L’Emilia-Romagna si conferma la regione italiana con la più alta incidenza di residenti stranieri/e (12,9%). Il 21,7% del totale delle nascite registrate in regione è da coppie straniere, ma la tendenza è in calo.
Si è tenuta ieri mattina, 4 novembre 2025, presso la Regione Emilia-Romagna la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione Idos/Confronti, in contemporanea con le presentazioni in tutte le regioni e province autonome d’Italia. Organizzata da Africa e Mediterraneo e coop. Lai-momo, focal point regionali del Dossier, ha visto i saluti istituzionali di Luca Rizzo Nervo, Delegato politiche migratorie Gabinetto del Presidente della Regione Emilia-Romagna, e Nicola Pedrazzi, redattore della rivista Confronti. Sono poi state presentate da Valerio Vanelli, (Università di Bologna) le caratteristiche e dinamiche demografiche per l’Emilia-Romagna, mentre Pietro Pinto, della Redazione Dossier Statistico Immigrazione, ha esposto i dati nazionali.

Dati regionali
Secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2024 la popolazione straniera residente in Emilia-Romagna ha raggiunto le 579.414 unità, segnando un incremento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Questo dato conferma il consolidarsi di una tendenza alla crescita già osservata negli anni precedenti, dopo il calo significativo del 2,3% registrato nel 2021, imputabile in gran parte agli effetti della pandemia di Covid-19.
Cittadini e cittadine stranieri/e rappresentano attualmente il 12,9% della popolazione totale della regione. Questa percentuale si conferma la più elevata tra le regioni italiane, superando sia la media del Nord-Est (11,3%) che quella nazionale (9,2%), anch’esse comunque in crescita. La distribuzione della popolazione straniera in regione, tuttavia, non è uniforme, ma presenta differenze significative tra province e aree geografiche. Piacenza e Parma restano le province con l’incidenza più alta di stranieri sui residenti, con il 15,2% e 15,4%, seguite da Modena con il 13,9%, mentre le altre province si posizionano al di sotto della media regionale: Reggio Emilia e Bologna registrano un’incidenza rispettivamente del 12,4% e 12,6%, seguite da Ravenna (12,3%), Ferrara (11,6%), Forlì-Cesena (11,3%) e Rimini (11,2%), che chiude la classifica. Da notare, rispetto allo scorso anno, un incremento dell’incidenza di oltre mezzo punto percentuale nella provincia di Ferrara.
Una popolazione giovane: l’età media è di 37 anni, contro i 48 degli italiani. Anche la presenza di minori è significativa: tra i residenti stranieri sono quasi un quinto (19,9%), percentuale notevolmente più alta rispetto al 14,0% riscontrato tra gli italiani. Gli ultra64enni, invece, costituiscono solo il 6,8% della popolazione straniera, a fronte del 27,6% tra gli italiani. Nonostante ciò, anche la popolazione straniera mostra segni di progressivo invecchiamento: dal 2008 a oggi la quota di residenti con almeno 50 anni è passata dal 10,9% al 24,6%.
Comunque, nel 2024 il 21,7% (6.072 bambini/e) del totale delle nascite registrate in regione è nato da coppie straniere, un valore nettamente superiore alla media nazionale. Nonostante l’alta incidenza, il numero di nascite da coppie straniere è in costante diminuzione. Nel 2024 sono state 6.072, meno delle oltre 6.246 dell’anno precedente e delle più di 7.100 del 2021.
Nelle scuole della regione, in media gli studenti stranieri costituiscono il 18,9%, dato in crescita rispetto al 18,4% dell’anno scolastico precedente, e superiore di oltre sette punti percentuali alla media nazionale, che si attesta all’11,6%.
I primi tre Paesi di cittadinanza dei residenti stranieri in Emilia-Romagna sono: la Romania, che si conferma in assoluto la cittadinanza più rappresentata con 95.570 residenti, pari al 17,0% degli stranieri in regione (contro il 20,4% osservato a livello nazionale), il Marocco, con una quota del 10,2%, che, nonostante una leggera flessione negli ultimi anni, mantiene una presenza comunque superiore al 7,8% nazionale, l’Albania, con il 10,2% (7,9% a livello nazionale), anch’essa in leggero calo rispetto agli anni precedenti. Altre collettività straniere che si distinguono per numerosità sono quella ucraina, che continua la sua crescita, dovuta in gran parte agli eventi bellici, raggiungendo il 6,7% (media nazionale del 5,2%), la cinese, con il 5,2% (inferiore al 5,9% nazionale); la pakistana, che raggiunge il 5,0%, un dato notevolmente più alto rispetto alla media italiana del 3,0%.
