07 marzo 2016

L’Ethical Fashion Initiative sul palcoscenico

Andrew Ondrejcak - ELIJAH GREEN Costumes

Dopo il Pitti Show a Firenze a gennaio 2016, in cui alcuni richiedenti asilo ospiti nei centri di accoglienza della città metropolitana di Bologna avevano sfilato assieme ai modelli per presentare le creazioni di 4 designer africani, l’ITC Ethical Fashion Initiative continua a valorizzare i nuovi talenti della moda del continente africano: ha infatti stretto una collaborazione con lo scrittore, regista e designer statunitense Andrew Ondrejcack per la realizzazione dei costumi per la sua ultima pièce teatrale, intitolata EJIJAH GREEN.

Andrew Ondrejcack e l’Ethical Fashion Initiative si sono recati ad Haiti, in Burkina Faso e in Mali per incontrare gli artigiani che hanno realizzato costumi, gioielli e scenografia per lo spettacolo. In Burkina Faso, Andrew Ondrejcack ha scoperto una fabbrica di tessuti fatti a mano da donne; in Mali ha ricevuto un corso nell’arte del bogolan dal maestro artigiano Boubacar Doumbia. Ad Haiti invece, il regista ha avuto l’opportunità di fare conoscenza con una grande varietà di artigiani per procurarsi cappelli, accessori di carta pesta, tamburi in metallo fatti su misura, e molte altre cose ancora. ITC Ethical Fashion Initiative ha anche fornito articoli di gioielleria tradizionale kenyana Masai e di artigianato kenyano.

ELIJAH GREEN sarà rappresentato per la prima volta il 10 marzo presso The Kitchen, a New York.

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20 settembre 2012

I musei africani protagonisti nella 3a conferenza su Musei e diritti umani

Il prossimo 9 e 10 ottobre l’International Slavery Museum, inaugurato cinque anni fa a Liverpool, in Gran Bretagna, ospiterà la terza conferenza organizzata dalla Federazione internazionale Diritti umani e musei.

Questa conferenza vuole discutere i progressi fatti dalle diverse istituzioni museali nell’ambito della difesa e promozione dei diritti umani. È sempre più diffusa, infatti, l’idea che i musei possano ricoprire un ruolo attivo nel sostegno dei diritti fondamentali.

Con il patrocinio dell’UNESCO, questo convegno vuole quindi affrontare argomenti quali: la schiavitù, la lotta contro le discriminazioni e le disegualianze di genere ed etniche, tradizione, religione e memoria.

Come parte della conferenza vi sarà anche la possibilità di partecipare al workshop Anniversary — an act of memory sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Diretto da Monica Ross, questa serie di performances in 60 atti, vedrà svolgersi il suo 46esimo atto proprio alla fine delle due giornate di discussione quando una recitazione collettiva porrà l’accento sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. L’adesione a questo laboratorio è gratuita e aperta a tutti i partecipanti alla conferenza.

Per maggiori informazioni vai al sito ufficiale della Conferenza sui diritti umani organizzata dalla Federation of International Human Rights

Segnaliamo infine due numeri della rivista Africa e Mediterraneo dedicati interamente a musei africani, 4/07 L’Africa nei musei e nelle collezioni occidentali e 2-3/07 “Oggetti d’arte” nei musei e nelle collezioni nell’Africa contemporanea: le poste in gioco.

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05 settembre 2012

Viaggio nel teatro dell’Africa dell’Est con OUTIS

TRAMETISSAGE, Organizzato da Outis, in collaborazione con il Piccolo Teatro e l’UTE (Union des Théâtres de l’Europe), il Festival si svolgerà dal 21 al 30 settembre 2012 al Piccolo Teatro Grassi (coinvolgendo anche il Chiostro) con spettacoli teatrali in prima milanese e italiana, con aperitivi, incontri con gli artisti, proiezioni di video e racconti notturni di grandi autori contemporanei.

