17 settembre 2020

Le frontiere possono diventare finestre. Africa e Mediterraneo da papa Francesco con il progetto “Snapshots”

Accoglienza e integrazione sono tappe di un processo non facile. A ricordarlo è Papa Francesco che il giorno 10 settembre 2020 ha incontrato in Vaticano il sindaco di Lampedusa Totò Martello e i partecipanti al progetto europeo Snapshots from the Borders. Questo progetto finanziato dall’Unione Europea, che vede come ente capofila il Comune di Lampedusa e Linosa insieme a 35 partner tra cui Africa e Mediterraneo, si propone di contribuire alla creazione di una cultura nuova nei confronti dei migranti, basata sulla solidarietà e sulla responsabilità condivisa a livello nazionale ed internazionale.

A questa udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano, a cui hanno partecipato anche i rappresentanti della nostra associazione Africa e Mediterraneo, il pontefice nel suo discorso (che si può ascoltare qui) ha illustrato la complessità dello scenario migratorio attuale, sottolineando la necessità che «le frontiere, da sempre considerate come barriere di divisione, possono invece diventare “finestre”, spazi di mutua conoscenza, di arricchimento reciproco, di comunione nella diversità; possono diventare luoghi in cui si sperimentano modelli per superare le difficoltà che i nuovi arrivi comportano per le comunità autoctone».

or100920122647_0109

A questa Nel corso dell’intervento il sindaco di Lampedusa ha illustrato al Papa Francesco la campagna No more Bricks in the wall, promossa dal progetto Snapshots from the Borders, per far diventare il 3 ottobre la Giornata Europea della Memoria e dell’Accoglienza in cui si ricordano tutte le vittime delle migrazioni. «Li chiamiamo migranti, clandestini, profughi: per noi sono anzitutto esseri umani, persone», ha detto Totò Martello, invitando a essere parte di un movimento solidale e a diffondere un messaggio di umanità e solidarietà nel cuore delle istituzioni europee.

Papa Francesco conclude toccando un nodo centrale, che riguarda la comunicazione che si fa del fenomeno migratorio. «È fondamentale», afferma, «mettere al centro le persone, i volti, le storie». Da qui l’importanza «di progetti, come quello da voi promosso, che cercano di proporre approcci diversi, ispirati dalla cultura dell’incontro, che costituisce il cammino verso un nuovo umanesimo».

Al termine dell’incontro il sindaco Martello ha donato a Papa Francesco una Croce realizzata da un artigiano lampedusano con il legno delle imbarcazioni dei migranti, ed una maglietta con la scritta “Io sono pescatore”, hashtag lanciato dallo stesso Martello per ricordare che per la gente di mare non esistono barriere, e chi è in difficoltà va aiutato.

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/le-frontiere-possono-diventare-finestre-africa-e-mediterraneo-da-papa-francesco-con-il-progetto-snapshots/trackback/

15 febbraio 2019

Xenofobia e jihadismo. Capire il Corano

«La conoscenza sconfigge la paura»: questo scrive Farid Adly nel suo saggio Capire il Corano (TAM editore, Milano, 2017). I sentimenti di paura spesso prevalgono nelle nostre società e sono all’origine di comportamenti razzisti e xenofobi, e in particolare la paura oggi è associata ad atteggiamenti anti-islamici. Sicuramente la situazione è peggiorata in seguito all’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, che ha generato una nuova serie di pregiudizi, ed è stata inoltre alimentata negativamente dai mass media durante gli ultimi anni, provocando la nascita di un’islamofobia diffusa. Il libro di Farid Adly, giornalista italo-libico, collaboratore di Radio popolare, Corriere della Sera e il Manifesto, oltre che attivista per i diritti umani, è un contributo importante che permette una riflessione sul dialogo interculturale e interreligioso. Attraverso un linguaggio semplice ed immediato, l’autore articola la narrazione partendo dalle proprie vicende biografiche e dal suo primo incontro con il testo coranico all’età di 5 anni, successivamente presenta i vari contenuti del libro sacro dei musulmani, gli sviluppi storici e filosofici, le questioni teologiche derivanti dalle varie interpretazioni, infine affronta le questioni complesse legate alla nostra contemporaneità, senza nasconderne i limiti o gli aspetti problematici, come ad esempio le disuguaglianze di genere e la subordinazione della donna, previste nel Corano, oppure la questione della schiavitù, che è sempre stata considerata lecita dal punto di vista teologico.

