Ecco alcuni dati emersi durante la presentazione regionale del Dossier Statistico Immigrazione IDOS/Confronti organizzata in Salaborsa a Bologna dall’associazione Africa e Mediterraneo, cooperativa Lai-momo e Abantu in contemporanea con regioni e provincie autonome di tutta Italia.
I dati regionali sono stati presentati da Valerio Vanelli: Al 1° gennaio 2022 le persone con cittadinanza straniera residenti in Emilia-Romagna sono 566.687 (12,8% della popolazione complessiva), in leggero incremento rispetto alla stessa data dell’anno precedente (+4.400; +0,8%). In Italia sono quasi 5,2 milioni (8,8%). L’Emilia-Romagna è da diversi anni la regione italiana con la più alta incidenza, seguita dalla Lombardia.
Se si considerano i soli cittadini di paesi non Ue, l’incidenza sul totale della popolazione residente in Emilia-Romagna risulta pari al 10,0% (in Italia 6,4%).
Si conferma prevalenza di donne, che in Emilia-Romagna sono la maggioranza dal 2009 (in Italia dal 2008). Al 1° gennaio 2022 sono il 52,2% del totale dei residenti stranieri in regione (in Italia 51,3%).
L’età media delle persone con cittadinanza straniera nella nostra regione è 35,7 anni mentre per gli italiani è 47,8 anni. Anche per la popolazione straniera, però, aumenta soprattutto la popolazione adulta e anziana: fra gli stranieri residenti, quelli di almeno 50 anni nel 2008 erano il 10,0%, oggi sono il 23,1%; quelli di meno di 30 anni erano il 45,5%, oggi sono il 36,3%.
I minori stranieri residenti in Emilia-Romagna sono oltre 120mila, oltre un quinto (20,8%) del totale degli stranieri, così come in Italia (20,3%).
Anche nell’area metropolitana di Bologna i minori sono oltre un quinto del totale dei cittadini stranieri residenti (20,1%), mentre nel comune capoluogo sono il 18,8%.
I minori stranieri costituiscono il 17,4% del totale dei minori residenti in Emilia-Romagna.
I bambini stranieri nati nel 2020 (ultimo dato disponibile Istat) in Emilia-Romagna sono stati 7.312, quasi un quarto (24,5%) del totale dei nati nell’anno (in Italia 14,8%, nell’area metropolitana di Bologna 22,4%, nel comune capoluogo 23,9%). In realtà, anche le nascite di bambini stranieri in Emilia-Romagna sono in flessione da oltre un decennio.
Fra i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna il 17% circa è nato in Italia. Se si considerano i soli minorenni, circa tre quarti sono nati in Italia, e in particolare lo è la quasi totalità dei residenti con meno di 6 anni. Infatti, nell’a.s. 2020/21 il 68,8% degli alunni stranieri è nato in Italia.
Ecco i primi quattro Paesi di cittadinanza dei residenti stranieri in Emilia-Romagna: Romania (17,5%), Marocco (10,9%), Albania (10,3%), Ucraina (5,9%).
In Italia i paesi sono: Romania (20,8%), Albania (8,4%), Marocco (8,3%), Cina (6,4%).
Alcuni dati per l’area metropolitana di Bologna, presentati da Maria Adele Mimmi capo area welfare del comune di Bologna.
Nell’area metropolitana di Bologna le prime nazionalità sono: Romania (22,5%), Marocco (9,9%), Pakistan (6,8%), Albania (6,4%).
Nel comune di Bologna sono: Romania, Bangladesh, Filippine, Pakistan.
I primi comuni dell’area metropolitana di Bologna per presenza straniera sono: Galliera 17,9 Crevalcore 15,9 Bologna 15,8 Vergato 15,4.
Ogni anno a Bologna arrivano 14.000 persone immigrate da fuori, di cui 10.000 dall’Italia e 4.000 dall’estero, ed è solo grazie a questo flusso migratorio la città mantiene la dinamicità demografica, perché i nati non sono sufficienti.
A Bologna i posti per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo sono 3137. Nel progetto SAI dell’Area metropolitana di Bologna sono coinvolti 41 comuni, 13 enti del terzo settore come gestori, l’AUSL e ASP-Città di Bologna, per un totale di 2110 posti finanziati su 40.000 circa del SAI a livello italiano.
L’emergenza Ucraina ha portato 3916 richieste di protezione temporanea nell’area metropolitana di cui 1695 solo per la città di Bologna.
Andrea Facchini (Regione E-R) ha annunciato che la regione proprio ieri ha approvato in Assemblea Legislativa il nuovo Piano Triennale per l’Inclusione dei cittadini di origine straniera. Ha poi spiegato il progetto Common ground per l’attuazione di interventi rivolti all’integrazione sociale, sanitaria, abitativa e lavorativa di cittadini di paesi terzi vittime e potenziali vittime di sfruttamento lavorativo, in corso di realizzazione assieme alle Regioni Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia.
