30 marzo 2020
Diaspora, affetti, fake news e Coronavirus
un articolo di
Nelly Diop per Africa e Mediterraneo
Già in tempi normali, se mi avessero chiesto di immaginare la mia vita senza i mezzi di comunicazione come Skype, Messenger e Whatsapp, non sarei stata capace di farlo.
Proviamo ad immaginarci adesso il lockdown per il coronavirus senza i social! Quando l’epidemia è iniziata in Italia, la diaspora africana ha ricevuto messaggi e telefonate di persone che non si facevano vive da secoli (africane e non), preoccupate per noi. Ogni mattina e ogni sera arrivano messaggi che chiedono come è andata la giornata, danno consigli su quali cibi è meglio comperare per le scorte e raccomandano di rimanere chiusi in casa. L’immediatezza, l’accessibilità e la rapidità delle comunicazioni sono rese possibili dai social. Sono arrivati sia consigli generici su come lavarsi le mani, con che cosa e quante volte, e sull’uso dei dispositivi individuali di sicurezza.
Ma anche ricette fai da te per evitare la malattia, come bere infusi come zenzero e limone, il tè, inalazioni di acqua calda con foglie dell’albero di nime… e preghiere da fare in comune o individualmente, come mi è successo qualche giorno fa.
Io vivo in Italia, ho una sorella in Germania e il resto della famiglia in Senegal. Ci siamo messi d’accordo su giorno e ora, e abbiamo scelto un rosario per pregare per noi stessi e tutta l’umanità, ci siamo dati il via su Whatsapp e abbiamo iniziato a pregare. A fine rosario, ci siamo dati un segnale, sempre su Whatsapp, e poi abbiamo detto i gnane, le preghiere dirette a Dio.
La velocità di trasmissione delle notizie è sempre sorprendente. Venerdì sera mia sorella mi ha mandato un messaggio Whatsapp chiedendomi “Siete a mille?????”, con l’apposito emoticon inorridito. Ho risposto “Non lo so ancora”. Ed era vero, perché solo allora ho acceso la televisione per assicurarmene. C’era il Papa a pregare in piazza San Pietro, vuota e sotto la pioggia: ho dovuto leggere i sottopancia che scorrevano per poter dare una conferma sui morti delle ultime 24 ore. Mi si è stretto il cuore quando mi ha passato mia nipote di sette anni, che mi ha detto: “Lave toi les mains et ne sors pas, parce que le co-ro-na-vi-rus (pronunciato lentamente ma bene) n’est pas bon.”
Da qualche settimana, con il virus Covid-19 che sta facendo il giro del mondo, il moto dell’onda di inquietudine tra Europa e Africa capovolge continuamente la sua direzione. Le famiglie in Africa sono preoccupate e subito, ecco, che sono le diaspore che, a loro volta, sono attaccate ai loro telefonini, angosciati per i loro famigliari in Africa. Una nevrosi di scambi di messaggi, che evidenziano il livello di reciproca ansia e apprensione.
Purtroppo in rete girano anche tante fake news, che, a loro volta sono smentite da altre news o contro-news. C’è n’è una che gira molto in tutti i Paesi africani in francese, inglese o nelle lingue locali, che mette in guardia gli Africani dall’accettare qualunque tipo di vaccino dall’Occidente.
L’angoscia della nostra impotenza, rivelataci da questo virus, spinge qualcuno a far circolare in rete dei proverbi, nell’intento di far riflettere, come, per esempio: “La morte è un abito che ogni essere umano porterà”. A questo signore mi sono sentita di rispondere con un altro proverbio: “Qualunque sia la durata della notte, il giorno arriva sempre.”
Meno male che l’essere umano è a volte resiliente e anche un po’ incosciente. Quell’incoscienza che porta un granello di leggerezza: circolano video (non solo in Africa) che ringraziano il “confinement”, la quarantena, perché i mariti ritornano a casa in un orario decente e giocano con i figli.
Altri video fanno capire quanto mantenere la distanza di sicurezza sia difficile in un continente dove si vive in molti in case piccole, dove si mangia tutti intorno allo stesso piatto; un video mostra persone che, con cucchiai lunghissimi, si servono da un piatto messo al centro della stanza; un altro video chiede a alcuni genitori, che evidentemente amano inventare nomi originali, di non chiamare le figlie nate quest’anno Coronatou…
Ogni sorriso che ci strappano nasconde in realtà tutta la paura che proviamo in questo momento di totale vulnerabilità.
Parole chiave : Coronavirus, COVID-19, Diaspora africana
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10 luglio 2012
Nuove segnalazioni per il Badilisha Poetry X-Change
Anche quest’anno, la piattaforma Badilisha Poetry X-Change accetta segnalazioni di autori entro il prossimo 20 luglio, con l’obiettivo di diffondere la poesia africana e della sua Diaspora.
Lanciata per la prima volta a Città del Capo nel 2008 dall’organizzazione non profit Africa Centre, nell’ambito dell’omonimo progetto, la piattaforma intende dare risonanza alle voci della cultura africana e della sua Diaspora, attraverso l’archiviazione dei lavori di aspiranti poeti e artisti già affermati, al fine di rimpatriare molte delle produzioni e collezioni panafricane collocate e presentate in giro per il mondo.
Con l’obiettivo di innovare, sfidare e trascendere la realtà geografica, per disegnare nuove e più ampie esperienze, l’organizzazione Africa Centre fornisce uno spazio dedicato alla creazione e alla celebrazione dell’espressione culturale africana, mettendo a disposizione una piattaforma digitale in continua evoluzione.
Le radici di questo progetto vengono fatte risalire a ragioni storiche, politiche ed economiche, che hanno limitato l’accesso degli africani al loro patrimonio culturale e al mondo dei professionisti contemporanei, determinando ostacoli per la crescita di poeti e autori, per la loro autostima e senso di appartenenza.
Ad oggi la piattaforma è in contatto con più di 160 poeti in rappresentanza di 19 paesi. Un numero che aumenta costantemente e che si vorrebbe ulteriormente incrementare attraverso la partecipazione di tutti coloro che sono interessati ad identificare i poeti, comunicando ai gestori della piattaforma il paese e la comunità di appartenenza degli artisti individuati e contribuendo alla registrazione dei loro lavori tramite il servizio logistico offerto da Badilisha Poetry X-Change.
Chiunque fosse interessato a collaborare per registrare il poeta individuato nella propria comunità, può inviare una mail all’indirizzo lindak@africacentre.net
Nel sito si possono leggere poesie, biografie di artisti e, nella sezione radio, ascoltare letture di poesie da parte degli autori stessi. Il nome del sito deriva dall’espressione swahili “Badilisha”, che significa cambiare, scambiare o trasformare.