Qual è la presenza dell’Africa nella Biennale di Venezia di quest’anno, la cui chiusura è prevista il 24 novembre? Si può leggere un’analisi dettagliata nell’articolo “Spiriti indipendenti: arte e Africa alla Biennale di Venezia 2013”, pubblicato sul numero 78 di Africa e Mediterraneo, a firma di Mary Angela Schroth, direttrice della Sala 1 – Centro Internazionale d’Arte Contemporanea – di Roma, che qui presentiamo brevemente.
Ogni due anni Venezia accoglie più di 500.000 visitatori che da giugno a novembre decidono di immergersi in quelle che possono essere considerate come le Olimpiadi dell’Arte: la 55a esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia. La Biennale d’arte ha luogo da ormai quasi un secolo, ma è solo dal 1990 che l’Africa vi partecipa in maniera significativa. Quest’anno sono ben 88 i Paesi rappresentati, tra essi fanno la loro prima comparsa, padiglioni quali quello dell’Angola e della Costa d’Avorio.
Prendendo ispirazione dal progetto Palazzo enciclopedico di Marino Auriti, Massimiliano Gioni, curatore di questa nuova edizione, ha creato un’esposizione che include più di 4.800 opere d’arte: un impulso universale verso la creazione di contatto e uno sguardo alla molteplicità sono le linee guide di questa mostra.
Il “leone d’oro” è stato assegnato al padiglione dell’Angola, new entry di quest’anno. Questo padiglione si trova all’interno della galleria di Palazzo Cini, dove immaginari album fotografici dalle enormi dimensioni si mescolano, giustapponendosi, all’estetica delle opere di Botticellli e di Piero della Francesca. Dal titolo evocativo, Luanda. Encyclopedic city, i visitatori possono girare per le installazioni fotografiche composte dalle immagini di Edson Chagas: 23 foto dal titolo The not found object impilate su pallet di legno.
Lo Zimbabwe con il suo Dudziro – interrogating the visions of religious beliefs consacra il padiglione all’etnografia socio-religiosa con rappresentazioni che rievocano le tradizioni delle sette pentecostali, afro-cattoliche, cristiane o afro-apostoliche come anche la religione musulmana attraverso la calligrafia islamica.
Altri Paesi africani già presenti nella scorsa edizione del 2011 che riconfermano il loro ruolo artistico sono l’Egitto, il Sudafrica e il Kenya. Non è da tralasciare la presenza africana in altri padiglioni, primo tra tutti quello dell’Irlanda, dove espone il fotografo Richard Mosse con le sue immagini che ritraggono la Repubblica Democratica del Congo. Grazie all’utilizzo di una pellicola fotografica scaduta, l’artista crea paesaggi surreali dove il verde naturale si trasforma in un fucsia sgargiante.
Grazie al lavoro pionieristico di curatori africani quali Grace Stanislaus, Olu Oguibe, Salah Hassan, Okwui Enwezor, Simon Njami e Ferdinando Alvim, la presenza africana alla Biennale di Venezia è diventata ormai parte del sistema, discostandosi da qualsiasi agenda politica.
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Parole chiave : André Magnin, arte africana, Biennale Venezia 2013, Edson Chagas, Ferdinando Alvim, Grace Stanislaus, Okwui Enwezor, Olu Oguibe, Richard Mosse, Salah Hassan, Simon Njami
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Il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia va alla serie fotografica Found not Taken di Edson Chagas, che fa di Luanda, capitale dell’Angola, il paradigma delle evoluzioni strutturali che stanno subendo le città dell’Africa sub-sahariana.
Edson Chagas documenta la quotidianità della propria città natale, concentrandosi sulle principali problematiche che la caratterizzano: consumismo, capitalismo e tradizionalismo. Il progetto iniziò nel 2010 quando in occasione della Coppa delle Nazioni Africane, Luanda iniziò a modernizzarsi e per strada era facile e frequente trovare oggetti abbandonati da riutilizzare. La serie fotografica si basa infatti sul reinserimento, in spazi cittadini della capitale angolana, di oggetti abbandonati che non presentano precisi legami con questi ultimi. L’obiettivo che si pone il fotografo è quello di creare una sintonia tra oggetti di per sé insignificanti ed il contesto in cui vengono collocati.
In conformità con il tema del Palazzo Enciclopedico, stabilito quest’anno dal direttore della Biennale, il fotografo Chagas prova a rappresentare la complessità strutturale della propria città, caratterizzata da un insieme di spazi imprevedibili e di situazioni contrastanti: contesti urbani e rurali, infrastrutture e abitazioni, spazi pubblici e discariche.
La mostra fotografica “Luanda, Encyclopedic City” è stata inaugurata il 30 Maggio presso il Palazzo Cini di Venezia e rimarrà esposta fino al 24 Novembre.
Per maggiori informazioni sugli orari e i giorni di visita, e i prezzi dei biglietti, consultare il sito: http://www.labiennale.org/it/arte/esposizione/biglietteria/
(Foto della serie fotografica ‘Found not Taken’ di Edson Chagas)