L’incontro è stato aperto dall’assessore del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo “Voglio sottolineare l’adozione della direttiva 55 per le persone arrivate dall’Ucraina, che ha consentito la regolarizzazione in pochi mesi : essa è giusta ma per essere inclusiva fino in fondo dovrebbe essere applicata a tutti, altrimenti rischia di essere discriminatoria. La mia delega è alle “Nuove cittadinanze”, non all’“Immigrazione” ed è questa la nostra direzione, anche per questo abbiamo messo lo jus scholae nello statuto del Comune.
Vari interventi si sono succeduti, tra cui la spiegazione da parte di Marie Paul N’guessan, dell’associazione Universo dello SPAD – Sportello antidiscriminazione del Comune di Bologna, ora allargato con lo SPAD mobile per andare nei quartieri con 12 giornate informative.
Parole chiave : dossier 2022, Dossier statistico immigrazione, Regione Emilia-Romagna
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Africa e Mediterraneo anche quest’anno organizza la presentazione regionale per l’Emilia-Romagna dell’edizione 2022 del Dossier Statistico Immigrazione, che si terrà giovedì 27 ottobre 2022, h 11-13 presso la Sala Conferenze di Biblioteca Salaborsa, Piazza del Nettuno 3 a Bologna, in contemporanea con la presentazione nazionale di Roma e tutte le regioni e province autonome d’Italia.
Come ogni anno, l’ingresso è libero, fino a esaurimento posti, e a ciascun partecipante sarà distribuita una copia cartacea gratuita del Dossier Statistico Immigrazione 2022.
Dopo un saluto dell’assessore Luca Rizzo Nervo, la prima parte della presentazione sarà dedicata a un focus per la stampa con la presentazione dei dati regionali e cittadini a cura di Valerio Vanelli (Università di Bologna) e Maria Adele Mimmi (Capo Area Welfare del Comune di Bologna). Seguiranno gli approfondimenti da parte di Pietro Pinto, della Redazione del Dossier Statistico, Maurizio Braglia (Regione Emilia-Romagna, Settore Politiche Sociali d’Inclusione e Pari Opportunità) e Marie-Paule N’Guessan (Progetto SPAD del Comune di Bologna). Concluderanno l’incontro Daniele Massa (Diaconia Valdese), Alda Germani (CGIL E.-R.), Fatima Mochrik (CISL E.-R.) e Paula Benea (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Coordinerà i lavori Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo.
Con il supporto di una ricca gamma di dati statistici aggiornati, che ogni anno IDOS raccoglie da una pluralità di fonti ufficiali ed elabora in maniera rigorosa e originale, il Dossier Statistico Immigrazione analizza ad ampio raggio tutte le dimensioni fondamentali dell’immigrazione in Italia.
Nell’edizione 2022, in particolare, vengono trasversalmente analizzati, con il contributo di vari esperti, gli effetti sociali, economici e occupazionali della crisi pandemica e della guerra in Ucraina sul quadro migratorio italiano e sulle condizioni di vita dei migranti che vivono nel Paese.
Parole chiave : 2022, Dossier statistico immigrazione, Idos, Immigrazione, pandemia, Ucraina
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È uscito il dossier 96 di Africa e Mediterraneo intitolato Il grado zero del razzismo. Nell’introduzione i curatori Vincenzo Fano e Matteo Bedetti osservano che la propensione a suddividere la popolazione umana in razze a cui sono attribuite caratteristiche omogenee ed essenziali è tutt’oggi diffusa e supportata non solo da comportamenti sociali e attitudini culturali, ma anche da una pericolosa pseudoscienza che trova spazio e anzi alimenta il dibattito su questo tema.
Partendo dal lavoro del genetista Richard Lewontin, che ha dimostrato come la variazione genetica tra “razze” sia minima in confronto a quella all’interno delle popolazioni, il dossier offre alcune chiavi di lettura del pensiero razzista, raccogliendo contributi che spaziano dalla disamina antropologica, al pensiero filosofico, ai più recenti studi di genetica. Presenta infatti articoli di Guido Barbujani, genetista da sempre interessato alla storia delle popolazioni umane, dei filosofi della scienza Giovanni Boniolo, Federico Boem, Ivan Colagè e Stefano Oliva e della psicologa Valeria Vaccari, che si concentra sulla psicologia del pensiero razzista. Alla luce del momento storico che sta attraversando il nostro paese va evidenziato il contributo di Erika Grasso e Gianluigi Mangiapane sulla strumentalizzazione dell’archeologia durante il fascismo e sugli usi politici delle istituzioni museali – in particolare il Museo di Antropologia ed Etnografia nell’Università di Torino che ebbe un ruolo molto importante nella diffusione della propaganda razzista di regime. A chiudere la sezione di articoli scientifici c’è il ricordo, firmato da Bogumil Jewsiewicki, del professor Carlo Carbone, insigne studioso dell’Africa dei Grandi Laghi e membro del comitato scientifico di Africa e Mediterraneo, scomparso di recente.