Si conclude con questa edizione, il viaggio avviato nel 2009 nella scrittura e nel teatro africano che ha posto l’attenzione sull’attualità di un paese alla ricerca di una definitiva “decolonizzazione della mente e della storia”.

Per il 26 settembre è in programma un incontro con alcune riviste che fanno informazione sull’Africa, a cui partecipa anche Africa e Mediterraneo.

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22 settembre 2011

“Les ateliers pARTage (LAP1) : L’art crée du lien”

Africa e Mediterraneo e Lai-momo erano presenti venerdì sera 16 settembre  all’inaugurazione della mostra “Les ateliers pARTage (LAP1) : L’art crée du lien” tenutasi a Watermael-Boitsfort, un quartiere alla periferia di Bruxelles, organizzata dal centro culturale La Vénerie.

Di fronte a una folla di abitanti del posto, gli artisti Blaise Patrix e Michel Gelinne hanno presentato il progetto “Les ateliers pARTage 1”, co-finanziato dalla Commissione Europea, e hanno aperto le porte all’installazione situata al centro della piazza di Watermael-Boitsfort,

La mostra è il frutto del lavoro svolto durante laboratori fotografici tenuti da Michel Gelinne all’interno del quartiere da marzo a giugno 2011. A ogni partecipante (adulti e ragazzi) era stata data una macchina fotografica e ognuno era stato seguito nel percorso di apprendimento dell’arte fotografica in uscite di gruppo mirate ad esplorare e scoprire i luoghi dell’area urbana, un modo originale per riappropriarsi degli spazi abitativi e del mondo circostante.

All’interno di una struttura cubica formata da teli cerati stampati con dettagli delle fotografie realizzate, dall’aspetto di una casa, c’era la proiezione di tutte le fotografie scattate durante i laboratori e un rullo di una tela luminosa sul quale era stampato un collage delle foto.

Una piacevole sensazione era data dall’entrare nell’installazione assieme ai residenti di Watermael-Boitsfort e ascoltare i loro commenti di fronte alle immagini di luoghi da loro conosciuti.

- “Dove si trova quello stabile?”-

- “Ma è l’edificio abbandonato che si trova in quella via.”

- “…ma guarda! Quello è il pollo di gomma che vendo nel mio negozio!”.

L’obiettivo del progetto di creare opere d’arte nelle quali le persone si possono riconoscere è stato centrato in pieno. La visita della mostra faceva immergere lo spettatore nell’atmosfera del quartiere e il contatto con quella porzione di società lo faceva quasi sentire parte di quel mondo. Pur non conoscendo quella specifica realtà il visitatore poteva sentire di condividere un territorio attraverso l’arte.

La mostra è rimasta aperta al pubblico nelle giornate di sabato 17 e domenica 18 settembre.

Il progetto LAP1 prevede in futuro le seguenti mostre che esibiranno i lavori artistici tenuti dagli altri partner del progetto:

- 7 e 8 ottobre a Oulu, Finlandia, organizzata da Kulttuurivoimala – Culture Power Station Ry

- 22 ottobre a Calderara di Reno, Italia, organizzata da Lai-momo soc. coop.

Inoltre a maggio 2012 si terrà un convegno finale del progetto a Bruxelles, nel quale verrà presentato il progetto, la sua realizzazione e i risultati raggiunti.

www.lesatelierspartage.com

www.lavenerie.be

www.kulttuurivoimala.fi

www.laimomo.it

Un altro progetto da menzionare è il Projet Shakespeare, un progetto socio-artistico portato avanti da La Vénerie e presentato in seguito alla presentazione di Les ateliers pARTage all’Espace Delvaux (sede di La Vénerie). È stato proiettato un filmato che raccoglieva momenti di quotidianità ripresi durante laboratori di drammaturgia, teatro, canto, sartoria teatrale, effettuati nel corso del 2010 e 2011 dagli operatori di La Vénerie, indirizzati ai gruppi di cittadini più ai margini della società come anziani, disabili, minoranze etniche. Questi percorsi formativi e soprattutto comunitari si sono poi uniti in un unico spettacolo conclusivo aperto al pubblico.