preghiera_musulmana

Farid riconosce apertamente che è necessaria «un’interpretazione riformata, per superare leggi e decreti che oggi non hanno più motivo d’essere, rispetto alla società nomade della penisola arabica di quattordici secoli fa»: quello che propone, dunque, è un Islam riformatore e un’interpretazione del Corano che sia in linea con i cambiamenti storici. Infatti, ribadisce che «i temi della libertà, uguaglianza e giustizia hanno forti radici nel testo coranico, ma le interpretazioni letterali, non attualizzate alle condizioni sociali e culturali dell’oggi sono un cappio che frena lo sviluppo civile delle società musulmane». Il suo è, quindi, un invito a un’interpretazione laica del Corano e a «tagliare il cordone ombelicale», che vede una minoranza di estremisti ferma a posizioni retrograde che hanno portato a deviazioni jihadiste, mentre una stragrande maggioranza dei musulmani desidera il cambiamento. Una posizione che ci fa pensare alla grande figura di Mohamed Arkoun, membro del comitato scientifico di Africa e Mediterraneo sino alla sua morte nel 2010, un pensatore algerino, insegnante alla Sorbona, che ha sempre insistito sulla necessità per l’Islam di riformarsi.
L’obiettivo dell’autore è, dunque, quello di offrire un’opera divulgativa in risposta alle generalizzazioni xenofobe e alla deformazione jihadista, che si nasconde dietro la fede per compiere crimini terroristici. Il suo è un tentativo di instaurare un processo di confronto e dialogo comune, basato sulla consapevolezza e sulla conoscenza dell’Islam, una religione che coinvolge un miliardo e seicento milioni di musulmani sparsi in cinque continenti, con tradizioni, lingue e abitudini diverse, e che sono uniti dalla lettura quotidiana del Corano.

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/xenofobia-e-jihadismo-capire-il-corano/trackback/

29 ottobre 2018

Immigrazione: tutti i dati. La presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2018 a Bologna

dossier-statistico-rivista-africa-e-mediterraneo

Nonostante il tema dell’immigrazione sia terreno di caccia per la propaganda politica, appare forte il bisogno di un’informazione corretta e quanto più possibile completa: lo ha dimostrato la grande affluenza di pubblico alla presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2018 che si è tenuta il 25 ottobre in Palazzo d’Accursio a Bologna, in contemporanea con le presentazioni in tutte le Regioni e Province Autonome d’Italia. L’evento bolognese – organizzato dall’associazione Africa e Mediterraneo, focal point per la Regione Emilia-Romagna del Dossier statistico immigrazione IDOS/Confronti, con il patrocinio del Comune di Bologna – ha visto una grande partecipazione da parte di giornalisti, operatori del settore sociale, esponenti del sindacato e di fondazioni bancarie, politici locali, rappresentanti dell’associazionismo culturale e religioso, studenti.

Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo, ha moderato gli interventi e presentato alcuni dati sul fenomeno migratorio a livello nazionale e internazionale. In particolare, ha sottolineato che, sulla stessa linea degli ultimi anni, l’Italia non è né il Paese con il numero più alto di immigrati né quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo. Infatti, con circa 5 milioni di residenti stranieri (5.144.000 a fine 2017, secondo l’ISTAT), il nostro paese viene dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni, mentre supera di poco la Francia (4,6 milioni) e la Spagna (4,4). I rappresentanti istituzionali hanno dato il benvenuto ai partecipanti sottolineando l’importanza, nel contesto sociale e politico contemporaneo, di ricercare e riflettere su dati che rappresentano la realtà. L’assessore al Lavoro Marco Lombardo ha invitato le amministrazioni e istituzioni locali impegnate nella gestione del fenomeno migratorio a curare con egual impegno non solo l’accoglienza, ma anche la comunicazione. “Abbiamo il dovere di dare un messaggio: un sistema d’accoglienza è possibile e ci aiuta a superare momenti di paura che non hanno riscontro nei dati. Bologna è e rimarrà la città dei portici. E i portici abbracciano”, ha sottolineato l’assessore.

Maria Adele Mimmi, capo area Welfare del Comune di Bologna, ha ribadito l’impegno delle istituzioni locali a rafforzare il sistema d’accoglienza locale e a promuovere l’utilizzo di un nuovo linguaggio per parlare di migrazioni. Andrea Stuppini, redattore del Dossier, si è focalizzato sull’impatto economico e lavorativo dell’immigrazione in Emilia Romagna, dove oltre 255.000 lavoratori stranieri versano contributi superiori alle spese previdenziali loro dedicate. Inoltre, ha sottolineato come i cittadini stranieri abbiano risentito della crisi economica maggiormente, con un tasso di occupazione inferiore a quello degli italiani (dieci anni fa la situazione era inversa), e un guadagno medio inferiore del 23% rispetto alla media italiana.

presentazione-dossier-idos-2018

Valerio Vanelli, dell’Osservatorio sul fenomeno migratorio della Regione Emilia-Romagna, ha illustrato i dati regionali ed evidenziato come il fenomeno vada verso la stabilizzazione e il radicamento. In base al rapporto sui dati 2017, i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna al 1° gennaio 2018 sono 538.677, pari al 12,1% della popolazione complessiva. Nonostante quasi 6.000 persone in meno rispetto al 2016 abbiano ottenuto la cittadinanza in Emilia-Romagna, un quarto dei bambini nella fascia d’età dei 5 anni nati in Emilia-Romagna hanno genitori stranieri.