Il dossier è corredato da una selezione di scatti che riproducono alcune opere esposte ai padiglioni africani della Biennale di Venezia 2022 di cui Mary Angela Schroth ha scritto una recensione. Della stessa autrice c’è anche un articolo sul progetto “SEDIMENTS. After Memory” promossa da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo e co-prodotta e organizzata da SPAZIO GRIOT in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo, un’iniziativa ambiziosa e la prima nel suo genere in Italia a proporre una riflessione ampia e complessa sulle criticità del presente lasciando la parola ad artist* e performer afrodiscendenti e africani.
La rivista è acquistabile sul sito https://www.laimomo.it/editoria/
Parole chiave : afrodiscendenti, Biennale di Venezia, Mary Angela Schroth, Razzismo genetico, Rivista Africa e Mediterraneo
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31 agosto 2022
I profughi e noi. Un’esperienza di accoglienza familiare
Abbiamo ricevuto questa testimonianza in cui si parla di un’esperienza di accoglienza in famiglia, e abbiamo deciso di pubblicarla per condividere un messaggio positivo. Buona lettura!
Una testimonianza di Antonia e Gianfranco
Quando noi abbiamo conosciuto Kapi e Mamadou non c’era in Italia attorno a loro e a tutti quelli come loro quel moto universale di solidarietà che si è espresso nei confronti dei profughi di guerra ucraini. C’era un clima fortemente polarizzato, condizionato ideologicamente.
Eppure le guerre africane o quelle medio orientali non sono state (e non sono) meno terribili del conflitto in atto in Ucraina. I milioni di profughi di queste guerre si sono riversati nei paesi limitrofi, come sta accadendo ora in Europa con gli sfollati ucraini. E di fronte a queste tragedie non è scattato un moto di solidarietà collettiva, ma solo paura e recriminazione per l’arrivo di quei pochi in Europa.
Lo stesso slancio umanitario verso il popolo afgano dopo l’evacuazione dell’esercito americano si era già del tutto spento quando le truppe russe hanno iniziato ad invadere l’Ucraina e gli stessi afgani avevano già da tempo iniziato a percorrere la rotta balcanica.
Queste considerazioni ci hanno aiutato a capire che ha senso e può essere utile raccontare oggi la nostra storia di accoglienza, e quindi di aiuto e di accompagnamento. Anche se particolare e diversa da quelle che prenderanno forma con donne e i bambini ucraini, in essa è documentato come nella nostra vita personale e famigliare si sia introdotto un cambiamento, inaspettato, ma sostanziale e durevole, che ci ha aperto nuove prospettive.
L’incontro con Kapi e Mamadou ha rappresentato per noi un nuovo inizio e quando qualcosa di nuovo accade c’è un prima e un dopo. A fronte di una accoglienza più o meno lunga, ma sempre temporanea, almeno nelle modalità iniziali in cui si manifesta, c’è un “per sempre”. Nulla si perde.
La storia personale di Kapi e Mamadou e le vicende che hanno contrassegnato tragicamente la loro migrazione sono simili a quelle di tanti altri, come le problematiche e le difficoltà che hanno incontrato in Italia. Ma Kapi e Mamadou non sono “migranti”. Sono Kapi e Mamadou: unici al mondo.
Il nostro impegno non è iniziato per una motivazione sociale o civile, anche se la nostra azione ha indubbiamente una ricaduta in questo senso. Noi abbiamo deciso di accompagnare due persone conosciute ad un certo punto del loro percorso, ascoltando e cercando di venire incontro alle loro necessità, anche particolari e concrete, grazie all’aiuto della rete delle nostre amicizie. Man mano che i problemi emergevano e si rivelava la complessità della loro situazione, è stato indispensabile prendere contatto con gli operatori e le strutture preposte all’accoglienza.
Né all’inizio né in seguito abbiamo agito solo seguendo un impulso emotivo, ma per un desiderio consapevole di condivisione della loro vita e per amore al loro “destino”. Abbiamo agito per un senso di responsabilità.
È scaturita così una storia che ha coinvolto tanti altri, che, grazie al nostro gesto di accoglienza, sono stati aiutati ad incontrare a loro volta, in modo diretto e personale, una realtà vista fino a quel momento da lontano e da cui forse anche si tenevano lontano.
