02 dicembre 2025
Sorella d’inchiostro. 23 racconti per Kaha Mohaned Aden
Recensione al libro Sorella d’inchiostro. 23 racconti per Kaha Mohaned Aden
a cura di Gabriella Ghermandi, Kossi Komla-Ebri, Itala Vivan (Aiep Editore, 2025)
di Francesca Romana Paci
Era piena di vita, di desideri e di slanci Kaha, nonostante il peso della sua malattia. Aveva anche progetti di scrittura per il futuro, sia creativa sia di indagine letteraria e critica. Ma il destino, caso o ananke, ha deciso per lei.
L’Introduzione è di Itala Vivan, che la intitola Una ghirlanda di racconti. Così scrive: «Questo libro si compone di ventitré racconti che altrettanti scrittori afroitaliani hanno dedicato all’amica scrittrice Kaha Mohamed Aden, loro sorella d’inchiostro, scomparsa nel 2023. Non è quindi un’antologia, né il frutto di una scelta critica, ma un corpus naturale offerto come fosse un mazzo di fiori» (9).
Nella prima parte dell’Introduzione, dopo un breve cenno globale ai racconti, Vivan fornisce una succinta traccia dei recenti fenomeni di emigrazione/immigrazioni – recenti ma comunque ancora frutto del colonialismo. L’immigrazione in Italia, fa notare Vivan, arriva dopo gli anni Ottanta, considerevolmente tarda rispetto all’immigrazione in Francia e nel Regno Unito. L’Italia non è preparata, e non sono preparati gli immigrati, che per la maggior parte arrivano senza sapere la lingua italiana. Ma la imparano, la fanno propria, la manipolano e scrivono. Più difficile per loro che per gli africani francofoni e anglofoni, che hanno imparato francese e inglese nella vita quotidiana e a scuola. La varietà delle produzioni degli immigrati che si sono fermati in Italia è notevole. Inoltre, aggiungerei, il fenomeno della scrittura italofona di emigranti, non solo dall’Africa, ma da tutto il mondo, è tuttora in fieri e aumenta di anno in anno – i primi immigrati storici, inoltre, sono tuttora attivi e sulla breccia.
Vivan conclude l’Introduzione con una essenziale biografia di Kaha, dove racconta del suo arrivo in Italia, di suo padre, Mohamed Aden Sheikh, uomo politico e medico chirurgo, incarcerato da Siad Barre, accolto in Italia, dove poi lavorò come medico fino alla morte e dove scrisse un’autobiografia, pubblicata in varie successive edizioni.
Vivan racconta degli studi universitari di Kaha, del suo sposarsi e stabilirsi a Pavia, del suo lavoro interculturale, delle sue prime esperienze teatrali e letterarie, e dei suoi libri, Fra-intendimenti, una raccolta di racconti pubblicata nel 2010, e il romanzo Dalmar – La disfavola degli elefanti, pubblicato nel 2019. Tutto il resto avrebbe potuto essere nel futuro.

I ventitré racconti, in ordine di comparsa nel libro, sono opera di Emmanuel Edson Moukoko, nato in Camerun, si occupa anche di teatro; Hamid Barole Abdu, nato in Eritrea, narratore e saggista; Jorge Canifa Alves, originario di Capo Verde, si dedica anche al teatro; Amor Dekhis, nato in Ageria, scrive ed è specializzato in Industrial Design; Erminia Dell’Oro, nata ad Asmara, da genitori italiani; Soumaila Diawara, nata nel Mali, a Bamako, è un personaggio politico di notevole rilievo, le è assegnata protezione internazionale; Abdou M. Diouf, originario del Senegal, biologo, scrive ed è un appassionato di musica italiana; Shirin Ramzanali Fazel, nata a Mogadiscio, da madre somala e padre pakistano, studiosa e plurilinguista; Gabriella Ghermandi, nata ad Addis Abeba, di madre etiope e padre italiano; Pap (Abdoulaye) Khouma, senegalese, scrittore e giornalista; Kossi Komla-Ebri, proveniente dal Togo, scrittore e medico chirurgo; Tahar Lamri, nato ad Algeri, scrittore, traduttore e artista poliedrico; Karim Metref, algerino, insegnante di Educazione Artistica in Italia; Sonia Lima Morais, proveniente da Capo Verde, mediatrice familiare e griotte; Ingy Mubiayi, nata al Cairo, insegnante, studiosa e libraia; Paul Bakolo Ngoi, nato nella Repubblica Democratica del Congo, giornalista e studioso; Rahma Nur, nata in Somalia, insegnante, narratrice e poeta; Judicael Ouango, originario del Burkina Faso, narratore, poeta e campione di basket; Paola Pastacaldi, scrittrice, giornalista, nipote di due nonni vissuti in Africa; Angelica Pesarini, professore universitario a Toronto, Canada; Igiaba Scego, nata a Roma da padre e madre somali, scrittrice e studiosa; Abdelmalek Smari, algerino, narratore e psicologo di formazione; Maria Abbebu Viarengo, nata in Etiopia, educatrice interculturale e scrittrice.
Dei ventitré racconti tre hanno Kaha protagonista o comunque agonista, Il nostro incontro di Emmanuel Edson Moukoko; La disfavola dell’elefante nella stanza di Abdou M. Diouf; e Ti rubarono a noi come una spiga di Tahar Lamri, da dove proviene il titolo del libro, Sorella d’inchiostro. Ma Kaha è implicitamente nell’humus e nel sostrato generativo di tutti. Non si può riassumere un libro come questo: l’unico modo di capirlo è leggerlo.