Presentazione dell’articolo “Alcune osservazioni e domande sulla cooperazione culturale europea”, pubblicato sul numero 68 di Africa e Mediterraneo a firma di Isabelle Bosman, specialista delle questioni di cooperazione culturale, che ha potuto sviluppare, seguire e vatutare il PSIC in diversi paesi.
Dopo gli eventi dell’11 settembre, l’UE ha cambiato orientamento prendendo coscienza dell’importanza di promuovere la diversità culturale e rivalutandone il ruolo nello sviluppo economico. In questa direzione vanno alcune misure politiche che sono state attivate all’interno e fuori dell’UE, tra cui la creazione della Convenzione dell’UNESCO sulla diversità culturale e l’Agenda europea che pone l’accento sulle relazioni culturali internazionali e principalmente con i Paesi ACP.
Le priorità dell’UE nei confronti della cooperazione culturale sono ambivalenti: da una parte, cerca di mantenere una situazione economicamente proficua per l’Europa, e al contempo sostiene il rinforzamento e l’autonomia dell’industria culturale nei Paesi in via di sviluppo. È nell’interesse dei Paesi ACP che una parte dei programmi d’aiuto sia esclusivamente dedicata allo sviluppo culturale locale e che gli scambi siano considerati solo come mezzo e non come fine.Si nota che gli ultimi progressi si concentrano soprattutto a livello tematico e intra-ACP attraverso programmi che favoriscono agli attori culturali dei Paesi in via di sviluppo l’accesso diretto alle sovvenzioni e contribuiscono allo sviluppo di una società civile culturale meglio organizzata. Ciò nonostante, all’interno di questi programmi viene sviluppato principalmente solo l’aspetto degli scambi internazionali, si dispone di mezzi finanziari troppo scarsi per rispondere all’altezza della richiesta e sono ancora difficilmente accessibili alle organizzazioni culturali ACP.
In realtà, nonostante l’ottimismo dei discorsi, in molti paesi ACP la creazione è spesso povera e gli artisti sono costretti a rimanere nel dilettantismo o a orientarsi verso le possibilità più lucrative del proselitismo religioso o della propaganda politica. Le autorità pubbliche devono fare attenzione al mantenimento di un campo d’espressione culturale libero e al rispetto della diversità.
Il PSIC (Programma di sostegno alle iniziative culturali) costituisce un programma efficace a livello nazionale offrendo appoggi agli attori culturali non statali e occupando, grazie a un’azione coordinata con gli orientamenti statali e una strategia di collaborazione europea più coerente, un ruolo di primo piano nell’emergere di industrie culturali competitive.
L’UE deve porsi obiettivi precisi e concreti come ad esempio la creazione di PSIC in una quindicina di Paesi che finora non hanno avuto le condizioni per sviluppare azioni culturali o sviluppando dei PSIC su scala regionale.
Per aquistare online la rivista vai sul sito dell’editore.