Per chi desiderasse conoscere la nostra storia, è disponibile la dispensa “L’inaspettata convenienza della famiglia. L’esperienza di accoglienza familiare di Kapi e Mamadou” edita dalla Associazione Famiglie per l’Accoglienza sede regionale Emilia Romagna, che è scaricabile a questo link: https://www.famiglieperaccoglienza.it/wp-content/uploads/2022/03/Linaspettata-convenienza-della-famiglia.pdf
Parole chiave : Accoglienza famiglia, Famiglie, migrazione
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Il tema dell’acqua nelle storie e nelle culture africane attraversa numerose discipline ed è oggetto di studi vasti e articolati. Imperi e civiltà sono nati lungo le rive dei grandi fiumi africani e in prossimità delle coste e dei laghi. L’acqua, necessità imprescindibile per gli insediamenti e per la sopravvivenza, è sempre stata un fattore centrale della dialettica pastorizia nomade-sedentarietà nella regione sub-Sahariana, e nello stesso tempo fondamentale via per trasporti e commercio. La ricerca delle fonti dei grandi corsi d’acqua e le possibilità implicite della viabilità fluviale hanno accelerato e giustificato le missioni esplorative europee, ispirando una ricca e controversa letteratura occidentale da Erodoto a Conrad. Paradossalmente, la narrazione autoctona su questo tema potrebbe e dovrebbe essere molto ampliata. Eppure, l’acqua è simbolo di identità e identificazione, elemento ancestrale di spiritualità, di ispirazione artistica contemporanea e di antiche e nuove mitologie.
L’acqua, proprio in quanto necessaria alla sopravvivenza e alla sicurezza di centinaia di milioni di persone, è uno dei maggiori problemi africani. Oggi l’insicurezza idrica causata dall’impoverimento di innumerevoli fonti d’acqua dolce naturali – tra tutte il Lago Ciad – è tra le principali cause di conflitto e migrazione (sia interna sia internazionale) dal continente – un fenomeno destinato ad aumentare con il peggiorare dei cambiamenti climatici. Numerosi programmi di salvaguardia delle risorse idriche sono emersi negli ultimi anni, tra i quali uno dei primi è stato il Lago Nasser. Tali programmi – nazionali e interstatali, oltre che di cooperazione internazionale – prevedono anche investimenti nel management delle risorse idriche e nella creazione di nuove infrastrutture, che, garantendo accesso diffuso e capillare all’acqua e usi sostenibili, hanno una ricaduta positiva sugli habitat sociali e naturali che da esse dipendono, creando le condizioni per un miglioramento diffuso della qualità della vita delle comunità. Ciononostante, non sono mancate e non mancano difficoltà e tensioni, come sta accadendo oggi per il progetto di costruzione di nuove dighe nella regione etiope dell’alto Nilo.
L’acqua si pone, dunque, al centro di questioni di governance e geopolitiche, come più volte evidenziato già molti anni or sono dallo storico burkinabè Joseph Ki-Zerbo – questioni che si intrecciano con il dibattito su sostenibilità, giustizia sociale, rapporti internazionali e, tuttora, decolonizzazione.
Questo numero di Africa e Mediterraneo intende raccogliere contributi sulle criticità associate alla tematica dell’acqua in Africa e per l’Africa.
Scadenza per l’invio
Le proposte dovranno pervenire entro il **31 gennaio 2023** all’indirizzo abstract@africaemediterraneo.it e saranno valutate dal/i curatore/i. In caso di esito positivo, il contributo – che può essere in italiano, inglese o francese – dovrà essere consegnato entro il **31 marzo 2023** insieme a cinque parole chiave in inglese, un abstract in inglese di non più di 100 parole e una nota biografica del/gli autore/i.
Africa e Mediterraneo si avvale di peer review anonima. Gli articoli e le proposte potranno essere inviati nelle seguenti lingue: italiano, inglese e francese.
*
Water and Africa | Water in Africa
Africa e Mediterraneo n. 98/2023
The theme of water in African cultures and histories is the object of extended studies in multiple disciplinary areas. Empires and civilizations emerged along the rivers of the great African rivers and lakes and the continent’s coasts. Water, a primary necessity for settlement and existence, has always been at the heart of the pastoral-nomadic relationship in sub-Saharan Africa, and at the same time a fundamental pathway for transportation and trade. The explorations of the sources of rivers and the inherent possibilities of the waterways accelerated and justified the first exploratory missions by Europeans, inspiring a controversial literature ranging from Herodotus to Conrad. A self-controlled narrative on this issue could and should be greatly expanded. However, water is a symbol of identity and identification, an ancestral element of spirituality, of artistic inspiration of old and contemporary mythologies.