Paola Martini

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20 settembre 2011

Tramedafrica, scene contemporanee dall’africa sub sahariana Milano 17-25 settembre 2011

LES LARMES DU CIEL D’AOUT / LACRIME DEL CIELO D’AGOSTO di Aristide Tarnagda regia Ados Ndombasi con Muguy Kalomba, Loic Bescond, Starlette Mathata, Marithe Mitongo musica Loic Bescond disegno luci Wedou Wetungani produzione WAATO -BALABALA.

È iniziata sabato 17 settembre l’undicesima edizione del festival Tramedautore che da molti anni rappresenta oramai uno degli eventi più importanti del settembre milanese. Questa volta Tramedautore, ribattezzato per questa XI edizione Tramedafrica, si delinea attraverso due grandi momenti storici che hanno segnato l’intenso rapporto tra l’Europa e il Continente Africano: cinquant’anni dopo le indipendenze dei diversi stati e vent’anni dopo la fine dell’Apartheid in Sudafrica.

Il festival, organizzato da Outis, ha dal 2009 come protagonista l’Africa e la sua storia, raccontata attraverso il teatro dall’“Intelligenza africana che vive in Lombardia”, che coglie l’occasione per presentare e raccontare il proprio lavoro al pubblico attraverso la letteratura, la danza e la musica.

Questa nuova edizione del Festival è inoltre coronata da un’importante iniziativa che vede come protagonisti i migranti africani in Italia: Carovana4Africa, attraverso un progetto promosso dall’associazione socio-culturale Sunugal, presenta il concerto di Baba Sissoko, polistrumentista del Mali (domenica 18) accompagnato dagli African Griot; a questo si aggiunge uno spettacolo di danza di Mama Diop, ballerina e coreografa senegalese (sabato 17); incontri tematici; uno spettacolo sul turismo responsabile e altro ancora.

Per maggiori informazioni: http://tramedafrica.outis.it

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07 aprile 2011

Ucciso Juliano Mer Khamis, fondatore del Freedom Theatre a Jenin

Probabilmente, al di fuori dei confini mediorientali, il nome di Juliano Mer Khamis sarà familiare a pochi. Eppure la sua attività e il suo impegno lo hanno reso uno di quei personaggi importanti, di quelli che si sono sempre battuti per rendere la società palestinese meno conflittuale.

Attore di teatro e di cinema, nato dall’unione di un’israeliana, Arna Mer, e di un palestinese cristiano, Saliba Khamis, è stato ucciso tre giorni fa con cinque colpi d’arma da fuoco, sparati da un uomo a volto coperto. Si trovava proprio fuori dal suo Freedom Theatre, la scuola di teatro che aveva fondato nel 2006 nel campo profughi di Jenin, e che poi sarebbe diventata uno dei più importanti luoghi di produzione artistica e culturale indipendente nei Territori Occupati.

Il suo teatro, rivolto ai bambini del campo profughi di Jenin, era diventato già un importante centro culturale negli anni Ottanta, grazie all’attività della madre Arna, a cui aveva dedicato proprio il documentario che lo aveva reso famoso Arna’s Children. Juliano aveva aiutato la madre a realizzare il suo sogno di creare una giovane compagnia di ragazzi, lo Stone Theatre, seguendone il percorso formativo attraverso la macchina da presa. L’intenzione del teatro era di rappresentare per questi ragazzi una via di fuga, aiutandoli ad esprimere le loro rabbie quotidiane, le frustrazioni, l’amarezza e la paura. Ma il sogno di progettare una vita alternativa alla violenza per questi ragazzi si è scontrato con la realtà della seconda intifada e dell’occupazione, e così anche i piccoli bambini di Arna hanno preso parte alla lotta per la resistenza contro l’occupazione dei territori palestinesi da parte dell’esercito israeliano, alcuni di loro rimanendovi uccisi.