Nonostante la debole crescita economica in Emilia-Romagna, l’occupazione complessiva, stando ai dati dell’indagine Istat sulle forze di lavoro, ha comunque registrato un lieve incremento, passando da 2.023.200 a 2.032.600 occupati. In questo quadro la componente straniera ha mostrato una dinamica particolarmente positiva: gli occupati sono saliti da 256.400 a 268.400, con un aumento dell’incidenza sul totale regionale dal 12,7% al 13,2%. Si tratta di un valore nettamente superiore alla media nazionale (10,5%), confermando la centralità della presenza straniera nel mercato del lavoro emiliano-romagnolo.
Per quanto riguarda l’area metropolitana di Bologna, i comuni con la maggiore presenza straniera sono: Galliera (19,3), Vergato (17,9), Crevalcore (16,6), Bologna (15,7), Baricella (15,7), San Pietro in Casale (15,2), Monterenzio (14,3), Lizzano in Belvedere (14,2), Malalbergo (14,0), Casalfiumanese (13,9),
Il capitolo regionale del Dossier descrive anche alcune azioni messe in campo in regione contro lo sfruttamento lavorativo, ad esempio il progetto “Common Ground” che, al 30 giugno 2025, ha raggiunto oltre 6.800 persone con attività di informazione e contatto sul territorio e preso in carico più di 700 persone, mentre oltre 300 sono state inserite in percorsi formativi o di inserimento e più di 200 hanno migliorato le proprie condizioni lavorative o formative.

Nota di sintesi dei dati SAI-Bolognacares!
L’assessora del Comune di Bologna Matilde Madrid ha esposto i dati relativi al sistema di accoglienza dell’area metropolitana, che dal 2015 sono raccolti in infografiche aggiornate e informazioni relative al progetto SAI, nel sito dedicato www.bolognacares.it. I dati pubblicati nel sito, grazie alla collaborazione della Prefettura di Bologna, comprendono nella dimensione territoriale quantitativa anche i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) in capo alla Prefettura di Bologna.
Attualmente il sistema SAI metropolitano a titolarità Comune di Bologna, con il coordinamento di Asp Città di Bologna, dispone di 2.224 posti in 340 strutture (compreso il progetto del Circondario Imolese). Il SAI ha accolto nel 2024 per la categoria Ordinari 1.738 persone, per la categoria DS/DM 126, e per la categoria MSNA 681 minori. Nel 2024, per gli adulti e le persone in nucleo famigliare accolti nel progetto Ordinari, le nazionalità di provenienza sono 55: la maggiormente rappresentata è la Nigeria (318 persone), seguita dall’Ucraina (297), la Tunisia (125), il Pakistan (110), l’Afghanistan (94), la Somalia (70) e il Mali (55). Oltre il 61% delle persone accolte nella categoria Ordinari è in nucleo famigliare o monoparentale, complessivamente il 63,6% delle persone accolte ha meno di 30 anni, il 30% meno di 18 anni. Per i MSNA, la nazionalità maggiormente rappresentata nel 2024 è la Tunisia (252 persone), seguita dall’Egitto (101 persone) e dal Gambia (95 persone).
A fine settembre 2025 erano in accoglienza nel progetto SAI 123 persone provenienti dalla Palestina, attualmente 24 sono in altre forme di accoglienza ed in attesa di fare ingresso nel progetto.
A seguire Marwa Mahmood, Assessora alle Politiche educative del Comune di Reggio Emilia, ha sottolineato la necessità di superare i deficit che ancora permangono nella scuola per adeguarsi alla presenza di alunni e alunne di origine straniera, grazie a una maggiore apertura alla complessità intesa come ricchezza. Il sindaco di Portomaggiore (FE) Dario Bernardi ha raccontato il progetto innovativo di contrasto al caporalato nel settore agricolo in particolare per le persone di nazionalità pakistana messo in campo negli ultimi due anni. L’importanza della sicurezza per ogni lavoratore e lavoratrice a prescindere dalla nazionalità è stata sottolineata da Carmela Lavinia, della Segreteria Regionale CISL E.R., mentre Isabella Pavolucci, Segretaria Confederale CGIL E.R., ha concluso offrendo un dato molto significativo sulla condizione reddituale: se in Regione il 20,9% di lavoratori e lavoratrici ha un reddito inferiore a 10.000€, questa percentuale sale al 29,6% se si considerano le persone migranti uomini e al 39,8% se si considerano le persone migranti donne.