Alcuni aggiornamenti sul pluralismo religioso in rapporto alle migrazioni sono stati quindi offerti da Alessia Passarelli, del Centro Studi Confronti, ad esempio la notazione che, a differenza del pensiero comune, la maggioranza degli immigrati, il 52,6%, è di fede cristiana, mentre i credenti musulmani sono il 32,7% del totale e la percentuale di immigrati atei o agnostici è del 4,7% e in costante aumento. Passarelli ha inoltre sottolineato come la mancanza di dialogo fra le istituzioni pubbliche e le comunità religiose presenti sul territorio potrebbe risultare in una chiusura di queste comunità e nella nascita al loro interno di percorsi poco controllabili. “Spesso fermarsi significa anche fare un passo indietro” e perdere l’occasione di fare del pluralismo religioso una ricchezza per la società.

Annalisa Faccini, rappresentante di ASP Città di Bologna, ha presentato i dati aggiornati del sito Bologna Cares! sul sistema d’accoglienza SPRAR a Bologna, sottolineando la progettualità innovativa e complessa che ha portato alla sua organizzazione a partire da settembre 2017. Ha evidenziato in particolare l’impatto positivo sugli ospiti, in particolare per quanto riguarda i servizi volti all’inserimento nell’ambito lavorativo, che hanno portato molti beneficiari ad attivare tirocini formativi.

Il Dossier, nato nel 1991 per raccogliere e riflettere sui dati relativi al fenomeno migratorio, si è avvalso del contributo di oltre un centinaio di ricercatori e studiosi, con competenze e retaggi culturali differenti, in una coralità di approcci che fanno la ricchezza interpretativa e contenutistica del volume. A curare il Dossier il Centro Studi e ricerche IDOS insieme al Centro Studi Confronti, con il sostegno dei fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e la collaborazione di UNAR.

Sarà presto online il nuovo sito del Dossier, www.dossierimmigrazione.it, completamente rinnovato grazie alla collaborazione di coop. Lai-momo, che conterrà dati e informazioni e la possibilità di acquistare il dossier online, in formato sia cartaceo sia elettronico.

presentazione-dossier-idos

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/immigrazione-tutti-i-dati-la-presentazione-del-dossier-statistico-immigrazione-2018-a-bologna/trackback/

22 marzo 2018

L’integrazione lavorativa di migranti e richiedenti asilo: la nuova call della rivista Africa e Mediterraneo

La rivista Africa e Mediterraneo dedicherà il dossier del prossimo numero al tema dell’Integrazione lavorativa di migranti e richiedenti asilo.

L’aspetto economico e lavorativo ha un ruolo rilevante nel dibattito odierno sulla migrazione: in Italia, i cittadini stranieri, che costituiscono l’8,3% dei residenti, rappresentano il 10% degli occupati e producono l’8,8% del Pil. Inoltre, un terzo dei nuovi assunti è di origine straniera (fonte: Dossier Statistico Immigrazione 2017).

Negli ultimi anni le priorità dei Paesi UE sono state focalizzate sul tema degli sbarchi e sulla gestione dell’accoglienza: oggi si stanno spostando dalla prima accoglienza ad azioni a più lungo termine, finalizzate all’integrazione sociale ed economica dei migranti nel tessuto sociale e produttivo europeo.

Vi è un consenso ampiamente condiviso tra gli esperti sul fatto che la partecipazione al mercato del lavoro è il passo più importante per un’integrazione riuscita nelle società ospitanti e per un impatto economico positivo, poiché presumibilmente un numero elevato di richiedenti asilo e rifugiati rimarrà nell’UE per diversi anni.

call_88

© Lai-momo / V. V. Ventura

Nel 2016 la Commissione europea ha istituito un piano d’azione sull’integrazione dei cittadini di Paesi terzi, che ha stabilito i principi di base per rispondere alle sfide dell’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, e da allora la questione è al centro del dibattito europeo. L’istruzione e la formazione sono tra gli strumenti più potenti per favorire l’occupazione: l’accesso ad essi dovrebbe essere garantito e promosso prima possibile.

Se si analizza tuttavia la situazione attuale emergono numerose differenze nelle condizioni lavorative dei cittadini di Paesi terzi rispetto agli autoctoni nella maggior parte degli Stati membri, pur presentando condizioni, linee politiche ed esperienze molto diverse tra di loro.
Infine, un altro tema fondamentale da affrontare per favorire l’accesso al mercato del lavoro è quello della certificazione delle competenze, dibattito aperto e di non facile risoluzione.

Le proposte per contribuire al dossier potranno trattare, secondo vari approcci disciplinari, differenti temi, tra cui: le politiche rispetto all’inserimento lavorativo dei migranti in Europa; possibilità e opportunità offerte nell’ambito dell’autoimprenditoria dei migranti e il loro apporto al tessuto economico europeo; discriminazioni nel mondo del lavoro e criticità del percorso di inserimento; certificazioni e riconoscimenti dei titoli di studio e delle competenze; migrazione circolare e sviluppo dei Paesi di origine.

Scadenze per l’invio
Invio delle proposte (400 parole al massimo): 30 aprile 2018 
Invio del contributo (in caso di accettazione): 20 giugno 2018.
Le proposte dovranno pervenire agli indirizzi:
s.federici@africaemediterraneo.it e m.scrivo@africaemediterraneo.it.
Gli articoli e le proposte potranno essere inviate nelle seguenti lingue: italiano, inglese e francese.

Di seguito è possibile scaricare la call for papers completa in italiano e in inglese.