As the very source of survival and security for millions of people, water is one of Africa’s greatest concerns. Today, water insecurity triggered by the weathering of the sources of drinkable water – an example is Lake Chad – is among the main causes of conflict and (internal and international) displacement across the continent – a phenomenon that will grow as climate change worsens. Several water preservation projects have been implemented, including, several decades ago, Lake Nasser. These national and inter-state initiatives – along with the ones of international cooperation – foresee investments in water management and the creation of new infrastructures to guarantee widespread access to water, yielding a positive impact on the social and environmental communities that depend on them and setting the condition for a widespread improvement of the quality of life. However, the same projects are also cause of conflict, as in the case of the new dams to be built in the Ethiopian region of the Nile.
As often observed by the Burkinabé historian Joseph Ki-Zerbo, water is thus also at the forefront of geopolitics and governance as it informs contemporary debates on sustainability, social justice, international relations and, thus far, decolonization.
This thematic issue of Africa e Mediterraneo aims to include contributions on the real and imaginary forms of water in Africa and for Africa.
Deadlines
The deadline to submit an abstract of no more than 400 word is **31 January 2023**. The abstract must be sent to abstract@africaemediterraneo.it. It will be reviewed by the editors of the issue. The deadline for submitting the finished article, along with a 100-word abstract and short profile of the author, is **31 March 2023**.
Africa e Mediterraneo is a blind peer-reviewed journal that publishes articles in Italian, English, and French.
Parole chiave : Acqua, Africa, Ambiente, Call for papers, migrazione, Rivista Africa e Mediterraneo
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È aperto il call for paper del numero 97 di Africa e Mediterraneo in uscita alla fine di quest’anno. Per la prima volta da diverso tempo, la rivista accoglierà contributi liberi in forma di saggi, articoli brevi, interviste e recensioni che saranno raccolti in un dossier miscellaneo a cura delle direttrici.
Gli abstract potranno provenire dalle aree umanistiche disciplinari a cui Africa e Mediterraneo dà generalmente spazio, come la letteratura, le scienze sociali, l’antropologia, la storia, le arti e la geografia, ma la rivista vaglierà attentamente anche proposte diverse, privilegiando quelle con prospettiva transdisciplinare e originale.
L’obiettivo di questo numero è offrire una mappatura in divenire di alcuni degli argomenti di maggior interesse per gli studiosi di Africa ed Europa, seguendo il percorso della ricerca accademica e indipendente in un momento di grande tensione e trasformazione internazionale. La scadenza per l’invio delle proposte è il 31 luglio 2022.
Chi voglia consultare i sommari degli ultimi dossier monografici può farlo a questo link: http://www.africaemediterraneo.it/it/numeri/ dove sono disponibili a partire dal numero 82. Tra gli argomenti trattati più di recente ci sono la moda e le arti visive, l’economia circolare e la sostenibilità, il corno d’Africa e l’editoria.
Parole chiave : Africa, call for paper, rivista, Rivista Africa e Mediterraneo
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Da metà marzo 2022, il servizio Punto Migranti, gestito dalla Cooperativa Sociale Abantu, attivo in ognuno dei 15 Comuni del Distretto Pianura Est di Bologna, è stato potenziato con consulenze specifiche in supporto all’Emergenza Ucraina. I nuclei presenti sul territorio sono stati incontrati ed orientati verso i servizi in ambito normativo, scolastico e sociale. A Bentivoglio le donne arrivate dall’Ucraina sono state invitate ad unirsi al corso di lingua italiana, attivo dal 2001, patrocinato dal Comune e organizzato dal Centro Sociale “Il Mulino”. Vedendo la massiccia partecipazione e il desiderio di condivisione con le altre studentesse dei propri sentimenti e vissuti, è nata l’idea di raccogliere in una piccola brochure le voci delle donne sfuggite alla guerra che, a loro volta, hanno coinvolto anche alcuni uomini venuti dal conflitto. In occasione del 77° anniversario della liberazione di Bentivoglio, il 22 aprile durante la cerimonia commemorativa, sono state lette pubblicamente queste riflessioni. E’ stato un momento denso di emozione, un monito perentorio contro la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. I testi sono stati raccolti in questa preziosa brochure che pubblichiamo.
Angela Bortolotti
Parole chiave : Bentivoglio, Donne, guerra, Ucraina
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14 gennaio 2022
A Parigi 30 anni della rivista Africa e Mediterraneo
Iniziamo il 2022 festeggiando ieri i 30 anni della nostra rivista Africa e Mediterraneo con un’esposizione delle nostre più significative riviste e pubblicazioni all’Istituto Culturale di Parigi all’interno del “The Recovery Plan. Devoir de mémoire à l’italienne”, un centro culturale itinerante dedicato alla produzione di artisti di origine africana nel contesto italiano. Le copertine dei nostri 94 numeri raccontano anni di studi, ricerca visiva, dialogo tra Europa e Africa, collaborazione con studiosi/e e creativi/e del continente e della Diasopra.
