Se le relazioni culturali asimmetriche proprie del colonialismo hanno portato al saccheggio di oggetti culturali, come abbiamo costruito i dispositivi coloniali? In che modo essi agiscono ancora oggi? In che modo dobbiamo decostruire il nostro sguardo per denaturalizzarli e denaturalizzarne l’impatto sulle nostre società contemporanee? In che modo è possibile riparare? Queste sono alcune delle domande che pongono Lucrezia Cippitelli e Donatien Dibwe dia Mwembu, curatori del dossier numero 100 di Africa e Mediterraneo dedicato alla questione restituzioni.
Impugnato dai paesi africani fin dalle lotte di indipendenza degli anni 50 e 60, poi oggetto di convenzioni UNESCO e UNIDROIT ad hoc (rispettivamente del 1970 e 1995), questo tema è diventato di grande attualità perché le istituzioni occidentali, in possesso di oggetti che non hanno provenienza chiara e che testimoniano una storia oggi difficile da salvaguardare, hanno mostrato un disagio e un bisogno di liberarsi della pesante eredità coloniale e affrancarsi dalla definizione di “ultimi baluardi del colonialismo”.
Il dibattito sulla restituzione, sulle ricostituzioni, sul riparare, attraverso la riappropriazione dei valori culturali, permette di ricollegare il passato precoloniale, consapevolmente sepolto e dimenticato, a un presente postcoloniale amputato. Cosa viene restituito? Qual è il valore degli oggetti culturali restituiti alle comunità di origine? Queste domande sono l’humus di un dibattito che dovrebbe essere speculare a quello delle società occidentali e interno al continente africano cosiddetto moderno, tra i membri delle comunità di origine, per creare uno spazio di dialogo e di sensibilizzazione sull’importanza dei valori culturali africani in generale e sul loro mantenimento e conservazione. Ripristinare tutti i valori tradizionali distrutti sembra essere la risposta alle domande: “Qual è il futuro delle nostre lingue madri, soprattutto all’interno delle famiglie intellettuali? Come manteniamo i nostri cimiteri? Come conserviamo i nostri documenti d’archivio?”
Il dossier raccoglie contributi in italiano, inglese e francese di studiosi, esperti e attivisti che trattano casi puntuali, come quelli dell’Etiopia, del Kenya e della Nigeria, e questioni più ampie. La sezione sull’Italia, che include due articoli sull’ex Museo Coloniale, oggi Museo delle Civiltà di Roma, evidenzia i limiti del dibattito e delle iniziative sulla restituzione nel nostro paese.
Al dossier è allegata come inserto la fanzine del progetto “Decolonizing the Gaze” di Caterina Pecchioli, realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (2022). Una riflessione aperta sul legame tra identità, moda e colonialismo a partire dall’osservazione di oggetti di abbigliamento, tessuti e accessori del periodo coloniale custoditi presso archivi e istituzioni museali italiani e olandesi.
Tutte le info sul numero e per l’acquisto qui: https://www.africaemediterraneo.it/it/la-rivista/
Parole chiave : Caterina Pecchioli, Colonialismo, Decolonizing the Gaze, dossier 100, restituzione, Rivista Africa e Mediterraneo
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Roma, 18 novembre 2024.
Mentre i leader del G20 si riuniscono per firmare gli accordi contro la povertà e la fame, l’Associazione Last20 APS lancia un appello urgente non dimenticare gli “ultimi”, i 20 paesi più impoveriti del mondo, gli L20. In occasione del summit, l’Associazione presenta il Report 2024 L20, un’analisi dettagliata delle crisi che affliggono questi paesi, dimenticate dai media.
I 20 paesi sono: Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Gambia, Haiti, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan, Togo e Yemen.