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/lintegrazione-lavorativa-di-migranti-e-richiedenti-asilo-la-nuova-call-della-rivista-africa-e-mediterraneo/trackback/

15 dicembre 2016

RAPPORTO IMMIGRAZIONE E IMPRENDITORIA 2016

rapportoIl “fare impresa” da parte di migranti residenti in Italia continua a espandersi, nonostante gli ostacoli sempre più numerosi e complessi che i lavoratori di origine straniera devono affrontare. Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2016 curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS e realizzato in un’edizione bilingue, illustra questo fenomeno complesso attraverso un’analisi organica dell’iniziativa imprenditoriale immigrata, imperniata su vari aspetti, con un ampio supporto di dati statistici: il contesto internazionale; i principali settori di attività; il ruolo nella crisi economica; la distribuzione territoriale delle imprese; le difficoltà riscontrate nell’accesso alle informazioni necessarie e nel soddisfare i requisiti economici e amministrativi previsti dalle procedure, che spesso presuppongono strutturati percorsi di inserimento. I dati descrivono uno scenario sociale di crescente importanza, in cui si ritrovano e si trasformano le esigenze occupazionali e di promozione socio-economica dei lavoratori immigrati, le quali, se adeguatamente valorizzate e sostenute, possono innescare interessanti processi di sviluppo per l’intero sistema economico-produttivo nazionale ed internazionale. La consolidata collaborazione di IDOS con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e con MoneyGram, infatti, si inserisce in questo specifico percorso di supporto e di attenzione all’universo della piccola e media imprenditoria immigrata, segnalandone e valorizzandone le eccellenze in un’ottica comunitaria.

Per visualizzare in sintesi il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria clicca qui: scheda-rapporto-imprenditoria-2016

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/rapporto-immigrazione-e-imprenditoria-2016/trackback/

21 ottobre 2016

Sport e immigrazione: tra razzismo e convivenza.

Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare.
Esso ha il potere di unire le persone in un modo
in cui poche altre cose lo fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono.
Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione.

(Nelson Mandela, 1st President of democratic South Africa)

01_presentazione-africa-emed-n84-dadynamo

Il 14 ottobre a Bologna si è tenuta la presentazione del nuovo dossier di Africa e Mediterraneo “Sport e immigrazione”, realizzato all’interno di Bologna cares!, la campagna di comunicazione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). L’evento, che si è svolto presso gli spazi di Dynamo – La velostazione di Bologna e in collaborazione con il Terra di Tutti Film Festival, è stato condotto da Vittorio Martone e, dopo un’introduzione di Luca Rizzo Nervo, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bologna, si è articolato intorno al tema dello sport come strumento efficace d’integrazione ed inclusione sociale per gli immigrati. Durante la presentazione sono intervenuti sociologi, giornalisti e rappresentanti dell’associazionismo sportivo, e sono stati proiettati due video che hanno raccontato alcune esperienze di richiedenti asilo impegnati in attività sportive: il pugilato e la thai boxe praticati da Ahmed e Camara, e il calcio della squadra del Papa Giovanni Footbal Club di Crespellano. Riflettendo in modo specifico sul ruolo delle pratiche socio-culturali che caratterizzano il quotidiano dei migranti, la sfida del nuovo dossier è focalizzata su uno spazio sociale innovativo, come lo sport, che offre straordinarie possibilità di apertura, di dialogo, di partecipazione civile e di socializzazione positiva tra i migranti e i membri della società che li accolgono. I luoghi di pratica sportiva possono diventare anche ambiti di discriminazione, dove possono avvenire episodi di razzismo: lo sport è, infatti, un campo in cui agiscono persone che sono alla ricerca di una propria identità culturale in una data realtà sociale, e la difficoltà sta nel tentare di superare il confine delle differenze, cercando di trasformare la pratica sportiva in un «luogo generativo di intercultura».

Per maggiori informazioni:
www.bolognacares.it/2016-africa-e-mediterraneo-n-84-116-sport-e-immigrazione
www.facebook.com/Bolognacares/?fref=ts

Per la visione dei video proiettati durante l’evento:
www.youtube.com/watch?v=Npc0Qt0Ki1k
www.youtube.com/watch?v=-CbCdRy3TZc

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/sport-e-immigrazione-tra-razzismo-e-convivenza/trackback/

01 agosto 2016

Una sera in giardino a Lama di Reno

Incontro a Lama di Reno

Porte aperte mercoledì sera al Polo formativo e di accoglienza di Lama di Reno (Marzabotto), nel quale sono ospiti alcuni richiedenti asilo che seguiranno un percorso formativo nell’artigianato http://www.laimomo.it/a/index.php/it/altre-notizie/271-apre-il-polo-formativo-di-lama-di-reno. Dalle 18 alle 20, i cittadini di Marzabotto e tutte le persone interessate hanno potuto partecipare a un incontro-aperitivo nel giardino della struttura di accoglienza, inaugurata da pochi giorni con l’arrivo dei primi ospiti. Conoscersi era infatti lo scopo principale della serata e così è stato: gli abitanti di Lama di Reno hanno potuto incontrare personalmente i loro nuovi vicini di casa e viceversa, così come hanno potuto parlare con gli operatori che lavorano alle varie attività legate all’accoglienza e alla formazione e visitare il laboratorio.