Il direttore dell’istituto Diego Marani ha voluto portare a Parigi uno spaccato della presenza afrodiscendente nella scena artistica e culturale italiane, ospitando The Recovery Plan, un “centro temporaneo itinerante” a cura di BHMF (Black History Month Florence), in collaborazione con BHMFBo (Black History Month Bologna) e la rivista “Africa e Mediterraneo”. L’inaugurazione è avvenuta ieri sera, 14 gennaio, in presenza dei curatori e del performer Dudu Kouaté e l’allestimento sarà aperto al al pubblico parigino dal 13 gennaio al 16 febbraio 2022. Tre sono le parti del progetto espositivo:
> “Gettare il Sasso e Nascondere la Mano” è il titolo di una mostra collettiva dedicata ai cinque artisti/e che hanno fatto parte della prima edizione della Residenza di Ricerca YGBI (Young Gifted and Black Italians): Binta Diaw, Victor Fotso Nyie, Francis Offman, Raziel Perin e Emmanuel Yoro. La mostra abbraccia una serie di narrazioni che collegano la spiritualità all’educazione, alla storia coloniale e alla sua materialità e all’attivismo storico.
> “Black Archive Alliance vol. III” nasce da una collaborazione tra un gruppo di cinque ricercatrici e ricercatori afrodiscendenti che hanno lavorato “in tandem” con gli artisti della prima edizione della YGBI Research Residency. Lavorando a coppie, attraverso un approccio sperimentale basato sul dialogo e lo scambio, hanno esplorato archivi tangibili e intangibili radicati in Italia.
> “Pulse: raccontando trent’anni di Africa e Mediterraneo” riconosce l’azione svolta dalla rivista nell’affrontare le produzioni creative, artistiche e letterarie, le problematiche sociali e culturali dei Paesi africani e le migrazioni internazionali, soprattutto tra Africa ed Europa, con uno sguardo complesso e critico.
In occasione dell’inaugurazione il pluristrumentalista Dudu Kouate ha tenuto un concerto inedito che si articola in racconti e musiche in cui si confrontano i vari linguaggi dell’artista e griot. Erano presenti l’artista Binta Diaw e gli artisti Victor Fotso Nyie, Francis Offman, Raziel Perin, assieme a Emmanuel Yoro e Justin Thompson di BHMF e Patrick Tatcheda di BHMBo.
Alcune informazioni sugli enti coinvolti:
Black History Month Florence e Black History Month Bologna
Black History Month Florence è stata fondata nel 2016 come rete interistituzionale per promuovere la produzione culturale Black che celebra le culture afro- discendenti nel contesto italiano. L’iniziativa programma, coordina e co-promuove annualmente più di cinquanta eventi nel mese di febbraio attraverso una rete formata e sostenuta da Comune, fondazioni, istituzioni, associazioni culturali, scuole e luoghi dedicati alle arti ealla musica.
Black History Month Bologna, ideato e promosso da Justin Randolph Thompson, Patrick Joël Tatcheda Yonkeu e Jean Blaise Nguimfack, nasce come rete interistituzionale per promuovere la produzione culturale Black celebrando la diversità delle culture afro-discendenti nel contesto bolognese. L’iniziativa pianifica, coordina e co-promuove annualmente nel mese di febbraio diversi eventi attraverso una rete formata e sostenuta dal Comune di Bologna e dal Comune di San Lazzaro di Savena e da fondazioni, istituzioni e associazioni culturali, scuole e luoghi dedicati all’arte e alla musica.
BHMF – Collettivo Curatoriale
BHMF (Black History Monday-Friday) è un duo curatoriale nato nel 2016 per volontà di Justin Randolph Thompson e Janine Gaëlle Dieudji a Firenze. Nei cinque anni di attività, il collettivo ha ideato mostre in collaborazione con istituzioni come le Gallerie degli Uffizi, le Murate Art District, il Museo MA*GA, Villa Romana e Fondazione Biagiotti, promuovendo il lavoro di decine di artisti ; tra gli altri, Barthélémy Toguo, Lyle Ashton Harris, Sanford Biggers, Karyn Olivier, M’barack Bouchichi, Nari Ward, Senam Okudzeto, Kevin Jerome Everson e Lerato Shadi. Iniziato nel 2016 come parte all’acronimo di Black History Month Florence, negli ultimi anni il progetto è stato ribattezzato Black History Monday- Friday, a voler sottolineare un impegno e una mediazione quotidiani verso l’arte e l’attivismo. Il lavoro del collettivo prevede la rinegoziazione del valore, delle nozioni di recupero e dell’impiego della comunità come forma di monumento fugace e necessariamente temporaneo.