“Non possiamo parlare di sviluppo e di giustizia globale senza considerare la realtà di questi paesi,” afferma Tonino Perna, Presidente dell’Associazione Last20. “Il nostro Report offre una prospettiva unica, quella di chi vive quotidianamente le conseguenze della povertà, dei cambiamenti climatici, dei conflitti e delle disuguaglianze.” Il Report 2024 L20 si basa su dati forniti dalle Agenzie internazionali delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, del FMI o raccolti sul campo, attraverso testimonianze dirette e analisi di esperti, o da membri delle diaspore, offrendo un quadro completo della situazione nei paesi L20. Tra i temi chiave:
Crisi climatica: La gran parte dei Paesi L20 sono i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, nonostante siano i meno responsabili delle emissioni globali. Molto rari sono gli interventi di mitigazione e prevenzione delle catastrofi ambientali (siccità, alluvioni, ecc.)
Conflitti e instabilità: Quasi i due terzi dei Paesi L20 fanno registrare conflitti armati o instabilità politica, con conseguenze devastanti per le comunità locali. Il Report analizza le cause profonde di questi conflitti e il loro impatto sulla vita quotidiana delle persone,, sottolineando l’urgenza di interventi di pace e di ricostruzione.
Povertà multidimensionale: Il Report va oltre gli indicatori economici tradizionali, analizzando la povertà nella sua complessità. Mancanza di accesso all’istruzione, alla sanità, a servizi essenziali, discriminazioni di genere, violazione dei diritti umani sono solo alcune delle dimensioni analizzate
Migrazioni forzate: Il Report analizza il fenomeno delle migrazioni forzate, spesso causate da conflitti, persecuzioni e disastri naturali. Inoltre, si sofferma sulle migrazioni all’interno degli stessi Paesi l20 o nei Paesi confinanti, ricordando che solo il 6% dei migranti dell’Africa sub-sahariana arriva in Europa.
“Il Report 2024 L20/Last20 è uno strumento fondamentale per tutte le ONG che operano nei paesi del Sud del mondo,” sottolinea Ugo Melchionda, segretario dell’Associazione. “Offre dati, analisi e spunti di riflessione per orientare gli interventi umanitari e di sviluppo, promuovendo un approccio basato sui bisogni reali delle comunità locali.”
Il Report L20 2024 propone soluzioni in vari settori, offrendo alle ONG un panorama di diverse opportunità di intervento per migliorare l’accesso e la qualità dell’istruzione, promuovere l’uguaglianza di genere, supportare lo sviluppo economico, fornire assistenza nelle crisi umanitarie, proteggere i diritti dei migranti e facilitarne l’integrazione o ridurre i costi di transazione delle rimesse.
L’Associazione Last20 APS invita le ONG a utilizzare liberamente i dati e le analisi dei Report 2022, 2023 e 2024, per le proprie attività, partecipare agli eventi organizzati dall’Associazione e unirsi alla rete L20 per condividere esperienze, conoscenze e buone pratiche per un mondo più giusto e solidale.
Parole chiave : Associazione Last20 APS, G20, L20, ONG, povertà, Report 2024 L20, Tonino Perna
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I membri della società civile sollevano importanti criticità nella tutela dei diritti fondamentali dei soggetti migranti minori e vulnerabili
Di Eleonora Ghizzi Gola
Sullo sfondo di una fase cruciale nell’implementazione del Sistema Comune di Asilo (CEAS) a seguito dell’adozione nel giugno del 2024 da parte della Commissione Europea del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, si è svolta il 14 e 15 ottobre 2024 a Malta la Terza Plenaria del Consultative Forum dell’EUAA, l’Agenzia per l’Asilo dell’Unione Europea.
L’EUAA assume un ruolo rilevante nell’implementazione del nuovo pacchetto di riforme legislative, avendo un mandato specifico di supporto della Commissione Europea nonché direttamente degli Stati Membri nell’elaborazione dei piani di attuazione nazionali. A cadenza annuale, EUAA è tenuta altresì ad elaborare il piano di attività del Consultative Forum, un organismo consultivo composto attualmente da 118 organizzazioni della società civile con comprovata esperienza nel settore del diritto d’asilo e dell’accoglienza, operanti a livello locale, regionale, nazionale o sovranazionale. Lai-momo è membro attivo del Consultative Forum e dello specifico Gruppo di Consultazione tematico sulle persone in una situazione di vulnerabilità, che conta ad oggi 62 membri.
