzibar International Film Festival.

Dove: Stone Town, Zanzibar.

Quando: Dal 10 al 18 luglio.

Informazioni: Segnaliamo per il prossimo 10 luglio l’inizio della tredicesima edizione del “Zanzibar International Film Festival”. Si tratta di una manifestazione culturale dell’Africa orientale, in cui vengono presentati film ed organizzati concerti musicali, ma anche works-shop ed esposizioni artistiche.

Il tema di quest’anno s’intitola “Hopes in Harmony” ed è previsto inoltre un concorso cinematografico, il cui vincitore sarà premiato durante la serata finale del festival.

La maggior parte degli eventi si svolgono a Stone Town a Zanzibar, altri invece a Pemba Island e in Tanzania. Info.

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01 luglio 2010

“MOLTEPLICITTÁ” Incontri, dibattiti e spettacoli sulla città che cambia

molteplicitta

In un’Italia dove ancora c’è chi si ostina a non voler vedere il cambiamento in atto e sfoga le proprie insicurezze dietro affermazioni del tipo “nelle città italiane sembra sempre di stare in Africa”, c’è un pensiero contro corrente che si mette in piazza.

E sposta l’accento su dati che non si possono trascurare, anche se difficilmente un servizio del telegiornale li riporterà, preferendo puntare l’attenzione sull’emergenza caldo: “ecco i consigli degli esperti su cosa dovete bere, mangiare e fare ”.

Stiamo parlando degli stranieri in Italia, la cui presenza in crescita sta cambiando le nostre città, rendendole molteplici. Stiamo parlando di quel 6% della popolazione che produce il 10% del PIL italiano. Di quelle 700 mila colf regolari e altrettante in nero che “badano” i nostri anziani. Di quei 4 milioni di individui che nel 2008 hanno pagato tasse per 5,8 miliardi di euro e hanno usufruito di servizi pubblici per circa 700 milioni di euro.

E stiamo parlando anche dei nuovi italiani, i figli di immigrati nati in Italia, quelli definiti “di seconda o terza generazione”.

A loro e ai temi dell’interculturalità e della valorizzazione del contributo dei “nuovi italiani” all’economia del nostro territorio è dedicato MOLTEPLICITTÁ, una manifestazione fatta di incontri, dibattiti e spettacoli che si terrà a Bologna dal 2 al 18 luglio.

Ideata da Legacoop Bologna, con il patrocinio del Comune di Bologna, della Provincia di Bologna e della Regione Emilia-Romagna, MOLTEPLICITTÁ prende spunto da best practice e riflessioni cooperative nate dal confronto con stakeholder, istituzioni e cittadinanza. In questa prima edizione hanno collaborato ITC Teatro di San Lazzaro, Arci di Bologna, Centro Interculturale Zonarelli, Fondazione Istituto Gramsci Regione ER, Rete Together, Biblioteca Sala Borsa, Librerie.coop e ATER formazione.

Nella giornata del 2 luglio, il programma di Molteplicittà apre con un Convegno e due Workshop ai quali parteciperanno tra gli altri Riccardo Staglianò, Laura Boldrini, Yassine Lafram, Gianpiero Calzolari, Claudio Levorato, Viorica Nechifor, Massimo Livi Bacci e Fabio Granata. A seguire dal 3 al 5 luglio, all’interno della rassegna “Scena dell’incontro”, la magnifica cornice di Piazza Santo Stefano si trasformerà in una grande istallazione visiva per “Il Viaggio attraverso l’accampamento mondo”, mentre dall’8 al 18 luglio presso Giardini Filippo Re avranno luogo spettacoli e incontri letterari. Di indubbio valore le presentazioni che si svolgeranno presso Librerie.coop Ambasciatori in via Orefici 19, con la presenza di ospiti di livello internazionale quali: Dambisa Moyo, Laura Boldrini, Enzo Bianchi, Matilde Callari Galli, Enzo Colombo, Gianpiero Dalla Zuanna, Massimo Mezzetti.

Elisabetta degli Esposti Merli

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