26 ottobre 2017

Una mostra afghana a Parigi

Afghanistan belongs to the history of the world
(Historian Micheal Barry)

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Quando si parla di Afghanistan in Europa, difficilmente si evoca un immaginario che sia esente da guerre, instabilità politica, intolleranza e integralismi religiosi. Dunque, perché non raccontare una storia diversa che metta in scena la prosperità di un paese in cui una generazione più giovane di donne e uomini si sta impegnando nell’imprenditoria responsabile nei settori dell’arte, della musica, della moda e della produzione video? L’Afghanistan vive una creatività straordinaria fondata su un patrimonio culturale millenario aperto alle contaminazioni. Infatti, la mostra Afghanistan Art of Fiber & the Silk Road, organizzata da Zarif Designs e Ethical Fashion Initiative, inaugurata il 24 ottobre 2017 all’Espace Cinko di Parigi, vuole dare visibilità alle diverse pratiche culturali, creative e artigianali di questo paese. Un paese che, per decenni, è stato luogo di scambio e tolleranza tra Occidente e Oriente grazie, in particolare, alla via della seta che ha permesso a popoli differenti di condividere i tessuti, le arti, le tecniche stilistiche e artigianali.

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L’eterogeneità vitale della cultura, della storia e della tradizione dell’Afghanistan, perciò, sono riproposte in Europa in una mostra che vede la presenza dell’artista francese Olga Boldyreff, la cui pratica artistica è incentrata nell’esplorazione delle relazioni interspaziali attraverso lavorazioni di maglieria, stampe e litografie cucite che ricercano punti di incontro e punti di fuga. A mostrare il prezioso lavoro di filo e tessitura c’è Rahim Walizada, rinomato artigiano afghano di tappeti, mentre il ritmo dell’evento è dato dalla poesia mistica persiana letta da Leili Anvar. È presente anche Simone Cipriani, responsabile del progetto Ethical Fashion Initiative (ITC) che promuove la moda etica e sostenibile a livello internazionale. Musiche, sapori e cocktail dalla terra afghana arricchiscono una mostra eclettica e polimorfa, che non racconta solo dell’Afghanistan, ma mette in risalto identità dell’arte e dell’imprenditoria che si fanno sempre più plurali e trasversali.

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(Olga Boldyreff)

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