I lavori della plenaria sono stati aperti dalla Dott.ssa Ana Ciuban dell’Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali – AMMI, attuale Presidente del Consultative Forum, che ha descritto le attività svolte nel corso dell’anno 2024, riportando un resoconto del proprio primo mandato di attività. Le organizzazioni della società civile sono state coinvolte in specifiche consultazioni in riferimento a documenti prodotti dall’agenzia, sono state invitate a partecipare a sessioni informative e incontri tematici previsti dal piano annuale di attività, nel rispetto del mandato di EUAA di mantenere un canale di stretto dialogo con gli enti maggiormente rappresentativi della società civile nell’ottica dello scambio di informazioni e condivisione delle specifiche competenze di cui sono portatori in materia di diritto d’asilo e accoglienza.
Nella prima sessione della plenaria sono intervenuti i referenti delle diverse unità che compongono l’Agenzia, fornendo un aggiornamento rispetto alla situazione dell’asilo in Unione Europea ed illustrando le attuali attività e azioni implementate dall’EUAA. L’Operational Support Centre dell’Agenzia ha lo scopo di supportare operativamente gli Stati Membri affinché il sistema nazionale di asilo e di accoglienza sia conforme alla normativa europea. Attualmente EUAA ha dislocato circa 1,300 unità di personale in 160 sedi all’interno di quegli 11 Stati Membri individuati come maggiormente bisognosi di supporto, tra cui rientra l’Italia. Sono state altresì presentate le più recenti pubblicazioni in materia di Country of Origin Information (COI) e l’Asylum Report 2024, prima di condividere le incrementate attività dell’agenzia nell’attuale e complessa fase preparatoria all’entrata in vigore del nuovo Sistema Comune Europeo per la gestione della migrazione e l’asilo, che avverrà nel giugno del 2026, a distanza di due anni dall’adozione del piano di attuazione comune varato dalla Commissione Europea.
Un affondo specifico è stato effettuato dal Fundamental Rights Officer (FRO), garante della conformità delle azioni dell’Agenzia con i diritti fondamentali delle persone. Figura istituita nel maggio del 2023 e che è tenuta ad operare in stretto raccordo con il Consultative Forum, i cui membri sono chiamati ad essere consultati nella preparazione, adozione e implementazione del piano strategico di EUAA in materia di diritti fondamentali, così come nella revisione del codice di condotta applicabile agli esperti EUAA facenti parte dei team di supporto del diritto d’asilo.
La seconda giornata, in cui si è svolto l’incontro che ha visto coinvolto un gruppo ristretto di membri del Consultative Forum in relazione alle persone in situazioni di vulnerabilità, è stata introdotta da una presentazione a cura della Commissione Europea focalizzata sull’impatto del Regolamento Screening, uno degli strumenti legislativi adottati nell’ambito del Patto Europeo sulla Migrazione e l’Asilo, sui soggetti vulnerabili. Nonostante sia stato sottolineato dalla Commissione Europea come siano previste garanzie procedurali e sostanziali in tutela dei soggetti vulnerabili, la discussione con i membri del Consultative Forum ha sollevato importanti criticità in termini di tutela dei diritti fondamentali dei soggetti migranti, in particolare dei minori stranieri non accompagnati e delle persone portatrici di quelle vulnerabilità più “nascoste”, quali le vittime della tratta degli esseri umani, a causa del ristretto termine previsto dalla normativa per l’individuazione delle condizioni di vulnerabilità. Inoltre, si teme una compressione dei diritti dei/lle cittadini/e dei Paesi Terzi nell’esercizio del diritto di presentare domanda di asilo e del rispetto del principio di non-refoulement.
I lavori si sono conclusi con la votazione del piano dei lavori del Consultative Forum per l’anno 2025, le cui specifiche tematiche saranno definite nel corso delle prossime consultazioni.