Fondare nel 2006 il Freedom Theatre all’interno del campo è stato per lui un gesto d’arte, d’amore ma anche di rivoluzione. Aprire uno spazio artistico in un luogo di estrema chiusura e marginalizzazione come un campo profughi non poteva essere un’impresa semplice. Il primo passo era quello di ribaltare l’idea che nei campi si aveva del teatro, cercando di costruirne un’idea differente nella mente degli abitanti, e renderli predisposti all’accoglienza. E poi, con le sue parole: “Il teatro è solo una scusa, noi facciamo arte in genere: scrittura creativa, photoshop, computer, fotografia, psicodramma, realizzazione di film, terapia teatrale. Non siamo il teatro nel senso tradizionale, usiamo tutti i mezzi dell’arte prima per comunicare con il mondo, poi per ricostruire l’identità perduta. Chi siamo? Dove stiamo andando? Cosa pensiamo? Perché siamo in questa situazione? Quale tipo di indipendenza vogliamo e come possiamo costruire identità senza cultura? Altrimenti si creano tanti soldatini. La ricerca dell’identità può avvenire solo tramite l’attività culturale. C’è bisogno di un riflesso di se stessi. È così che si costruisce il sé: riflettendo se stessi su uno schermo, nelle pagine di un libro, creando un dibattito, un dialogo. Combattere la tradizione è combattere l’occupazione.” *

Insegnare la creatività e l’indipendenza ai più piccoli, alle nuove generazioni, svincolarle dai legami tradizionali che agiscono come scudo rispetto alla situazione di marginalità e occupazione. “Questa è la vera lotta contro l’occupazione. Perché, ciò che l’occupazione sta facendo è distruggere la società. Costruire sulla base non della tradizione e della religione, ma della libertà, di strutture democratiche, di un alto livello educazione e della libera opinione, della cultura. Questa è la forza.

Già negli ultimi due anni il suo teatro e lui stesso erano stato ripetutamente minacciati e attaccati, soprattutto dopo la scelta di portare in scena un testo difficile come La fattoria degli animali di Orwell. Non solo l’offensiva israeliana nella West Bank è stata sempre più forte, ma il teatro, rappresentando una realtà di rottura con alcune tradizioni locali non poteva certo essere di gradimento ai più conservatori di Jenin.

Ma queste minacce non avevano scalfito la sua attività, e aveva continuato ad usare la forza pacifica del suo teatro, anche se di rottura ed opposizione, per creare percorsi di resistenza e liberazione. Embletica fu la frase che pronunciò durante l’accoglienza alla Carovana di Sport sotto l’Assedio del 2009: “We’re going to start a new intifada by poetry, theater, art, humans rights, pacific demonstrations against the wall. Questo vogliamo costruire. Questo è quello che Israele non può uccidere.

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11 gennaio 2011

13-16/01/2011- Il cerchio di gesso del Caucaso a Milano

imagesEvento: Il cerchio di gesso del Caucaso a Milano.

Dove: Teatro Leonardi Da Vinci, via Ampère 1, Milano.

Quando: Dal 13 al 16 gennaio 2011.

Informazioni: Segnaliamo l’interessante iniziativa portata avanti da AMREF, “Il cerchio di gesso del Caucaso”, in corso presso il Teatro Leonardo da Vinci di Milano dal 13 al 16 gennaio 2011. Lo spettacolo teatrale, sotto la guida della regista Letizia Quintavalla, vuol essere un libero adattamento di una delle più note opere del drammaturgo tedesco, Bertold Brecht, ispirato a sua volta a un’antica favola cinese e al giudizio biblico di Salomone. A interpretarlo è il gruppo composto da venti ragazze nate e cresciute nelle baraccopoli di Nairobi che negli ultimi anni hanno preso parte al Progetto Malkia (“regine” in swahili), valido percorso formativo che ha consentito loro di esprimersi e di riscattare la propria condizione. La scelta di rivisitare uno dei maggiori successi del teatro tedesco è dettata sicuramente dalla presenza dominante di uno dei principali temi brechtiani, ossia della possibilità di praticare la bontà in un contesto come quello da cui provengono le ragazze, caratterizzato da profondi squilibri e contraddizioni, nonché di proporre una concezione della maternità non necessariamente riconducibile a una matrice biologica.

