Da mercoledì 5 a sabato 8 ottobre 2011 si terrà la quarta edizione del Festival internazionale del fumetto di Algeri (FIBDA), diventato ormai un evento imperdibile e un importante punto di riferimento per il fumetto africano, visto che nelle edizioni passate hanno partecipato molti autori dal continente.
Proprio grazie a questo festival il fumetto algerino ha avuto un grande slancio, è uscito dall’anonimato e ha avuto una vera e propria rinascita, rivelando al mondo intero un gran numero di talenti fino ad allora inespressi e troppo “ghettizzati”. Attraverso l’utilizzo di diverse lingue e diversi generi, il promettente fumetto algerino si affaccia così al grande pubblico, permettendo la scoperta di una scena poco conosciuta ma ricca di idee e spunti molto interessanti, come dimostra la scelta del tema della prossima edizione, il cui slogan sarà “fumetto di pace”. La decisione di privilegiare e di insistere su una cultura della pace attraverso l’utilizzo della forma espressiva del fumetto, sarà un importante veicolo per nuove relazioni umane non solo a livello locale ma anche regionale e globale. Gli organizzatori insistono sulla necessità di costruire una nuova visione della pace basata sui valori universali di rispetto per la vita, libertà, giustizia,solidarietà, tolleranza, diritti umani e uguaglianza tra uomo e donna.
Sarà inoltre indetto un concorso multidisciplinare con varie categorie:
- Concorso per manifesti
- Concorso per ragazzi (12-18 anni)
- Concorso per giovani talenti (18-35 anni)
- Concorso nazionale ed internazionale per fumettisti professionisti
Ulteriori approfondimenti, oltre al regolamento e l’iscrizione al concorso, sono disponibili sul sito web dell’evento.
Prossimamente sarà online anche il programma delle quattro giornate, per ora non disponibile in forma dettagliata.
Parole chiave : Algeri, Algeria, Concorso, Festival, FIBDA, fumettisti, Fumetto, Giovani, internazionale, manifesti, pace, professionisti
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Presentazione dell’articolo “Costruire il patrimonio in Algeria: la valorizzazione degli ksour (qsûr) e dei wacdat (moussems) nel Sud Oranais” pubblicato sul numero 65-66 di Africa e Mediterraneo a firma di Sandra Guinand – politologa e urbanista, Università di Losanna – e Yazid Ben Hounet dottore di antropologia sociale, EHESS/Paris.
Da qualche anno l’Algeria è impegnata a perseguire una politica di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale segnatamente a fini turistici.
Gli ksour, villaggi fortificati tradizionali del Sahara e della catena dell’Atlante Sahariano, situati lungo le antiche rotte commerciali transahariane, sono stati oggetto di un recente processo di restaurazione e riabilitazione su larga scala; i wacdat (sg. wacda), feste popolari che si tengono per celebrare i santi locali, si moltiplicano, attirando sempre più persone a testimoniare la loro rinascita.
Questo articolo, a partire dall’esempio degli ksour e degli wacdat del Sud Oranais, si propone di indagare le ragioni e le condizioni di una valorizzazione del patrimonio secondo i differenti attori, per capire in che modo si costruisca l’oggetto patrimoniale in Algeria.
In seguito all’indipendenza (1962), tramite un’ordinanza, il nuovo Stato algerino integra nel proprio patrimonio nazionale gli oggetti inventariati dalla Francia (siti e monumenti storici). La prima definizione ufficiale di “patrimonio culturale” del paese e delle misure assunte in sua difesa, verrà tuttavia formulata solo nel 1998 attraverso una legge che include il patrimonio culturale immateriale nell’insieme dei beni materiali da proteggere.
Al di là del suo riconoscimento politico, la questione patrimoniale partecipa di una dimensione simbolica che crea tensioni e conflitti. Infatti, il patrimonio, in quanto héritage, è necessariamente portatore di un’identità collettiva che tuttavia non si crea automaticamente.
Costruita, ricostruita o negoziata, essa è anche continuamente ridefinita. Le stesse modalità che definiscono e attribuiscono valore a ksour e wacdat sono sfruttate, tanto dagli attori locali che dalle autorità politiche, affinché veicolino alcuni aspetti della cultura e dell’identità locale e nazionale. Se il patrimonio ha un interesse turistico è perché al di là dei valori classici che lo caratterizzano, le società contemporanee gli hanno attribuito un valore economico senza precedenti.
Diversi Stati e autorità politiche hanno saputo trarne profitto. Basti pensare al caso della Tunisia che ha saputo valorizzare il proprio artigianato, l’architettura delle medine e il carattere dei propri souk per sviluppare un turismo che attualmente riveste un ruolo non trascurabile nell’economia nazionale del paese.
Tuttavia, nonostante il processo di patrimonializzazione dei siti sembri guidato prevalentemente da un interesse di sviluppo economico, vi intervengono diversi fattori, di ordine finanziario, politico e identitario.
[Foto: Sfissifa, di Sandra Guinand]