Ha moderato l’incontro Sandra Federici, direttrice di Africa e Mediterraneo. Come avviene per tutte le regioni d’Italia, anche per l’E.R. il Capitolo regionale del Dossier è redatto da una redazione regionale di ricercator* volontar*, di cui fanno parte Andrea Facchini (Regione E.R.), Valerio Vanelli (Unibo), Pietro Pinto (Comitato scientifico IDOS) e Sandra Federici (Africa e Mediterraneo).
Parole chiave : Bologna, Centro Studi Idos, Confronti, Dossier 2025, Luca Rizzo Nervo, Regione Emilia-Romagna
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La didattica a distanza (DAD) ha fatto emergere le differenze, più che costruire inclusione. A sottolinearlo è il Sottosegretario dell’Istruzione Giuseppe De Cristofaro nel recente documento E’ la lingua che ci fa uguali. Note per ripartire senza dimenticare gli alunni stranieri, diffuso dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura. Il 33,8% delle famiglie in Italia non è in possesso di un tablet o un pc (Istat 2019). Inoltre il 57% dei minori deve condividere gli strumenti informatici con i familiari, e il 41,9% vivono in condizioni di sovraffollamento abitativo. L’emergenza Covid-19 ha reso sempre più evidenti le diseguaglianze nell’ambito dell’istruzione: molti alunni stranieri nati in Italia, che costituiscono il 10% della popolazione scolastica complessiva secondo il comunicato stampa del Centro Studi e Ricerche IDOS, sono stati penalizzati dal lockdown e dalla chiusura delle scuole.
Alla povertà economica delle famiglie di origine immigrata si accompagna una povertà educativa per mancanza di dispositivi digitali e di una connessione internet adeguata, inoltre le basse competenze linguistiche dei genitori non agevolano il supporto didattico dei figli. Gli alunni stranieri devono affrontare anche il problema della lingua italiana: la scuola è il luogo privilegiato in cui l’esposizione alla seconda lingua è intensa, continuativa e quotidiana, ma se questo percorso è interrotto, si bloccano anche le possibilità di apprendimento, rischiando di regredire in un tempo “senza lingua”, come esplicita Giuseppe De Cristofaro. Per questo motivo, a fronte anche di una riapertura delle scuole a settembre, occorre intervenire con misure compensative a partire dai mesi estivi, promuovendo progetti, laboratori e attività extrascolastiche per agevolare gli alunni stranieri nell’apprendimento linguistico, scolastico e digitale.
La pandemia ha messo in evidenza le debolezze di un sistema scolastico ancora sprovvisto di tutte le risorse organizzative e professionali necessarie. Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, attribuisce la responsabilità alla lentezza politica e istituzionale italiana, che ostacola l’integrazione e l’inclusione sociale e culturale.
Occorre, dunque, superare l’illusione di una strategia didattica standardizzata, e quindi l’idea di una “normalità” basata sull’omogeneità di chi apprende, e privilegiare invece una visione di didattica come realtà caratterizzata da un’ampia pluralità di bisogni e necessità individuali. La didattica inclusiva dovrebbe essere intesa come una trasformazione dell’ambiente educativo, che coinvolge e favorisce l’intera comunità scolastica, valorizzando le diversità culturali.
Parole chiave : Centro Studi Idos, COVID-19, Didattica a distanza, didattica inclusiva, Educazione, Lingua italiana, scuola
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Il 25 abbiamo presentato nella sede della Città metropolitana di Bologna il Dossier statistico immigrazione IDOS/Confronti, il rapporto socio-statistico che ogni anno presenta e analizza il panorama migratorio europeo, italiano e regionale. Da anni Africa e Mediterraneo è focal point regionale del Dossier, che in contemporanea è stato presentato a Roma e in tutte le regioni e provincie autonome, contribuiamo alla sua diffusione, e anche alla redazione del capitolo regionale.
Dopo i saluti di Mariaraffaella Ferri, Consigliera delegata allo Sviluppo sociale della Città metropolitana di Bologna; Marco Lombardo, Assessore Lavoro, Relazioni europee e internazionali del Comune di Bologna, e Guido Armellini, della Chiesa metodista di Bologna e Modena, sono stati esposti i dati sulla migrazione in Emilia Romagna e a Bologna.
Valerio Vanelli dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio ha presentato un resoconto sulle dinamiche demografiche in Emilia Romagna, dove i residenti stranieri al 31 dicembre 2018 erano 551.222, pari al 12,3% della popolazione complessiva con un incremento di 11.563 unità (+2,2%) rispetto al 2017. Le province con maggiore presenza percentuale di stranieri sono: Piacenza (14,7%), Parma (14,2%), Modena (13,2%) e Reggio Emilia (12,3%). Le nazionalità più rappresentate sono: Romania (17,2%), Marocco (11,2%), Albania (10,6%), Ucraina (6,0%), Cina (5,5%), Moldova (5,1%) e Pakistan (4,1%). I bambini nati da almeno un genitore straniero sono il 24,3% del totale, segno di una presenza stabile e strutturale, come i permessi di soggiorno di lungo periodo (oltre 5 anni di residenza) che sono il 66,7% del totale.