L’opera racconta, difatti, le peripezie di Grusha, una povera serva nella residenza reale che si fa portavoce del principio rivoluzionario secondo cui “terribile è la tentazione della bontà”. In seguito a una rivolta di palazzo, il re viene ucciso e la regina fuggendo abbandona il figlio, che sarà poi amorevolmente allevato da Grusha.

Con la messa in scena di tale spettacolo si vuole richiamare l’interesse dell’opinione pubblica sulla drammatica condizione delle giovani donne che vivono nelle vaste aree urbane dell’Africa. Per garantire un futuro migliore alla società africana è necessaria, infatti, l’inclusione degli individui più emarginati e vulnerabili, prime fra tutte le donne, poiché le prospettive di sviluppo di questi Paesi si basano principalmente sulle loro competenze, sulle loro responsabilità e sul loro spirito di intraprendenza professionale. Occorre, inoltre, incoraggiare la partecipazione attiva della cittadinanza e dei sistemi sanitari locali affinché questi ultimi possano sfruttare al meglio le risorse del posto e dar vita a effettive strategie di sviluppo.

Auguriamo successo a questa rappresentazione artistica, espressione di un teatro che ha come obiettivo primario la riabilitazione volta alla trasformazione e al cambiamento. E Bertold Brecht, con le sue opere, ne è senz’altro un prezioso esempio. Info.

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16 settembre 2010

16/09/2010- L’altra metà del Mediterraneo a Milano

teatro piccoloEvento: L’altra metà del Mediterraneo. L’universo femminile nella diaspora tra Oriente e Occidente.

Dove: Piccolo Teatro di Milano- Teatro Grassi a Milano.

Quando: 16 settembre 2010, ore 12.

Informazioni: L’OUTIS, il centro nazionale di drammaturgia contemporanea, organizza nell’ambito della X Edizione Festival Internazionale della Nuova Drammaturgia, un incontro dedicato all’universo femminile della diaspora tra Oriente e Occidente.

Ad accompagnare la lettura dei brani a cura di Debora Migliavacca Bossi, sono previsti interventi di esponenti del mondo accademico che si occupano di cultura islamica e di esperti del settore culturale e dell’immigrazione.

L’evento è organizzato in collaborazione con la nostra rivista, Africa e Mediterraneo, le Relazioni Internazionali Comune di Milano, l’IRER – Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia e l’IsIAO – Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e con il Patronato della Regione Lombardia. Info.

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01 luglio 2010

Teatrino dei media

Nouvelle imageIeri cercando notizie su un festival in Benin ho trovato questa immagine, realizzata dall’Associazione dei fumettisti beninesi Bénin-Dessin, in occasione della Giornata internazionale della libertà di stampa.

E’ una rappresentazione del panorama mediatico beninese, un paese dell’Africa occidentale abbastanza stabile e democratico.

La metto qui sul blog, senza tanti commenti, perché mi ha ricordato immediatamente qualcos’altro, soprattutto per l’allegria e l’impegno delle tre marionette nel suonare qualcosa di allegro, celebrativo e rassicurante…

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06 maggio 2010

21-23/05/2010- Chimanimani Arts Festival in Zimbabwe

festival _2010_graphicEvento: Chimanimani Arts Festival.

Dove: Chimanimani, Zimbabwe.

Quando: Dal 21 al 23 maggio 2010.

Informazioni: Pa lo Q’Sea, in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna e con “Espana Cooperacion Cultural Exterior “, organizza il festival annuale d’arte di Chimanimani. Il tema del 2010 è “Youth and Culture in Harmony”. E’ un evento culturale a 360 gradi in cui sono previste esposizioni, spettacoli di danza e teatro, concerti musicali e dibattiti. Sarà inoltre, un occasione di incontro e scambio per le popolazioni locali e rurali che avranno modo di presentare al pubblico le proprie tradizioni e i propri prodotti. Info.

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