BHMBo – Collettivo Curatoriale
BHMBo come collettivo curatoriale è diretto da Patrick Joel Tatcheda Yonkeu, in arte Omraam Tacheda, nato nel 1985 a Douala, Camerun. Dal 2020 Patrick è il direttore del primo capitolo esterno di Black History Month Florence, Black History Month Bologna. Ha curato una serie di mostre e progetti lavorando con artisti tra cui Hyacinthe Ouattara e Beya Gille Gacha.
Africa e Mediterraneo
Dal 1992, Africa e Mediterraneo pubblica dossier su temi legati alla cultura e società dei paesi africani e alle migrazioni internazionali, soprattutto tra Africa ed Europa. Dal 1995 è pubblicata dalla cooperativa Lai-momo di Bologna. La rivista vuole analizzare e approfondire la produzione creativa, artistica e letteraria dell’Africa, le problematiche sociali e culturali delle diverse aree del continente e i cambiamenti sociali e culturali portati dai flussi migratori e dall’interdipendenza globale. Applicando un approccio transdisciplinare e plurilinguistico, la rivista affronta i temi di volta in volta prescelti attraverso il contributo di varie aree della ricerca umanistica.
Per maggiori informazioni:
https://iicparigi.esteri.it/iic_parigi/it/
Parole chiave : Arte, arte africana, Istituto Culturale di Parigi, Rivista Africa e Mediterraneo, The Recovery Plan. Devoir de mémoire à l’italienne
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Dossier di Africa e Mediterraneo n. 96/2022 a cura di Vincenzo Fano.
Call for papers
Ci sono varie forme di razzismo, che sono alla base delle espressioni di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali ritenute diverse, spesso inferiori. Esse hanno giocato un ruolo significativo nelle fratture sociali e nei conflitti avvenuti nel continente africano e in generale nelle società mescolate dalle migrazioni transnazionali, forzate e non.
In questo dossier vorremmo discutere il razzismo genetico. Ci stiamo riferendo alla tesi secondo cui ci sarebbe sufficiente differenza genetica fra diversi gruppi di persone, tanto che alcuni avrebbero caratteristiche eticamente rilevanti diverse da altri. Non confessato, il razzismo genetico è spesso accettato come senso comune in ampi strati della popolazione, anche perché tra abitanti di diverse zone del nostro pianeta si riscontrano evidenti differenze antropofisiche, come il colore della pelle, i lineamenti del viso, la forma e le dimensioni dello scheletro.
In un articolo fondamentale del 1972, il grande biologo Lewontin ha messo a punto serie procedure per stabilire se esistano o meno le razze in senso genetico, proponendo che la variazione genetica che si ritrova in “razze” diverse è molto piccola, analoga a quella fra un nonno e suo nipote! Questi metodi hanno suscitato un ampio dibattito.
Si è tentato di stabilire l’esistenza di diverse “razze” anche sulla base dell’analisi dei comportamenti, ma in questo caso si rischia sempre di scambiare qualcosa di acquisito dall’interazione con l’ambiente con qualcosa di genetico.
Africa e Mediterraneo è interessata a contributi su questo tema, sia di carattere biologico che psicologico, sia di storia delle teorie razziste biologiche, che di epistemologia delle teorie razziste. Sono benvenuti anche studi sull’immaginario sociale del razzismo genetico e sugli aspetti epigenetici.
Vincenzo Fano è Professore ordinario di Logica e Filosofia della scienza presso il dipartimento di Scienze pure e applicate dell’Università di Urbino. È Fellow del Pittsburgh Center for Philosophy of Science e membro dell’Académie de Philosophie des Sciences. Dal 2020 è presidente della Società Italiana di Logica e Filosofia della scienza.
Scadenza per l’invio:
Le proposte (400 parole al massimo) dovranno pervenire entro il **15 febbraio 2022** agli indirizzi s.federici@africaemediterraneo.it e s.saleri@laimomo.it. Le proposte saranno esaminate dal curatore. In caso di accettazione la consegna del contributo, completo di abstract (100 parole, in inglese) e bionota, dovrà avvenire entro il **15 giugno 2022**.
Africa e Mediterraneo si avvale di peer review anonima. Gli articoli e le proposte potranno essere nelle seguenti lingue: italiano, inglese e francese.
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Racism Degree Zero: Epistemological Aspects of the Genetics Perspective
Issue of Africa e Mediterraneo n. 96/2022 edited by Vincenzo Fano.
Call for papers
There are multiple forms of racism, which are at the root of expressions of contempt and exclusion towards individuals or groups who belong to ethnic and cultural communities that are deemed different and often inferior. These expressions are pivotal to the social fractures and conflicts that have taken place in Africa and, more generally, in the societies mixed by – forced and otherwise – transnational migrations.