Andrea Stuppini, membro della redazione del Dossier, ha fatto il punto sul tema “immigrati e mercato del lavoro in Emilia Romagna”. Nella nostra regione gli occupati stranieri sono 251.462, pari al 12,5% del totale. In calo di 4.500 unità rispetto al 2017. Il 5,3% è occupato nell’agricoltura, il 32,4% nell’industria e il 62,4% nel terziario. Le retribuzioni rilevate dall’ISTAT in Emilia-Romagna corrispondono a 1.441 euro netti mensili per gli italiani e 1.097 euro per gli stranieri. Lo scarto del 23,9% dipende dalle diverse mansioni svolte e dalla minore anzianità. Le imprese con titolare straniero sono 53.046 pari all’11,7% del totale (+2,8%) rispetto al 2017. Le rimesse degli immigrati in Emilia-Romagna sono pari a 572 milioni di euro. Importanti anche le ricadute fiscali: il gettito dei duecentocinquantamila lavoratori stranieri ammonta a 1,3 miliardi di euro. I contributi previdenziali versati a 1,4 miliardi di euro.
Infine, un focus sul territorio metropolitano di Bologna è stato offerto da Angelo Stanghellini, direttore di ASP Città di Bologna. Nel territorio al 30/06/2019 i beneficiari del progetto SPRAR/Siproimi sono 1179 di cui 37 donne singole 586 uomini singoli, 3 transgender, 63 nuclei monoparentali, 245 nuclei familiari, 51 vulnerabili, 194 MSNA. Nell’area della Città Metropolitana di Bologna sono attualmente disponibili un totale di 2.090 posti suddivisi nei diversi distretti: 919 posti nel distretto Bologna città, 340 nel distretto Pianura Est, 172 nel distretto Reno – Lavino – Samoggia, 119 nel distretto Pianura Ovest, 166 nel distretto San Lazzato di Savena, 183 nel distretto Appennino Bolognese, 191 nel distretto Imola.
Nel volume presentato, si possono trovare tanti preziosi dati nazionali e regionali, nonché approfondite analisi tematiche.
Per info: https://www.dossierimmigrazione.it/
Parole chiave : Centro Studi Idos, Dossier statistico immigrazione
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13 settembre 2018
La scuola multiculturale: alcuni dati
I Centri Studi IDOS e Confronti mettono a disposizione un’anticipazione sull’importante tema dell’educazione interculturale, che verrà trattato nel Dossier Statistico Immigrazione 2018, la cui presentazione è prevista per il prossimo 25 ottobre in tutte le Regioni e Province Autonome italiane, e di cui Africa e Mediterraneo è focal point regionale. Si riporta in questa sede il comunicato stampa.
“Straniero 1 studente su 10, ma in 3 casi su 5 è nato in Italia: nuove priorità per la scuola multiculturale”
Nell’imminenza della riapertura delle scuole, in Italia le classi saranno ancora spiccatamente multiculturali. Secondo i dati raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione 2018, che il Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato col Centro Studi Confronti, presenterà il prossimo 25 ottobre, sono 826.000 gli iscritti di cittadinanza straniera nell’a.s. 2016/2017, circa un decimo (9,4%) della popolazione scolastica complessiva.
Una incidenza in continua crescita, visto che gli alunni figli di italiani vanno sempre più diminuendo (-96.300 in un anno, -1,2%) per il costante calo delle nascite, mentre quelli nati da genitori stranieri vengono gradualmente aumentando (+11.200 e +1,4%), grazie alla maggiore giovinezza e fecondità della popolazione di origine immigrata. Basti osservare che tra gli italiani gli ultra65enni sono ormai 1 ogni 4 residenti (24,3%), tra gli stranieri invece, che per il 37,6% hanno meno di 30 anni, sono solo 1 ogni 25 (4,0%).
Tuttavia, anche tra gli stranieri le nascite sono in progressivo calo e, se fino ad oggi la presenza di figli di immigrati aveva compensato la decrescita della popolazione scolastica nazionale, attualmente gli alunni stranieri non bilanciano più la perdita in atto e il numero complessivo di iscritti è calato in un solo anno di 85.000 unità (-1,0%).
