14 ottobre 2009
Arti plastiche beninesi: sopravvivenza delle tematiche vodun
Presentazione dell’articolo “ Arti plastiche beninesi : sopravvivenza delle tematiche vodun?”, pubblicato sul numero 67 di Africa e Mediterraneo a firma di Didier Houenoude, attualmente coordinatore di Mission du Patrimoine della villa di Porto Novo in Bénin.
L’arte contemporanea in Bénin, così come nel resto del continente africano, costituisce una categoria marginale in cui rientra tutto ciò che sfugge una definizione. Tuttavia, negli ultimi dieci anni la scena beninense ha registrato un’apertura crescente nei confronti dell’arte e gli artisti non sono più dei perfetti sconosciuti, ma alcuni di essi, tra cui Romuald Hazoumé, Georges Adéagbo, Cyprien Toukoudagba, Dominique Zinkpè, che vivono e lavorano in Bénin, godono di grande prestigio anche a livello internazionale.
Nel territorio beninense, il quadro teorico favorevole all’emergenza e allo sviluppo dell’arte contemporanea inizia appena a costituirsi. L’insegnamento delle arti plastiche rappresenta un’attività marginale e non esiste in pratica in alcun programma scolastico, così come non esistono istituti di formazione artistica di tipo accademico. Anche lo statuto di artista viene acquisito da alcuni per il semplice fatto di dipingere o scolpire. Il presente articolo fornisce una panoramica della situazione dell’arte contemporanea in Bénin soffermandosi, attraverso l’analisi delle opere di alcuni artisti beninensi, sulle due tematiche fondamentali su cui si incentra la creazione artistica: il vodun e la tratta schiavista.
Il vodun costituisce un elemento religioso e culturale allo stesso tempo, e proprio in virtù di questa sua caratteristica continua a manifestarsi nella maggior parte delle attività delle popolazioni del Bénin meridionale. Per molti artisti beninensi, come Romuald Hazoumé, l’arte è concepita come una pratica religiosa di cui l’artista è il grande officiante e la creazione artistica propriamente detta non può aver luogo senza una precedente preparazione appartenente all’ordine del sacro che si realizza attraverso preghiere e invocazioni.
L’aspetto culturale del vodun è quello che viene rappresentato dalla maggioranza degli artisti beninensi, mentre la dimensione religiosa è sviluppata sia nel lato oscuro del vodun (Eusèbe Adjamalé, Tôkpéou), che nel suo aspetto misterioso interpretato in maniera simbolica attraverso i segni del fa, una geomanzia divinatoria al cuore della vita delle popolazioni nel golfo del Bénin. Questa pratica è diffusa tra numerose popolazioni che vivono nella zona comprendente le attuali Repubblica del Togo, il Bénin e la Repubblica Federale della Nigeria.
Già molto diffuso all’epoca della tratta schiavista, la pratica del fa trae origine dalla cultura yoruba, e si è imposta in altre culture come la cultura fon, la cultura éwé o ancora in America e nei Caraibi, importata dagli schiavi.