This issue explores the topic of genetic racism; the belief that genetic difference between groups of people is such that some manifest relevant ethical characteristics which are different from others. Genetic racism is often silently accepted as common sense by large segments of the population. This is also due to the clear anthropo-physical differences between people from different parts of the planet, such as skin color, facial features and body shape. In a founding article published in 1972, the renowned biologist Lewontin outlined rigorous procedures to establish whether races exist in a genetic sense, contending that the genetic variation exhibited by different “races” is minimal, analogous to that between a nephew and grandfather! This method has been the object of a long-standing debate. The existence of “races” has also been explained through behavioural analysis, but in this case there is a risk of mistaking something that is acquired via interaction with one’s context for a genetic trait.
Africa e Mediterraneo aims to publish articles that explore this topic through a biological and psychological lens, as well as that of the history of biological racist theories and the epistemology of racist theories. It is also interested in contributions analysing the social imagination of genetic racism and epigenetic aspects.
Vincenzo Fano is Full Professor of Logic and Philosophy of Science at the Department of Pure and Applied Sciences of Urbino University. He is a Visiting Fellow at Pittsburgh Center for Philosophy of Science and a member of the Académie de Philosophie des Sciences. In 2020 he became Chairman of the Italian Society of Logic and Philosophy of Science.
Deadline for submission:
The deadline to submit an abstract of no more than 400 word is **15 February 2022**. The abstract must be sent to s.federici@africaemediterraneo.it and s.saleri@laimomo.it. It will be reviewed by the editor of the issue. The deadline for submitting the finished article, along with a 100-word abstract and short profile of the author, is **15 June 2022**.
Africa e Mediterraneo is a peer-reviewed journal that publishes articles in Italian, English, and French.
Parole chiave : Lewontin, Razzismo genetico, Vincenzo Fano
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La presa del potere da parte dei Talebani avvenuta nell’estate del 2021 ed il conseguente repentino e significativo aggravamento della situazione socio-politica in Afghanistan hanno reso necessario un aggiornamento della “Country Guidance” curata da EASO, l’Agenzia dell’Unione Europea che si propone di armonizzare il sistema di asilo europeo, volta a fornire linee di indirizzo comuni agli Stati Membri nell’esame delle domande di protezione internazionale presentate dai cittadini del Paese di origine oggetto di approfondimento.
Come emerso dall’ultimo “Asylum Trends” pubblicato nell’ottobre del 2021, i cittadini afghani rappresentano la nazionalità maggiormente rappresentata all’interno delle domande di protezione internazionale presentate nel mese di agosto 2021 in Unione Europea, superando la Siria, Paese che ha vantato il triste primato di principale Paese d’origine negli ultimi 7 anni.
La nuova guida, aggiornata a novembre 2021, approfondisce i cambiamenti più significativi intervenuti in Afghanistan negli ultimi 3 mesi, con la dovuta premessa che le informazioni ivi contenute rimangono limitate e parziali rispetto a molti aspetti a causa della difficoltà di reperimento di fonti attendibili in seguito al 31 agosto 2021 e data l’imprevedibilità dei futuri accadimenti e i rischi di improvvise escalation di episodi di violenza indiscriminata.
Approfonditi gli specifici e potenziali attori di persecuzione o di grave danno presenti sul territorio afghano, la guida affronta quindi in primo luogo specificamente i profili dei soggetti che potrebbero essere a reale rischio di persecuzione individuale e per cui possa pertanto essere valutato il riconoscimento della più alta forma di protezione, lo status di rifugiato. Tra questi, rientrano le persone affiliate con il precedente Governo afghano, singoli cittadini aventi lavorato in ambito miliare al servizio di Paesi stranieri o aventi ricevuto supporto da essi, leader religiosi, persone a rischio di reclutamento forzato, personale del mondo educativo o della cultura, giornalisti e attivisti per i diritti umani, oltre che donne e bambini, in determinate e specifiche situazioni, nonché altri gruppi sociali ed etnici appartenenti a minoranze.
In secondo luogo, vengono affrontate le situazioni in cui, in caso di mancato riconoscimento dello status di rifugiato, gli organi decisionali sono tenuti ad esaminare i presupposti volti al riconoscimento della protezione sussidiaria. Viene quindi esaminata nello specifico la situazione di conflitto interno e di violenza indiscriminata all’interno del Paese.
Importante inoltre l’affondo rispetto al concetto di “alternativa di protezione interna”: è assai rilevante che tale concetto non sia più applicabile all’interno del Paese, in considerazione dell’attuale capillare controllo territoriale da parte dei Talebani. Ciò significa che, per una persona che abbia un fondato timore di persecuzione o di grave danno, non vi sia possibilità di ottenere protezione in alcuna zona all’interno del Paese, diversamente dalla situazione previgente, in cui, in determinate e specifiche situazioni, alcune zone venivano considerate potenzialmente sicure.