Più della metà degli alunni stranieri (56,6%) frequenta la scuola dell’infanzia (20,0%) e quella primaria (36,6%), dove sono quasi l’11% di tutti gli scolari, mentre meno di un quarto (23,2%) le scuole superiori, dove rappresentano solo il 7,1% di tutti gli studenti e, anche per le maggiori difficoltà di inserimento e rendimento scolastico, scelgono con più frequenza istituti professionali (orientandosi così a un immediato inserimento nel lavoro piuttosto che alla prosecuzione degli studi, a scapito della futura mobilità).
Sebbene tra loro siano rappresentate 190 nazionalità, si tratta, per oltre la metà dei casi, di giovani romeni (158.000), albanesi (112.000), marocchini (102.000) e cinesi (49.500). D’altra parte, le regioni in cui è più alta la loro incidenza nelle scuole sono nell’ordine: Emilia Romagna (15,8%), Lombardia (14,7%), Umbria (13,8%), Toscana (13,4%) e Piemonte (13,0%).
Ma il dato più importante è la quota sempre più ampia di alunni stranieri che sono nati in Italia, le cosiddette “seconde generazioni”, che spesso riconoscono l’italiano come propria lingua madre, vivono con e come i coetanei italiani e si sentono tali a tutti gli effetti, condividendo con loro ogni cosa eccetto la cittadinanza (e ciò che essa comporta, in termini di riconoscimento giuridico e di diritti). Se nell’a.s. 2007/2008 erano appena un terzo (34,7%) di tutti gli alunni stranieri, nell’a.s. 2016/2017 sono più di mezzo milione (503.000), i tre quinti (60,9%) del totale. Rispetto all’a.s. precedente, costoro sono aumentati di ben il 12,9% (+57.600).
“Si tratta – osserva Luca Di Sciullo, presidente di IDOS – di identità non riconosciute dalla legge e spesso scisse tra due mondi culturali di riferimento, ora in conflitto con le famiglie immigrate d’origine, quando ne rifiutano il modello identitario per abbracciare quello italiano, ora con la società italiana, quando accade il contrario”. “Con l’aggravante – continua il presidente di IDOS – che nel primo caso essi rischiano un doppio conflitto: oltre che con la famiglia d’origine, perché si sentono italiani, anche con la società ospitante, se, al momento di inserirsi nel mondo del lavoro o nei contesti di partecipazione sociale, verranno comunque discriminati perché formalmente stranieri”.
“Se fino a diversi anni fa – dice Di Sciullo – la priorità della scuola in Italia era di mandare a regime una didattica meno incentrata sulla sola storia, geografia e cultura italiana e più aperta alla conoscenza dei paesi e delle tradizioni del resto del mondo, in considerazione delle provenienze e dei portati culturali degli studenti stranieri, oggi che i tre quinti di essi sono nati e cresciuti in Italia senza esserne cittadini, la priorità è diventata la necessità di affrontare e gestire il loro conflitto d’identità, perché esso non finisca per esplodere, quando, usciti dalle aule, questi giovani si inseriranno nella società”.
“Un compito – conclude – in cui la scuola non può essere lasciata da sola, ma che richiede la collaborazione di tutte le altre agenzie formative (famiglie, associazioni, gruppi sportivi ecc.) che una volta formavano la cosiddetta comunità educante”.
Per maggiori informazioni: www.dossierimmigrazione.it
Parole chiave : Centro Studi Idos, Confronti, Dossier statistico immigrazione, scuola
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Lunedì 7 aprile si è tenuto l’incontro Marocco, la nostra prima Africa, presso il Centro Interculturale Massimo Zonarelli (Bologna). L’evento è parte del progetto che vede il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali incontrare 15 collettività di immigrati in Italia nell’ambito di 15 eventi. A Bologna si è scelto di incontrare la comunità marocchina perché particolarmente forte e presente sul territorio.
Africa e Mediterraneo ha affiancato il centro studi IDOS nell’organizzazione dell’incontro che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di associazioni marocchine di Bologna e di altre parti d’Italia tra cui Adil Lasry, dell’Associazione Lavoratori Marocchini in Italia, Bouchaib Khaline dell’Associazione Immigrati Appennino Bolognese e Naima Daoudagh dell’associazione Insieme di Brescia. Durante l’evento è stato presentato il Portale Integrazione Migranti.
La tavola rotonda è stata particolarmente animata, ma l’atmosfera si è sciolta grazie al Moroccan’Roll dei Jedbalak, gruppo musicale italo-marocchino a cui si è unito Reda Zine, il musicista che aveva aperto l’incontro, in una performance che ha coinvolto tutti.
Qualcuno ha girato un piccolo video con il telefonino…