L’incontro era organizzato con una decina di picc   oli gruppi di operatori e ospiti che, dislocati in vari punti del giardino e della sala laboratorio, erano a disposizione per dialogare con le singole persone, le famiglie e gli amministratori locali presenti. Ogni gruppo era dedicato a un argomento specifico: la procedura per la domanda di asilo, il supporto sanitario, l’insegnamento dell’Italiano, l’attività di cura del giardino, la cucina e i menù, l’attività di volontariato, l’inserimento nel mondo del lavoro e naturalmente il progetto di Lama di Reno di formazione alla produzione in pelle per la moda. Gli intervenuti hanno così potuto fare domande su diversi aspetti del progetto e in generale sull’attività di accoglienza.

Alla serata ha collaborato Radio Frequenza Appennino, che ha organizzato un DJ Set basato sull’esperienza di Folilà, la trasmissione prodotta insieme a richiedenti asilo del Distretto di Porretta Terme. Ognuno degli ospiti aveva scelto la propria canzone da trasmettere, e così si sono ascoltati brani di Yussou N’dour, Ali Farka Touré, Alpha Blondy, mentre un giovane del Burkina Faso inaspettatamente ha scelto Oh Sole mio, da lui scoperta durante una lezione di Italiano.
Infine, il musicista Kalifa Koné ha suonato dal vivo il suo strumento, la Kora, facendo risuonare le musiche del Mali tra le colline dell’Appennino.

Tra un bicchiere di prosecco, una pizzetta e una chiacchiera, con i bambini che giocavano a nascondino nel giardino, le due ore sono passate in fretta e le persone sono andate a casa con qualche informazione in più, mentre gli ospiti sono rimasti a mettere in ordine, con la consapevolezza di avere forse cominciato stringere qualche nuova conoscenza.

SS2016-07-27 18.53.19 SSA2016-07-27 18.54.57SS2016-07-27 18.53.12 SSA2016-08-01 18.12.44 SSA2016-08-01 18.13.09

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/una-sera-in-giardino-a-lama-di-reno/trackback/

26 luglio 2016

Apre il polo formativo di Lama di Reno!

 

Simone-Cipriani

Il 16 luglio è stato aperto a Marzabotto il Polo sperimentale di formazione e accoglienza promosso dalla cooperativa Lai-momo e da Ethical Fashion Initiative, il programma dell’agenzia delle Nazioni Unite “International Trade Centre”.

Il progetto è nato per offrire un’opportunità di formazione laboratoriale nel settore della moda a un gruppo di richiedenti asilo accolti presso diverse strutture dell’area metropolitana bolognese. L’idea è di avviare un’esperienza formativa e produttiva, integrando ai servizi di accoglienza percorsi di qualificazione professionale e occasioni di impiego, in Italia e, in caso di volontà di rientro, nei Paesi di origine, dove il programma delle Nazioni Unite ha in corso differenti produzioni.

Ethical Fashion Initiative, infatti, a partire dal 2009 porta grandi stilisti internazionali, come Vivienne Westwood e Stella McCartney, a produrre parte delle loro collezioni in Africa e ad Haiti. Il progetto garantisce standard di lavoro etici in tutta la filiera lavorativa, che impiega principalmente donne. Attraverso il proprio lavoro e i salari giusti ricevuti, le lavoratrici e i lavoratori hanno la possibilità di accedere al sistema sanitario nazionale e di garantire l’accesso all’istruzione ai propri figli.

La collaborazione tra Ethical Fashion Initiative e Lai-momo ha avuto inizio alla fine del 2015 con Generation Africa: nella cornice di Pitti Immagine Uomo hanno sfilato sulla passerella le creazioni di quattro stilisti africani e, tra gli indossatori professionisti, sfilavano 3 richiedenti asilo “bolognesi” selezionati in base all’altezza e all’aspetto fisico.

In questi giorni il primo gruppo di ospiti si è trasferito nella struttura: si tratta di persone provenienti da Pakistan, Senegal, Bangladesh, Guinea, Burkina Faso e di età compresa tra i 19 e i 30 anni. Alcuni di loro hanno esperienze pregresse come sarti nel Paese di origine o hanno imparato a tessere prodotti di abbigliamento durante il periodo trascorso il Libia.

Durante l’inaugurazione, il Sindaco Romano Franchi ha spiegato come il progetto, senza oneri per il Comune di Marzabotto, possa contribuire al percorso di riqualificazione della frazione e ha ricordato come le colline che circondano Lama di Reno hanno visto uomini e donne attivi contro l’occupazione nazista che aveva alla base un’ideologia razzista.

Macchina da cucire

Andrea Marchesini ha affermato: “Non è un progetto facile, perché ha una componente di innovazione molto forte. Ci sono state alcune critiche, e a criticare si fa presto. Noi, intanto, abbiamo investito e lavorato perché oggi si potesse aprire: vorremmo davvero che si creassero occasioni di incontro con la comunità locale e per questo proponiamo di realizzare attività di socializzazione con i cittadini e di volontariato per la manutenzione del territorio.”

All’evento ha partecipato, oltre al vicesindaco della Città Metropolitana di Bologna Massimo Gnudi, la deputata Marilena Fabbri, che ha sottolineato l’interesse dal punto di vista nazionale di questa sperimentazione. Il responsabile dei progetti di Cultura e Sviluppo della Commissione europea Giorgio Ficcarelli, arrivato quella mattina da Bruxelles, ha spiegato che “la Commissione dedica una grande attenzione allo sviluppo dei paesi emergenti, ed è fortemente interessata al monitoraggio di questo percorso.”

Infine, il direttore di Ethical Fashion Initiative, Simone Cipriani, in un “vulcanico” intervento ha illustrato l’iniziativa da lui fondata, il successo che ha riscosso presso grandi stilisti e, di conseguenza, le ricadute positive per le popolazioni locali. Ha poi richiamato lo spirito del progetto di formazione alla Lama, ricordando che l’Africa è un continente popolato da giovani, e i giovani, che guardano al futuro, non potranno essere fermati da nessun muro, mare o politica migratoria se non si creeranno le condizioni perché essi stessi possano costruire un futuro dignitoso.

Ora, con i primi richiedenti asilo, comincia l’inserimento nella comunità della Lama. La prossima settimana, mercoledì 27 luglio dalle 18 alle 20, si terrà una serata di incontro/aperitivo nel parco della struttura, per cominciare a conoscersi davvero.

Polo formativo di Lama di Reno-2

 

 

 

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/apre-il-polo-formativo-di-lama-di-reno/trackback/

20 luglio 2016

Un giorno a scuola

“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre.”

Photo credit: Simona Hassan

Photo credit: Simona Hassan

Kaltouma scrive e legge poco, ma ha una grande tenacia e ricopia fiumi di parole accavallandole sopra righe di quaderno disordinato. È in Italia da 18 anni, ha cambiato varie case, è tornata spesso nel suo paese e il giorno in cui è arrivata qui se lo ricorda benissimo. È partita sola con i suoi quattro bambini e quattro valigie in autobus dal Marocco per raggiungere il marito. Ha impiegato 4 giorni a causa di un guasto al motore all’altezza di Malaga, che ha fermato il viaggio più di un giorno. Questo racconta Kaltouma, un po’ da sola, un po’ con l’aiuto delle sue compagne, tutte marocchine come lei, e sorride, sorride sempre, con gli occhi, con la bocca, con la voce, viene voglia di starle accanto.

“Qual è un ricordo che conservi della tua vita in Marocco?”, le chiedo.
Ha risposto “La mia pecora. Mi voleva bene, mi amava e quando sono andata via ha pianto e quando tornavo belava di gioia, mi veniva incontro, non mi mollava più!”.

A Baricella è stato realizzato un corso di 40 ore, troppo poche per vedere migliorare la lingua italiana parlata da queste donne, ma sufficienti per creare un legame, parlare di noi, ascoltare racconti che, come quelli di Kaltouma, lasciano spazio alla memoria personale, quella lontana e quella presente di tutti i giorni. Una strana alchimia si crea in questi brevi spazi di tempo dove le faccende domestiche rimangono tra le mura di casa e le parole si riempiono di leggerezza e tranquillità.

Photo Credit: Simona Hassan

Il quaderno di una studentessa

Ciò che ho imparato in tanti anni di lezioni d’italiano è l’importanza dei contenuti nascosti tra le esigenze di apprendimento che sono sui libri, che piano piano riempiamo, spiegazziamo, cancelliamo, riscriviamo. Non ci sono registratori né video, la lezione frontale si trasforma in un lavoro di gruppo perché il livello perfetto di partenza non è mai raggiunto, quindi le più brave, le più scolarizzate aiutano le altre, ma a volte chi non scrive o legge sa parlare bene e così, ancora una volta, c’è chi aiuta chi è meno bravo.

Parlo al femminile perché il 90% dei corsi sono frequentati da donne, casalinghe per lo più o lavoratrici saltuarie. A Baricella la frequenza non è mai calata e questo è importante per chi, come noi, lavora in questi progetti, perché non è semplice trovare un gruppo che tenga il passo fino in fondo. Le assenze hanno diverse motivazioni: a volte si tratta un bambino malato che non sanno a chi lasciare, altre è uno screzio con il marito, altre ancora la fatica del Ramadan o la distanza tra scuola e casa o semplicemente la frustrazione dell’imparare, lo sforzo che non viene soddisfatto dai risultati ottenuti.

Photo Credit: Simona Hassan

Photo Credit: Simona Hassan

Quaranta ore di corso non sarebbero sufficienti per imparare nessuna lingua, ma non è comunque poco per chi vuole cominciare a fare un percorso di apprendimento che impegna così tante energie. Per questa ragione i contenuti entrano in nostro aiuto, perché sono convinta che non ci sia motore più forte, per imparare a parlare, di quello che ti fa esprimere chi sei, cosa vuoi, quali sono i tuoi sogni, le tue paure, i tuoi grandi amori e affetti. Se parliamo di noi, di ciò che ci interessa, “troviamo” le parole, se ci caliamo in uno schema di conversazione da “manuale”, allora “copiamo” le parole. Si tratta di una differenza enorme.

Lavorare con la narrazione è molto difficile quando il livello di partenza è elementare o addirittura di pre-alfabetizzazione, ma grazie ad ambiti lessicali circoscritti a esperienze di vita quotidiane e di dimensione affettiva i risultati ci sono: piccole composizioni scritte, frasi isolate, parole dette, descrizioni, brevissimi racconti scritti e orali. La lingua come veicolo di esperienze, conoscenze, emozioni in un divenire che nasce dalla presentazione degli argomenti, il riconoscimento delle strutture, la produzione scritta e orale senza mai dimenticare di non avere fretta, né di insegnare né di imparare. Abbiamo visto qualche lacrima nel momento del raccontarsi, ma soprattutto abbiamo ascoltato tante risate, confusione di chiacchiere che cercano spiegazioni e poi silenzi, interrotti da qualche bambino affamato che piangeva nella culla.

In classe c’erano due gruppi di lavoro, abbiamo condiviso l’enorme spazio concesso dal centro anziani “la Baita”, proprio a fianco al comune di Baricella. Io seguivo le donne scolarizzate, Simona si occupava delle scarsamente alfabetizzate. Sono stati due mesi e mezzo di condivisione di tempo, di conoscenza reciproca e di conquista della loro fiducia, senza la quale poco sarebbe possibile realizzare.

Francesca Z., insegnante L2 del corso di Baricella, realizzato all’interno del Piano distrettuale per la diffusione della conoscenza della lingua italiana promosso dai Comuni del Distretto socio-sanitario di Pianura Est della provincia di Bologna e realizzati da Lai-momo soc. coop.

********

Photo credit: Simona Hassan

Photo credit: Simona Hassan

I corsi di italiano per stranieri sono una realtà̀ che ho conosciuto qualche anno fa e che nel giro di poco tempo è riuscita a darmi tanto. Questa volta sono stata contattata per seguire come “tutor” un piccolo gruppo di persone scarsamente alfabetizzate, tutte donne e provenienti dal Marocco, all’interno di un corso L2 a Baricella, il piccolo paese della provincia di Bologna dove vivo. Per quanto questo lavoro richieda un quantitativo di energia notevole ad esso corrisponde poi una soddisfazione particolare, preziosa: notare i piccoli progressi, sottolineare i timidi passi avanti, lodare l’impegno che queste donne mettono nel tentativo di uscire dall’aula un po’ più̀ consapevoli del loro ingresso è qualcosa a cui difficilmente si riesce a dare un valore.

Così, per una quarantina di ore, abbiamo condiviso uno spazio, ma soprattutto altro: il tempo è relativo, insufficiente per imparare, a volte anche solo intuire, i tratti di una lingua sconosciuta. La presa sulla penna non è salda, ignota è la geometria dei fogli di quaderno, ma è proprio quando il linguaggio delle parole latita che succede qualcosa di inaspettato e prezioso: si condividono sguardi densi di intenzioni e intuizioni, si usano le mani, le espressioni del viso si mescolano alle poche parole italiane che si conoscono e alla propria lingua madre. Il risultato è una tensione positiva, un carico di energia che si trasforma sempre in una risata, in un sorriso imbarazzato, ma soddisfatto, in una lucida condivisione.

Photo Credit: Simona Hassan

Photo Credit: Simona Hassan

È capitato che ogni tanto Naima arrivasse in ritardo al corso perché́ quando non riusciva a prendere l’autobus decideva di percorrere sette chilometri a piedi dal luogo del suo lavoro (notturno) alla nostra sede. Come se vedesse nelle due ore e mezza passate insieme a scrivere e parlare qualcosa di preziosissimo, arrivava scusandosi sommessamente, sinceramente dispiaciuta del ritardo. Ho ancora negli occhi i suoi quaderni con pagine infinite di lettere, parole, brevi frasi, testimonianze reali di questa pura intenzione, di questa infinita determinazione. Anche negli occhi di Aicha, la più anziana del gruppo, scorreva vispo un certo impegno, una specie di perseveranza davvero tenace anche di fronte ai progressi infinitesimali di ogni giorno. Nadia, aiutata dalla figlia, ha fatto salti in avanti entusiasmanti, così come Saadia, con il suo sguardo dolce e triste.

È difficile per queste signore trovare il tempo e lo slancio giusto per aprire i libri in momenti diversi da quelli del corso: sono mogli, madri e sono analfabete. Riuscire ad orientare lo sguardo su segni stranieri, concentrare i propri sforzi su suoni profondamente diversi da quelli conosciuti non è un’operazione semplice. Sono richiesti strumenti che spesso queste donne non riescono ad avere nell’immediato. Di frequente poi intervengono gli ostacoli, le condizioni e le situazioni del reale, di un quotidiano che per certi versi può essere ostico, a volte soffocante. Vedersi settimanalmente acquista quindi un senso in più, come un momento in cui rincontrarsi, ritrovarsi, riprendere i fili a piccoli passi, ripetere, radunare le energie di tutte per riconoscersi e ripartire ogni volta senza abbattersi. In questo le signore sono state fortissime: la costanza che hanno avuto è lodevole, non sono quasi mai mancate a questo appuntamento. Questa sfida, questo mettersi in gioco totalmente, ha richiesto loro non solo impegno, ma anche la necessità di aprirsi e donare piccole parti di sé: le ho raccolte con tutta la sensibilità e dolcezza che conosco, le stesse che ho visto nei loro occhi pieni di tenacia.

Photo credit: Simona Hassan

Photo credit: Simona Hassan

Abbiamo quindi condiviso non solo uno spazio, ma anche il tempo presente di quei giorni e quello passato delle loro vite, dei loro viaggi, delle loro esperienze giornaliere in cui solo la lingua italiana può avvicinarle e aiutarle a prendere posto in questo piccolo paese quale è Baricella, in quello che ora è il Paese in cui vivono e si chiama Italia. Abbiamo condiviso – a volte basta uno sguardo, un abbraccio – momenti importanti che spesso sconvolgono la quotidianità di tutti, ma anche le ricette per fare un buon couscous; le speranze affinché́ i loro figli continuino a lavorare e gli occhi illuminati dal pensiero dell’estate da passare in Marocco; un ricordo doloroso riaffiorato all’improvviso e la sorpresa di come alcune parole italiane e arabe si somiglino; il divertimento nello scoprire che allo stesso suono corrispondono parole italiane e arabe con significati molto diversi, lo scambio reciproco e la voglia di conoscersi un po’ di più; l’imbarazzo di una parola italiana che proprio non si riesce a pronunciare e la soddisfazione del guizzo di memoria quando l’associazione tra segno e suono è finalmente quella giusta.

Le lettere, le parole che formano una lingua, sono uno dei pochi strumenti che abbiamo per tendere la mano, ascoltare e conoscerci. Arricchite da tutto quell’universo sensoriale, che necessariamente interviene quando i suoni faticano a uscire o la penna è faticosa da tenere in mano, diventano un’esperienza, una delle più forti e preziose che possiamo fare con gli altri. Lo scambio è stato continuo, di nozioni ma anche di ruoli: le signore sono diventate insegnanti perché́ hanno deciso di aprire un varco sul loro mondo, perché́ ci hanno permesso di scorgere una piccola parte di loro stesse e in silenzio ci hanno insegnato come attraversarle. Le insegnanti sono diventate studentesse nello stesso istante, quando insieme, mano nella mano, in una passeggiata lunga quaranta ore, si sono lasciate condurre ricordando l’importanza del silenzio e hanno vissuto una piccola parte della vita delle loro studentesse.

Costruire in breve tempo un mondo di sensazioni, soddisfazioni e sguardi sinceri che si aspettano e si rispettano è possibile: questo tempo passato insieme alle signore ne è la dimostrazione, ma non solo. L’esistenza di questi corsi è fondamentale sia per i risultati effettivi che si ottengono in considerazione dell’apprendimento di una lingua, ma soprattutto perché́ permette scambi e incontri magici, altrimenti impossibili. È su questi scambi e incontri che si possono porre le basi di un rapporto, in primis di fiducia, sincero e proficuo anche dal punto di vista della didattica, soprattutto quando gli studenti sono persone adulte e non scolarizzate, bisognose di fiducia nelle loro capacità.

La promessa è quella di vederci al prossimo sguardo, al prossimo “ciao maestra!”, al prossimo “grazie” detto all’unisono, al prossimo corso di italiano.

Simona H. tutor nel corso L2 di Baricella, realizzato all’interno del Piano distrettuale per la diffusione della conoscenza della lingua italiana promosso dai Comuni del Distretto socio-sanitario di Pianura Est della provincia di Bologna e realizzati da Lai-momo soc. coop.

Photo Credit: Simona Hassan

Photo Credit: Simona Hassan

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/un-giorno-a-scuola/trackback/

23 giugno 2016

Accoglienza, una scelta positiva

bologna-cares-2016-scelta-positiva-youtube

Lunedì 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, è stato lanciato il video di animazione realizzato da Bologna cares!, la campagna di comunicazione del Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) del Comune di Bologna.

L’accoglienza dei richiedenti asilo come attività necessaria e ordinaria dello scenario sociale di oggi e del futuro: questo il tema della campagna Bologna cares! 2016.

Ѐ su quest’idea che si fonda il video di animazione della campagna, realizzato dallo studio Bloomik: un sistema di accoglienza strutturato ha ricadute positive e costruttive su tutto il tessuto sociale, mentre, al contrario, la “mancanza di accoglienza” produce povertà ed esclusione. Scegliere l’accoglienza quindi significa favorire la costruzione di un sistema che produce relazioni, integrazione e crescita. Il video è stato proiettato il 20 giugno in Piazza Maggiore nell’ambito della rassegna “Sotto le Stelle del Cinema” diretta dalla Cineteca di Bologna, ed è stato molto apprezzato dal pubblico.

 

Trackback url: https://www.africaemediterraneo.it/blog/index.php/accoglienza-una-scelta-positiva/trackback/